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Sergio Scaglietti e Sergio Pininfarina a<br />
Maranello, di fronte alla Galleria<br />
del Vento della Ferrari: è in questa<br />
occasione che hanno firmato il<br />
documento (in basso) che riconosce<br />
all’artigiano modenese la completa<br />
paternità della 250 GT California<br />
andato alla fonte ossia<br />
dall’ingegner Sergio<br />
Pininfarina. Cortese e preciso<br />
come sempre l’ingegnere ha<br />
chiesto tutta la<br />
documentazione possibile, ha<br />
fatto ricorso alla propria ed alla<br />
memoria dei suoi collaboratori,<br />
concludendo che lo spider<br />
California è opera di Scaglietti<br />
con qualche possibile<br />
intervento di suo padre Battista<br />
Pininfarina come dichiarato<br />
nel documento allegato.<br />
Questo documento è nato<br />
come semplice promemoria ma<br />
per una fortunata coincidenza<br />
ne avevo una copia con me<br />
quando il 19 luglio del 2000 mi<br />
trovavo a Maranello ed ho<br />
incontrato i due Maestri<br />
carrozzieri, Scaglietti e<br />
Pininfarina. La presenza del<br />
fotografo che stava realizzando<br />
un servizio per l’annuario<br />
Ferrari di quell’anno ha<br />
consentito di immortalare la<br />
firma del documento che<br />
certifica la paternità del<br />
disegno dello spider California.<br />
Come è noto esiste un altro<br />
spider California, questo sì di<br />
Pininfarina: si tratta del<br />
modello 365 California del<br />
1966 con motore di 4390 cm 3 .<br />
Modello ancora più raro del<br />
precedente che però è quello<br />
molto meglio conosciuto.<br />
A causa della produzione<br />
limitata e della<br />
personalizzazione richiesta dai<br />
clienti, gli esemplari dello<br />
spider California sono tutti<br />
praticamente dei pezzi unici o<br />
quasi. Infatti si deve<br />
cominciare a fare una grande<br />
divisione tra la prima serie sul<br />
telaio a passo lungo e la<br />
seconda a passo corto. Questo<br />
mutamento della lunghezza ha<br />
comportato una variazione<br />
delle linee della carrozzeria,<br />
che tuttavia è molto elegante<br />
nelle due versioni grazie ad<br />
una giudiziosa ripartizione<br />
degli spazi tra passo ruota<br />
anteriore, portiera e passo<br />
ruota posteriore. Esistono<br />
esemplari con i fari carenati ed<br />
altri con i fari esterni, ed<br />
esemplari con carrozzeria di<br />
alluminio alleggerita per<br />
vetture destinate alla<br />
competizione. La versione a<br />
passo corto si identifica anche<br />
per la leggera incassatura della<br />
presa d’aria sul cofano<br />
anteriore.<br />
Quanto alla motorizzazione ci<br />
sono state variazioni nel corso<br />
della vita del modello: il tipo<br />
128 C del primo esemplare<br />
aveva una potenza rilevata in<br />
prova dopo il rodaggio di 225<br />
CV con alimentazione per<br />
mezzo di 3 carburatori Weber<br />
36 DCL 3. Ma già<br />
nell’esemplare numero 1077<br />
GT con il motore 128 D la<br />
potenza rilevata al banco era di<br />
235 CV e nella successiva<br />
versione a passo corto con il<br />
telaio tipo 539 ed il motore<br />
tipo 168 i carburatori erano tre<br />
Weber 40 DCL6 grazie ai quali<br />
(ed alla diversa fasatura) la<br />
potenza saliva a circa 260 CV.<br />
Granturismo 47