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Roberto Gatto Progressivamente<br />
Live al teatro Pasolini, Cervignano<br />
Rubrica musicale a cura di<br />
Massimiliano Moschin<br />
I<br />
l concerto tenutosi la sera di martedì 10<br />
febbraio al teatro Pasolini di Cervignano<br />
è stato un evento per qualsiasi appassionato<br />
di musica progressive e jazz, ma<br />
soprattutto per gli estimatori del connubio<br />
fra le due, il jazz-prog, trattandosi di una rilettura<br />
di storici pezzi progressivi in chiave<br />
jazzata. Fin dall’inizio la formazione sulla<br />
carta era formata da virtuosi come Roberto<br />
Gatto in partenza, creatore del progetto, alla<br />
batteria, John De Leo alla voce, Gianluca<br />
Petrella al trombone, Luca Mannutza al<br />
piano e alle tastiere, Maurizio Giammarco<br />
al Sax, Fabrizio Bosso alla tromba, Roberto<br />
Cecchetto alla chitarra e Francesco Pugliesi<br />
al basso. Il supergruppo ha rotto il silenzio<br />
entrando in scena con “Money”, capolavoro<br />
pinkfl oydiano, ampliato e arricchito di<br />
colori jazzy e dilatato da lunghe e ricche<br />
performance solistiche della maggior parte<br />
dei musicisti, per poi creare un’atmosfera<br />
che ha avvolto il Pasolini e il suo pubblico<br />
trasportandoli indietro nel tempo, alla<br />
30 • M T•<br />
aprile 2009<br />
riscoperta di musiche ormai leggendarie<br />
ma spesso sconosciute al grande pubblico<br />
contemporaneo. Così fra melodie, improvvisazioni,<br />
solismi e vocalismi si è passati<br />
attraverso un vortice di note da cui sono<br />
scaturiti i King Crimson di “I talk to the<br />
wind”, gli Yes di “Close to the edge”, il Robert<br />
Wyatt di “Sea song”, “Starting in the<br />
middle of the day we can drink our politics<br />
away” e “Zahra”, i Genesis di “Watcher of<br />
the skies” e gli Emerson, Lake & Palmer di<br />
“Trilogy”, giusto per citare alcuni dei momenti<br />
più signifi cativi dell’sibizione. Degna<br />
di nota poi la proposizione di un brano<br />
inedito, “Progressivamente”, composto da<br />
Roberto Gatto in occasione di questo tour<br />
all’insegna della rivisitazione in chiave jazz<br />
del progressive.<br />
I musicisti si sono messi in evidenza sia<br />
per la loro tecnica, davvero eccelsa, ma sia<br />
soprattutto per la spiccata verve improvvisativa,<br />
tipica d’altronde dei jazzisti. Nello<br />
specifi co magistrale l’esibizione della se-<br />
zione fi ati, che ha letteralmente sbaragliato<br />
la concorrenza degli altri strumenti, bucando<br />
la sfera sonora ritagliandosene ampi<br />
spazi per primeggiare. Ottima anche la performance<br />
di basso e tastiere, queste ultime<br />
soprattutto schierate in pompa magna nella<br />
lunghissima a introduzione a “Trilogy”<br />
degli ELP. La chitarra, nonostante sia stata<br />
spesso oscurata dalla debordante e strabordante<br />
performance dei fi ati, ha saputo<br />
ricavarsi degli spazi solistici apprezzabili<br />
e di ottimo gusto. Eccezionale anche l’esibizione<br />
di Roberto Gatto, un vero maestro<br />
nell’uso dei controtempi e del fraseggio<br />
jazz applicati alla batteria. Da segnalare,<br />
in conclusione, la presenza di John De Leo<br />
alla voce nelle reinterpretazioni dei pezzi di<br />
John Wyatt, che ha fornito una esibizione<br />
di ardui e diffi cili vocalizzi, al limite della<br />
sperimentazione e dell’inusuale, risultando<br />
forse di diffi cile comprensione a un pubblico<br />
poco esperto, ma sicuramente suggestivo<br />
a chi avesse ben in mente le doti vocali di<br />
Demetrio Stratos degli Area e di David Surkamp<br />
dei misconosciuti Pavlov’s Dog. In<br />
poche parole, grande musica non convenzionale<br />
che comunque ha fatto registrare il<br />
tutto esaurito al Pasolini. ❒