Ricordi Canciani 1950-1978 - associazione pionieri e veterani eni
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4 - Trasferimento a Ravenna<br />
Rispetto alla comunicazione che avevo ricevuto sei mesi prima, c’era qualcosa di mutato<br />
nelle modalità di trasferimento. Mentre allora ero destinato allo stabilimento Petrolchimico<br />
dell’ ANIC di Ravenna, con un passaggio da considerarsi definitivo, ora la situazione<br />
sembrava meno chiara: v<strong>eni</strong>vo comandato alla Saipem, società di recente costituzione, a cui<br />
era affidata la manutenzione di tutti gli impianti dell’Anic e che applicava il contratto dei<br />
metalmeccanici, con salari inferiori a quelli dei “petrolieri”.<br />
Quindi non era cambiata la destinazione e neppure lo stipendio, che ritiravo tutti i mesi negli<br />
uffici del Settore Agip di Ravenna. Mi trovavo però in una posizione ambigua, che dava<br />
adito a qualche preoccupazione, ma lasciava anche intravedere uno spiraglio di luce.<br />
Il primo Luglio 1959 raggiunsi Ravenna, la mia nuova sede di lavoro. All’inizio presi<br />
alloggio in un albergo nei pressi della stazione; dopo alcuni giorni trovai una stanza in<br />
affitto vicino al Mausoleo di Teodorico, alla periferia della città, sulla strada parallela al<br />
canale navigabile che collega il porto al mare. Da qui mi era più comodo raggiungere in<br />
autobus il complesso del Petrolchimico, distante circa 4 km.<br />
L’Anic disponeva di una grande mensa per il suo personale, alla quale avevamo libero<br />
accesso.<br />
Alla sera, rientrando a casa, mi fermavo spesso al Distretto dell’Agip, dove avevo talvolta<br />
l’occasione di parlare con il capo del personale Adelio Bernardi, che avevo conosciuto a<br />
Crema.<br />
La mia domanda era sempre la stessa: se poteva intercedere presso la Direzione, pur<br />
sapendo che il mio problema esulava dalle sue competenze.<br />
Nell’officina del settore Agip lavorava anche un mio vecchio amico d’Albania, Antonio<br />
Spagnoletto. Abitava con la famiglia nel palazzo adiacente agli uffici; nei giorni festivi ci<br />
recavamo assieme, poiché Antonio conosceva bene la città di Ravenna, ricca d’arte e bella,<br />
a visitare chiese, monumenti, mosaici.<br />
Purtroppo l’ambiente di lavoro all’Anic si rivelò peggiore di quello di Crema. A comandare<br />
e distribuire il lavoro ai vari dipendenti c’era un geometra, Volpicelli, che mal digeriva il<br />
fatto che noi dipendenti dell’Agip, comandati alla Saipem, avessimo un trattamento<br />
economico superiore al loro. Da capo si trasformava in sbirro, esigendo più di quanto uno<br />
potesse dare, e non considerava certo i nostri disagi e il nostro conseguente stato d’animo.<br />
Più di questo mi preoccupava l’ambiente di lavoro inquinato da gas tossici e polvere; spesso<br />
dovevo ricorrere a brevi periodi di malattia per foruncolosi e disturbi alle vie respiratorie.<br />
Non mi era possibile recarmi di frequente a casa, i tempi erano ristretti. Partivo il sabato<br />
mattina in treno, arrivavo a Crema verso mezzogiorno per ripartire l’indomani al<br />
pomeriggio; poco più di ventiquattro ore da trascorrere in famiglia.<br />
A nulla erano valse varie domande di lavoro indirizzate ad alcune industrie del nord,<br />
corredate di curriculum e raccomandazioni da parte dell’Ing. Trisolio, ex dirigente<br />
dell’AIPA in Albania.<br />
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