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più radicalmente i cristiani a vivere con coraggio lo scan<strong>da</strong>lo<br />
della novità, cioè il Vangelo contro tutte le mistificazioni del<br />
mondo di oggi.<br />
Punto di riferimento per la costruzione di un’Europa nuova<br />
è la Chiesa, custode intemerata di questi valori; tuttavia<br />
l’Europa non deve essere cristiana nel senso di un ritorno al<br />
passato medioevale, ma deve essere vivente e permeata <strong>da</strong>i<br />
valori cristiani.<br />
La nuova Europa deve essere un organismo in cui i popoli<br />
cercano una reale integrazione delle realtà sociali e politiche,<br />
senza appiattire in sterili umanimismi le proprie sorgenti di<br />
ricchezza culturale e spirituale.<br />
Con l’assumersi dei rischi che comportano una visione<br />
soprannaturale della vita, occorre operare un deciso rifiuto<br />
dell’egoismo, fonte prima del nazionalismo; occorre recuperare<br />
il senso dell’unità dei cristiani superando certe spinte alla<br />
diaspora e recuperando lo specifico della fede.<br />
La certezza e la consapevolezza del proprio essere cristiano<br />
sarà la prima molla per l’avvio di un cambiamento del<br />
mondo dove la scomparsa di ogni radice religiosa ha originato<br />
negli uomini angoscia e disperazione.<br />
L’unità esige un cambiamento del dominio economico,<br />
ma delle radici delle divisioni; si tratta di “passare <strong>da</strong> condi-<br />
zioni di vita meno umane a condizioni più umane” come dice<br />
la Populorum Progressio. Bisogna spogliarsi del benessere<br />
materiale, di ciò che inverte la rotta della civiltà dei consumi;<br />
occorre che i paesi europei si sforzino di realizzare una giusta<br />
politica economica di ripartizione delle ricchezze e delle risorse.<br />
In quest’ottica l’Europa deve aprirsi a tutto il resto del<br />
mondo, impegnandosi per lo sviluppo degli altri popoli, cioè<br />
assumendosi il coraggio di scelte difficili quali l’abbandono<br />
del traffico delle armi, mezzo di ricchezza per molti paesi<br />
occidentali compresa l’Italia.<br />
A maggior ragione, per la loro fame e sete di giustizia i<br />
cristiani non accetteranno quello che Narducci ha definito,<br />
sulle orme di Mounier “disordine stabilito” cioè<br />
l’emarginazione dei poveri e dei deboli, ma lavoreranno ancora<br />
e più alacremente a favore dello sviluppo integrale della<br />
persona.<br />
Come di consueto è seguito il dibattito: molto interessanti<br />
i problemi affrontati, quali la diffusione della stampa cattolica,<br />
l’unità politica dei cristiani e la sua importanza, il collegamento<br />
fra le varie confessioni cristiane, la collaborazione scientifica<br />
fra gli europei.<br />
Raffaella Vitale