Doppia anima

Auto I La nuova Challenge Stradale
10 Auto
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Alessandro Giudice
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Centro Documentazione Ferrari
Dino Eisele
Alessandro Giudice
ella storia delle
competizioni Nautomobilistiche,
peso
e prestazioni sono concetti
strettamente collegati tra
loro. Alla domanda di
maggiore potenza ha sempre
dovuto corrispondere la
ricerca del minor peso
possibile, che non
penalizzasse, cioè, i cavalli che
si riuscivano a spremere dal
motore.
È stata, e lo è tuttora, una
delle sfide determinanti per il
raggiungimento di quei
traguardi di eccellenza che si
esprimevano in vittorie e
successi mondiali.
A partire dalla metà degli
anni 50, da quando la
Federazione Internazionale
dell’Automobile istituì la
categoria Gran Turismo, la
Ferrari estese ai suoi
gentleman-driver – i clienti
che correvano con le
macchine del Cavallino
regolarmente acquistate a
Maranello – la preziosa
esperienza sviluppata in anni
di corse ad alto livello.
È infatti alla mitica serie 250
GT, le cui vetture erano
accomunate dall’utilizzo del
medesimo motore V12 da 3
litri, che la Ferrari deve
grande parte della sua
popolarità e la fama di marca
vittoriosa. Le GT che
trionfavano in pista – guidate,
lo ribadiamo, da grandi
campioni ma anche da piloti
non professionisti – erano
strettamente imparentate con
i modelli stradali della stessa
serie. Si trattava, per lo più, di
un’abile strategia di
marketing voluta e promossa
da Enzo Ferrari stesso in
quanto, anche se le comuni
matrici del motore e del telaio
erano sicuramente le
componenti fondamentali del
successo, nelle versioni
“competizione” la ricerca del