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Amici da vent'anni - MEIC Vercelli

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28<br />

più radicalmente i cristiani a vivere con coraggio lo scan<strong>da</strong>lo<br />

della novità, cioè il Vangelo contro tutte le mistificazioni del<br />

mondo di oggi.<br />

Punto di riferimento per la costruzione di un’Europa nuova<br />

è la Chiesa, custode intemerata di questi valori; tuttavia<br />

l’Europa non deve essere cristiana nel senso di un ritorno al<br />

passato medioevale, ma deve essere vivente e permeata <strong>da</strong>i<br />

valori cristiani.<br />

La nuova Europa deve essere un organismo in cui i popoli<br />

cercano una reale integrazione delle realtà sociali e politiche,<br />

senza appiattire in sterili umanimismi le proprie sorgenti di<br />

ricchezza culturale e spirituale.<br />

Con l’assumersi dei rischi che comportano una visione<br />

soprannaturale della vita, occorre operare un deciso rifiuto<br />

dell’egoismo, fonte prima del nazionalismo; occorre recuperare<br />

il senso dell’unità dei cristiani superando certe spinte alla<br />

diaspora e recuperando lo specifico della fede.<br />

La certezza e la consapevolezza del proprio essere cristiano<br />

sarà la prima molla per l’avvio di un cambiamento del<br />

mondo dove la scomparsa di ogni radice religiosa ha originato<br />

negli uomini angoscia e disperazione.<br />

L’unità esige un cambiamento del dominio economico,<br />

ma delle radici delle divisioni; si tratta di “passare <strong>da</strong> condi-<br />

zioni di vita meno umane a condizioni più umane” come dice<br />

la Populorum Progressio. Bisogna spogliarsi del benessere<br />

materiale, di ciò che inverte la rotta della civiltà dei consumi;<br />

occorre che i paesi europei si sforzino di realizzare una giusta<br />

politica economica di ripartizione delle ricchezze e delle risorse.<br />

In quest’ottica l’Europa deve aprirsi a tutto il resto del<br />

mondo, impegnandosi per lo sviluppo degli altri popoli, cioè<br />

assumendosi il coraggio di scelte difficili quali l’abbandono<br />

del traffico delle armi, mezzo di ricchezza per molti paesi<br />

occidentali compresa l’Italia.<br />

A maggior ragione, per la loro fame e sete di giustizia i<br />

cristiani non accetteranno quello che Narducci ha definito,<br />

sulle orme di Mounier “disordine stabilito” cioè<br />

l’emarginazione dei poveri e dei deboli, ma lavoreranno ancora<br />

e più alacremente a favore dello sviluppo integrale della<br />

persona.<br />

Come di consueto è seguito il dibattito: molto interessanti<br />

i problemi affrontati, quali la diffusione della stampa cattolica,<br />

l’unità politica dei cristiani e la sua importanza, il collegamento<br />

fra le varie confessioni cristiane, la collaborazione scientifica<br />

fra gli europei.<br />

Raffaella Vitale

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