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gata a doppio filo con la scienza e la tecnica, è sempre più<br />
velocizzata per soddisfare quei bisogni che essa stessa sollecita.<br />
L’integrazione dell’uomo, con la macchina ai fini della<br />
produzione, ha provocato anche una velocizzazione della vita:<br />
l’uomo è sottoposto al martellamento continuo <strong>da</strong> questo<br />
provocato. Di qui la presenza di un sempre maggiore numero<br />
di “nuovi nomadi” come li chiama Agresti: drogati, frustrati,<br />
uomini che non pensano, emigrati nell’interno di uno<br />
stesso lato.<br />
Dunque, una società malata, immersa nella dolce e drammatica<br />
anarchia dove si sconta il fallimento della<br />
razionalizzazione postulata <strong>da</strong>l laicismo.<br />
Infine una società che ha paura: la perdita dei valori, infat-<br />
ti, non può che generare incertezza e quindi paura. Agresti,<br />
prima di concludere, si è fermato a parlare del ruolo dei cattolici<br />
nel processo di cambiamento della società. Sostanzialmente<br />
essi sono stati impreparati nel tempo del trapasso,<br />
hanno permesso il divorzio tra Vangelo e cultura. L’illusione<br />
della felicità religiosa nel mondo contadino, ne ha dimostrato,<br />
spezzandosi, l’intrinseca fragilità.<br />
Agresti ha poi concluso con alcune riflessioni sul ruolo dei<br />
cattolici oggi.<br />
Svariate domande hanno, alla fine, <strong>da</strong>to vita ad un vivace<br />
dibattito.<br />
Raffaella Vitale