Profili I In ricordo di Gianni Agnelli 8 Profili I l 24 gennaio 2003 si è spento a Torino l’avvocato Gianni Agnelli, presidente d’onore della Fiat. Vogliamo ricordarlo per quello che lui ha significato non solo per il mondo dell’auto e dello sport, ma soprattutto per l’immagine nazionale che ha veicolato nel mondo, ben lontana dagli stereotipi dei quali siamo vittime e, spesso, artefici. Anello importante di una grande famiglia di imprenditori, Agnelli ha rappresentato per l’Italia un autentico punto di riferimento, e non solo per la quantità di posti di lavoro che la sua azienda ha da sempre creato. Egli è stato l’emblema di uno stile al quale ognuno, a prescindere dalla sua estrazione sociale e culturale, ha sempre aspirato; uno stile che si esprimeva nel modo di porsi, di affrontare la vita nelle sue varie sfaccettature, di prendere posizioni e decisioni anche scomode, forte di un carisma che tutti, anche i suoi più estenuanti detrattori, gli riconoscevano. Tra le passioni di Gianni Agnelli, l’automobile rappresentava un cardine imprescindibile attorno al quale, nella gioia dei risultati e della bellezza del prodotto così come nel dramma della crisi economica e nel dolore degli incidenti, aveva costruito la sua intera esistenza. L’automobile era l’impresa di famiglia, gli aveva offerto un palcoscenico prestigioso, l’aveva segnato nel fisico, l’aveva portato in cima al mondo con un marchio leggendario, quello del Cavallino. Come cliente, prima (erano di straordinaria eleganza ed intuizione le auto “speciali” che si faceva confezionare da Pininfarina e Touring), e come socio di maggioranza, poi. Con Enzo Ferrari Agnelli aveva un rapporto di assoluto rispetto, come le tappe ed i modi di questa alleanza necessaria hanno più volte dimostrato: grande autonomia alla creatività e all’intuito del Commendatore e supporto all’attività industriale furono i punti fermi e riconosciuti dell’intesa, senza deroghe né ripensamenti. Come tutti gli italiani, il lungo periodo di attesa di risultati che tardavano a venire lo rattristava, solo che lui era coinvolto in prima persona. E prese la decisione giusta, mettendo un suo uomo, anzi il suo uomo di massima fiducia, al vertice Ferrari. Lo fece con stile, come sempre, lasciando passare qualche anno dalla scomparsa del Commendatore, e i risultati, faticosamente ma ineluttabilmente, gli diedero ragione. Gianni Agnelli se n’è andato. Ci mancheranno le sue Arrivederci, Avvocato argute e spiritose considerazioni, quelle che le agenzie rimandavano in tutto il mondo e con le quali i giornali facevano i titoli; la sua visione internazionale di un mondo sempre un pò troppo arroccato su posizioni provinciali; i suoi vezzi, che diventavano moda non appena rivelati; la sua voce suadente, dal tratto nobile e ironico. Ricordarlo è un atto doveroso ed anche un modo per esorcizzare la sua scomparsa che, in realtà, esiste solo come fatto fisico, perché lo stile dell’uomo rimane nella cultura e nel vissuto di tutti noi. Arrivederci, Avvocato.
Profili 9