27.05.2013 Views

MT

MT

MT

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

AMIANTO<br />

Il silenzio (infranto) degli innocenti<br />

La questione dei risarcimenti deve essere affrontata subito<br />

All’inizio di questo Millennio, la tragedia<br />

dell’amianto era ancora un fatto privato,<br />

circoscritto al dolore delle famiglie colpite<br />

dai lutti. Per anni disinformazione, rimozione e<br />

deliberato silenzio hanno condizionato la vita di<br />

un’intera comunità e reso impossibile qualsiasi<br />

speranza. Poi, proprio all’inizio del secolo, le<br />

cose sono cambiate e tutti i morti e tutto il dolore<br />

scaturiti dall’utilizzo criminale dell’amianto<br />

sono diventati un fatto pubblico, con tutto quel<br />

che ne consegue. Fa sorridere ora chi, dalla<br />

rubrica segnalazioni de Il Piccolo, impartisce<br />

consigli su come rendere pubblica e nazionale<br />

l’epidemia amianto nel territorio di Monfalcone.<br />

Evidentemente questo signore ha seguito con molta<br />

attenzione le attività che, per anni, i volontari<br />

dell’Aea hanno portato avanti proprio allo scopo<br />

di sgretolare il muro di gomma locale per far sapere<br />

al mondo e al Paese che in nessun altro luogo<br />

d’Europa si muore d’amianto come a Monfalcone.<br />

Tuttavia il peggio, come sempre, ci è servito dalla<br />

politica che, proprio in queste ultime settimane,<br />

ha saputo dimostrare che la tragedia amianto non<br />

è che uno dei tanti argomenti da cui trarre il massimo<br />

del consenso politico per se o per la propria<br />

fazione. Su questo argomento, come vedremo, ritorneremo<br />

nel numero 3 di <strong>MT</strong>, garantito.<br />

In questo distratto e freddo febbraio del 2009,<br />

apprendiamo dalla stampa che l’Assessore provinciale<br />

al lavoro Marino Visintin ha rassegnato<br />

le proprie dimissioni perché tre “indignatissimi”<br />

consiglieri provinciali della sinistra radicale le<br />

hanno invocate a gran voce asserendo che la sua<br />

posizione di imputato al processo di Gorizia potesse<br />

vanifi care tutti i vantaggi di immagine che<br />

la costituzione in parte civile della Provincia al<br />

processo gli avrebbe potuto recare. Peccato che<br />

Visintin sia diventato un imputato a Gorizia nel<br />

momento stesso in cui si è saputo che, nel processo<br />

di Trieste egli invece è un importante testimone.<br />

Ma su tutto questo (e molto altro) ritorneremo nel<br />

prossimo numero perché questa intervista è troppo<br />

estesa.<br />

Chiamo Marino, che conosco da tanti anni, all’indomani<br />

delle sue dimissioni, per proporgli<br />

un’intervista non solo su questa vicenda contingente,<br />

ma anche e sopratutto sulla sua conoscenza<br />

dell’utilizzo dell’amianto, sulle informazioni che<br />

circolavano fi no alla messa al bando del 1992 e<br />

soprattutto sulla conoscenza dei fatti da parte delle<br />

istituzioni. Visintin accetta volentieri e ci diamo<br />

appuntamento al bar Marino a Monfalcone. Arriva<br />

con un enorme faldone di documenti che nello<br />

svolgersi dell’intervista mi mostra a suffragio delle<br />

sue dichiarazioni verbali.<br />

In relazione al fatto che la probabilità di contrarre<br />

una neoplasia asbesto correlata è direttamente<br />

proporzionale agli anni di esposizione<br />

e alle quantità di fi bre d’amianto inalate, cosa<br />

ci puoi raccontare dei settori industriali che ne<br />

facevano ampio uso?<br />

L’amianto ha trovato un ampio impiego industriale<br />

solo a partire dalla fi ne dell’800 in parti-<br />

28 • M T•<br />

aprile 2009<br />

colare come coibentante di macchine a vapore.<br />

Di seguito è stato utilizzato come coibentante di<br />

locomotive, nella produzione di tessuti ignifughi,<br />

nella composizione di materiali fi ltranti, nella produzione<br />

di pannelli antincendio o fonoassorbenti,<br />

in isolamenti elettrici oltre che nella produzione di<br />

manufatti di cemento-amianto.<br />

Nei cantieri navali, come sanno tutti quelli che vi<br />

lavoravano, le quantità di amianto impiegate erano<br />

elevate, variavano a seconda della tipologia delle<br />

navi (passeggeri o mercantili). Nella prima metà<br />

degli anni Settanta, presso lo stabilimento navale<br />

di Monfalcone, la produzione era notevole: si arrivava<br />

a varare una superpetroliera in meno di cento<br />

giorni e le linee di produzione davano lavoro a più<br />

di 6000 dipendenti e ad oltre duemila lavoratori di<br />

imprese esterne.<br />

Ecco... Secondo te, gli esposti, i famigliari delle<br />

vittime, l’opinione pubblica e soprattutto i<br />

giudici possono credere a coloro che in quegli<br />

anni avevano un ruolo aziendale, istituzionale o<br />

sindacale che ancor oggi giurano e spergiurano<br />

di non aver mai saputo nulla delle possibili conseguenze<br />

dell’uso dell’amianto?<br />

R. La pericolosità di malattie dovuta all’inalazione<br />

delle fi bre di amianto era nota. Non solo perché<br />

esisteva una legge del 1965 che obbligava tutte le<br />

aziende ad assicurare in modo specifi co all’INAIL<br />

chi maneggiava l’amianto, ma anche perché erano<br />

frutto di indagini sanitarie e ambientali effettuate<br />

sin dagli inizi del 1900 per l’asbestosi e dagli<br />

anni Sessanta per quanto riguarda il mesotelioma<br />

maligno.<br />

I risultati delle indagini effettuate nei cantieri navali,<br />

compresi quelli esistenti nella nostra regione,<br />

sono stati oggetto di divulgazione non solo nel<br />

mondo scientifi co ma anche presso le istituzioni,<br />

il sindacato e ovviamente le aziende. Nessuno<br />

può sostenere che i risultati del convegno medico<br />

internazionale tenutosi a Trieste nel 1974, che ha<br />

avuto ampia eco anche sulla stampa locale, fossero<br />

passati inosservati. Negli articoli di giornale si<br />

leggevano frasi come “la patologia da asbesto nei<br />

cantieri navali (...) concernente i danni provocati<br />

dall’impiego di questo minerale (...) sono rappresentati<br />

anche dalla possibile insorgenza di tumori<br />

del polmone e della pleura”. Negli anni Settanta<br />

era chiara la consapevolezza tra medici e tecnici in<br />

Italia di un rischio per la salute legato alla dispersione<br />

nell’aria e conseguente probabile inalazione<br />

di fi bre di amianto da parte degli addetti delle industrie<br />

manifatturiere.<br />

Pare veramente strano che oggi, medici, tecnici,<br />

funzionari delle ASL dichiarino nei verbali degli<br />

interrogatori nei vari processi che non sapevano<br />

niente.<br />

Ma iniziative politiche... controlli da parte delle<br />

Istituzioni...<br />

Le iniziative dello Stato Italiano e delle Istituzioni<br />

in genere sono state limitate e i controlli da parte<br />

delle Unità Sanitarie, degli Ispettorati del lavoro e<br />

dell’INAIL non si sono mai spinti ad analizzare a<br />

fondo il rischio di esposizione alle polveri. Risale<br />

intervista<br />

di Tiziano Pizzamiglio<br />

[a Marino Visintin a cura di Tiziano Pizzamiglio]<br />

prima parte<br />

solo al 1988 il decreto che vieta l’immissione sul<br />

mercato italiano dell’amianto; però, allo stesso<br />

tempo, si concede una deroga per altri tre anni al<br />

suo utilizzo. In quel periodo si producevano nelle<br />

miniere italiane ben 100.000 tonnellate all’anno;<br />

tuttavia, il numero dei lavoratori che venivano<br />

considerati realmente esposti al rischio amianto<br />

erano stimati in tutta l’Italia solo in 13.000, quando<br />

solo nella cantieristica operavano più di 30.000<br />

lavoratori.<br />

A chi attribuiresti le responsabilità maggiori?<br />

E’ evidente che la responsabilità primaria è a carico<br />

delle aziende ed in particolare quando viene<br />

ravvisata la responsabilità per il danno alla salute<br />

prodotto per effetto di attività lavorativa svolta in<br />

ambiente inquinato.<br />

Ma la scarsa attenzione posta al fenomeno dal<br />

mondo politico ed istituzionale, soprattutto negli<br />

anni Settanta, dopo l’entrata in vigore della legge<br />

300 (Statuto dei lavoratori) penso sia evidente a<br />

tutti. Alla fi ne degli anni Settanta, il Consiglio di<br />

fabbrica del cantiere, peraltro, non era solo a combattere<br />

per il mantenimento dei posti di lavoro e<br />

per il miglioramento delle condizioni di lavoro; le<br />

visite di deputati, senatori, consiglieri regionali e<br />

provinciali, sindaci in cantiere erano all’ordine del<br />

giorno. Non penso che avessero solo l’obiettivo di<br />

cavalcare il malessere per la presenza della cassa<br />

integrazione, li vedevo interessati attivamente alle<br />

questioni del lavoro e quindi mi pare molto strano<br />

che non fossero a conoscenza dei rischi lavorativi<br />

della cantieristica (anche perché buona parte di<br />

loro erano ex lavoratori del cantiere).<br />

Cos’è che le istituzioni potrebbero fare per chi<br />

si sta ammalando ora?<br />

La questione dei risarcimenti deve essere affrontata<br />

subito. Ci sono proposte anche di legge in<br />

questo senso che possono essere utili nel lungo<br />

periodo e mi riferisco al c.d. fondo nazionale per<br />

le vittime dell’amianto, o al ritocco dei limiti massimali<br />

alla base del calcolo della pensione INAIL.<br />

Penso però che in attesa che il Parlamento si decida<br />

a fare una legge ad hoc, e che i tribunali si<br />

pronuncino, ci sia anche bisogno di un altro tipo<br />

di aiuto, molto più veloce, visti i rapidi e devastanti<br />

decorsi della malattia, che affronti con risorse<br />

messe a disposizione dalle aziende coinvolte e<br />

dalle amministrazioni locali il problema dell’assistenza<br />

a tutti coloro ai quali viene diagnosticato<br />

un tumore collegato con l’esposizione diretta o indiretta<br />

all’amianto. Una forte assistenza sanitaria<br />

ed economica sin da quando si presentano i primi<br />

sintomi della malattia.<br />

Penso che sia giunto il tempo perché a livello<br />

locale vada perseguita con riferimento alla c.d.<br />

“responsabilità sociale di impresa” l’istituzione<br />

di una Fondazione tra Associazioni industriali,<br />

Sindacati, Comuni e Provincia di Gorizia che<br />

renda immediatamente operativo tale progetto,<br />

reperendo i fondi e avviando l’assistenza sanitaria<br />

e sociale gratuita, in modo sistematico ed<br />

a un livello elevato, direttamente a casa di ogni<br />

ammalato. ❒

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!