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AMIANTO<br />
Il silenzio (infranto) degli innocenti<br />
La questione dei risarcimenti deve essere affrontata subito<br />
All’inizio di questo Millennio, la tragedia<br />
dell’amianto era ancora un fatto privato,<br />
circoscritto al dolore delle famiglie colpite<br />
dai lutti. Per anni disinformazione, rimozione e<br />
deliberato silenzio hanno condizionato la vita di<br />
un’intera comunità e reso impossibile qualsiasi<br />
speranza. Poi, proprio all’inizio del secolo, le<br />
cose sono cambiate e tutti i morti e tutto il dolore<br />
scaturiti dall’utilizzo criminale dell’amianto<br />
sono diventati un fatto pubblico, con tutto quel<br />
che ne consegue. Fa sorridere ora chi, dalla<br />
rubrica segnalazioni de Il Piccolo, impartisce<br />
consigli su come rendere pubblica e nazionale<br />
l’epidemia amianto nel territorio di Monfalcone.<br />
Evidentemente questo signore ha seguito con molta<br />
attenzione le attività che, per anni, i volontari<br />
dell’Aea hanno portato avanti proprio allo scopo<br />
di sgretolare il muro di gomma locale per far sapere<br />
al mondo e al Paese che in nessun altro luogo<br />
d’Europa si muore d’amianto come a Monfalcone.<br />
Tuttavia il peggio, come sempre, ci è servito dalla<br />
politica che, proprio in queste ultime settimane,<br />
ha saputo dimostrare che la tragedia amianto non<br />
è che uno dei tanti argomenti da cui trarre il massimo<br />
del consenso politico per se o per la propria<br />
fazione. Su questo argomento, come vedremo, ritorneremo<br />
nel numero 3 di <strong>MT</strong>, garantito.<br />
In questo distratto e freddo febbraio del 2009,<br />
apprendiamo dalla stampa che l’Assessore provinciale<br />
al lavoro Marino Visintin ha rassegnato<br />
le proprie dimissioni perché tre “indignatissimi”<br />
consiglieri provinciali della sinistra radicale le<br />
hanno invocate a gran voce asserendo che la sua<br />
posizione di imputato al processo di Gorizia potesse<br />
vanifi care tutti i vantaggi di immagine che<br />
la costituzione in parte civile della Provincia al<br />
processo gli avrebbe potuto recare. Peccato che<br />
Visintin sia diventato un imputato a Gorizia nel<br />
momento stesso in cui si è saputo che, nel processo<br />
di Trieste egli invece è un importante testimone.<br />
Ma su tutto questo (e molto altro) ritorneremo nel<br />
prossimo numero perché questa intervista è troppo<br />
estesa.<br />
Chiamo Marino, che conosco da tanti anni, all’indomani<br />
delle sue dimissioni, per proporgli<br />
un’intervista non solo su questa vicenda contingente,<br />
ma anche e sopratutto sulla sua conoscenza<br />
dell’utilizzo dell’amianto, sulle informazioni che<br />
circolavano fi no alla messa al bando del 1992 e<br />
soprattutto sulla conoscenza dei fatti da parte delle<br />
istituzioni. Visintin accetta volentieri e ci diamo<br />
appuntamento al bar Marino a Monfalcone. Arriva<br />
con un enorme faldone di documenti che nello<br />
svolgersi dell’intervista mi mostra a suffragio delle<br />
sue dichiarazioni verbali.<br />
In relazione al fatto che la probabilità di contrarre<br />
una neoplasia asbesto correlata è direttamente<br />
proporzionale agli anni di esposizione<br />
e alle quantità di fi bre d’amianto inalate, cosa<br />
ci puoi raccontare dei settori industriali che ne<br />
facevano ampio uso?<br />
L’amianto ha trovato un ampio impiego industriale<br />
solo a partire dalla fi ne dell’800 in parti-<br />
28 • M T•<br />
aprile 2009<br />
colare come coibentante di macchine a vapore.<br />
Di seguito è stato utilizzato come coibentante di<br />
locomotive, nella produzione di tessuti ignifughi,<br />
nella composizione di materiali fi ltranti, nella produzione<br />
di pannelli antincendio o fonoassorbenti,<br />
in isolamenti elettrici oltre che nella produzione di<br />
manufatti di cemento-amianto.<br />
Nei cantieri navali, come sanno tutti quelli che vi<br />
lavoravano, le quantità di amianto impiegate erano<br />
elevate, variavano a seconda della tipologia delle<br />
navi (passeggeri o mercantili). Nella prima metà<br />
degli anni Settanta, presso lo stabilimento navale<br />
di Monfalcone, la produzione era notevole: si arrivava<br />
a varare una superpetroliera in meno di cento<br />
giorni e le linee di produzione davano lavoro a più<br />
di 6000 dipendenti e ad oltre duemila lavoratori di<br />
imprese esterne.<br />
Ecco... Secondo te, gli esposti, i famigliari delle<br />
vittime, l’opinione pubblica e soprattutto i<br />
giudici possono credere a coloro che in quegli<br />
anni avevano un ruolo aziendale, istituzionale o<br />
sindacale che ancor oggi giurano e spergiurano<br />
di non aver mai saputo nulla delle possibili conseguenze<br />
dell’uso dell’amianto?<br />
R. La pericolosità di malattie dovuta all’inalazione<br />
delle fi bre di amianto era nota. Non solo perché<br />
esisteva una legge del 1965 che obbligava tutte le<br />
aziende ad assicurare in modo specifi co all’INAIL<br />
chi maneggiava l’amianto, ma anche perché erano<br />
frutto di indagini sanitarie e ambientali effettuate<br />
sin dagli inizi del 1900 per l’asbestosi e dagli<br />
anni Sessanta per quanto riguarda il mesotelioma<br />
maligno.<br />
I risultati delle indagini effettuate nei cantieri navali,<br />
compresi quelli esistenti nella nostra regione,<br />
sono stati oggetto di divulgazione non solo nel<br />
mondo scientifi co ma anche presso le istituzioni,<br />
il sindacato e ovviamente le aziende. Nessuno<br />
può sostenere che i risultati del convegno medico<br />
internazionale tenutosi a Trieste nel 1974, che ha<br />
avuto ampia eco anche sulla stampa locale, fossero<br />
passati inosservati. Negli articoli di giornale si<br />
leggevano frasi come “la patologia da asbesto nei<br />
cantieri navali (...) concernente i danni provocati<br />
dall’impiego di questo minerale (...) sono rappresentati<br />
anche dalla possibile insorgenza di tumori<br />
del polmone e della pleura”. Negli anni Settanta<br />
era chiara la consapevolezza tra medici e tecnici in<br />
Italia di un rischio per la salute legato alla dispersione<br />
nell’aria e conseguente probabile inalazione<br />
di fi bre di amianto da parte degli addetti delle industrie<br />
manifatturiere.<br />
Pare veramente strano che oggi, medici, tecnici,<br />
funzionari delle ASL dichiarino nei verbali degli<br />
interrogatori nei vari processi che non sapevano<br />
niente.<br />
Ma iniziative politiche... controlli da parte delle<br />
Istituzioni...<br />
Le iniziative dello Stato Italiano e delle Istituzioni<br />
in genere sono state limitate e i controlli da parte<br />
delle Unità Sanitarie, degli Ispettorati del lavoro e<br />
dell’INAIL non si sono mai spinti ad analizzare a<br />
fondo il rischio di esposizione alle polveri. Risale<br />
intervista<br />
di Tiziano Pizzamiglio<br />
[a Marino Visintin a cura di Tiziano Pizzamiglio]<br />
prima parte<br />
solo al 1988 il decreto che vieta l’immissione sul<br />
mercato italiano dell’amianto; però, allo stesso<br />
tempo, si concede una deroga per altri tre anni al<br />
suo utilizzo. In quel periodo si producevano nelle<br />
miniere italiane ben 100.000 tonnellate all’anno;<br />
tuttavia, il numero dei lavoratori che venivano<br />
considerati realmente esposti al rischio amianto<br />
erano stimati in tutta l’Italia solo in 13.000, quando<br />
solo nella cantieristica operavano più di 30.000<br />
lavoratori.<br />
A chi attribuiresti le responsabilità maggiori?<br />
E’ evidente che la responsabilità primaria è a carico<br />
delle aziende ed in particolare quando viene<br />
ravvisata la responsabilità per il danno alla salute<br />
prodotto per effetto di attività lavorativa svolta in<br />
ambiente inquinato.<br />
Ma la scarsa attenzione posta al fenomeno dal<br />
mondo politico ed istituzionale, soprattutto negli<br />
anni Settanta, dopo l’entrata in vigore della legge<br />
300 (Statuto dei lavoratori) penso sia evidente a<br />
tutti. Alla fi ne degli anni Settanta, il Consiglio di<br />
fabbrica del cantiere, peraltro, non era solo a combattere<br />
per il mantenimento dei posti di lavoro e<br />
per il miglioramento delle condizioni di lavoro; le<br />
visite di deputati, senatori, consiglieri regionali e<br />
provinciali, sindaci in cantiere erano all’ordine del<br />
giorno. Non penso che avessero solo l’obiettivo di<br />
cavalcare il malessere per la presenza della cassa<br />
integrazione, li vedevo interessati attivamente alle<br />
questioni del lavoro e quindi mi pare molto strano<br />
che non fossero a conoscenza dei rischi lavorativi<br />
della cantieristica (anche perché buona parte di<br />
loro erano ex lavoratori del cantiere).<br />
Cos’è che le istituzioni potrebbero fare per chi<br />
si sta ammalando ora?<br />
La questione dei risarcimenti deve essere affrontata<br />
subito. Ci sono proposte anche di legge in<br />
questo senso che possono essere utili nel lungo<br />
periodo e mi riferisco al c.d. fondo nazionale per<br />
le vittime dell’amianto, o al ritocco dei limiti massimali<br />
alla base del calcolo della pensione INAIL.<br />
Penso però che in attesa che il Parlamento si decida<br />
a fare una legge ad hoc, e che i tribunali si<br />
pronuncino, ci sia anche bisogno di un altro tipo<br />
di aiuto, molto più veloce, visti i rapidi e devastanti<br />
decorsi della malattia, che affronti con risorse<br />
messe a disposizione dalle aziende coinvolte e<br />
dalle amministrazioni locali il problema dell’assistenza<br />
a tutti coloro ai quali viene diagnosticato<br />
un tumore collegato con l’esposizione diretta o indiretta<br />
all’amianto. Una forte assistenza sanitaria<br />
ed economica sin da quando si presentano i primi<br />
sintomi della malattia.<br />
Penso che sia giunto il tempo perché a livello<br />
locale vada perseguita con riferimento alla c.d.<br />
“responsabilità sociale di impresa” l’istituzione<br />
di una Fondazione tra Associazioni industriali,<br />
Sindacati, Comuni e Provincia di Gorizia che<br />
renda immediatamente operativo tale progetto,<br />
reperendo i fondi e avviando l’assistenza sanitaria<br />
e sociale gratuita, in modo sistematico ed<br />
a un livello elevato, direttamente a casa di ogni<br />
ammalato. ❒