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Ricordi Canciani 1950-1978 - associazione pionieri e veterani eni

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16 - 1961, il nuovo pozzo di Fumel Hassan.<br />

Alla fine di Marzo del 1961 si era conclusa la perforazione nel pozzo di Oum Doul, che<br />

dopo oltre un anno di lavoro era risultato sterile. L’impianto era in smontaggio in attesa di<br />

essere trasferito in un’altra località. Il mio lavoro per un periodo di circa due mesi si svolse<br />

a periodi alterni tra Puerto Cansado e alla base di Tan Tan. Avevo raccolto e sistemato tutta<br />

l’attrezzatura vicino all’impianto di Puerto Cansado, pronto ad eventuali urgenze, per<br />

evitare inutili traslochi con il Leoncino. In questo modo mi era possibile trascorrere brevi<br />

periodi alla base.<br />

Un giorno partii alle undici con una Jeep, dovevo fare una prova di strato; sul sedile accanto<br />

a me sedeva il Capo Perforatore Mario Martelli, detto “Dindula”.<br />

Alla guida del veicolo mi ero messo io che conoscevo bene la pista. Eravamo in viaggio da<br />

circa tre ore, a bassa velocità sobbalzando sul terreno accidentato, quando mi si presentò<br />

davanti un tratto pianeggiante; inserita la terza marcia accelerai. Dopo un centinaio di<br />

metri, all’improvviso una buca; “Dindula”, che in quel momento si era rilassato con le mani<br />

in grembo, fu proiettato in avanti e andò a sbattere la testa contro il longarone del lunotto.<br />

All’epoca non esistevano le cinture di sicurezza, oppure non erano state insalate su nessuno<br />

dei mezzi aziendali.<br />

Scese dalla macchina dolorante con le mani sulla fronte. La maggior parte delle bottiglie<br />

d’acqua minerale di scorta si erano rotte, con quella rimasta provai a fargli degli impacchi,<br />

ma non servì a nulla, non avevo mai visto un bernoccolo di quelle dimensioni, crescere cosi<br />

rapidamente.<br />

Onde evitare eventuali complicazioni, fui costretto a riportare Dindula alla base; il mattino<br />

dopo ripartii per Puerto Cansado con l’aereo Cessna. Il pilota mi aveva affidato il pacco<br />

della posta che avrei dovuto lanciare dal finestrino, ad un suo cenno, sorvolando il campo<br />

del Gruppo sismico. Qualcosa non andò per il verso giusto, fare il bombardiere non era<br />

forse il mio mestiere: il pacco cadde sul vespasiano costruito in tavole di legno e lo<br />

disintegrò, per fortuna, dentro non c’era nessuno a fare i suoi bisogni<br />

Furono diverse le operazioni che dovetti eseguire in quel periodo nel pozzo di Puerto<br />

Cansado. Nonostante le centinaia di quintali di barite, bentonite e cemento, l’acqua degli<br />

strati profondi che entrava nel foro diluiva il fango e il pozzo andava in eruzione eruttando<br />

acqua calda e vapore a temperature elevate, con una pressione che superava le 300<br />

atmosfere. Se la natura avesse avuto il sopravvento i danni sarebbero stati incalcolabili!<br />

Mi sembra di ricordare che fosse il mese d’Aprile del 1961 quando l’impianto di Oum Doul<br />

fu trasferito in un’altra zona, chiamata Fumel Hassan, per perforare un nuovo pozzo. Mi è<br />

rimasto un vago ricordo di quel luogo, tuttavia ricordo una cosa che mi preoccupava: la<br />

distanza dalla base era di 400 km. Quando mi recai la prima volta a fare la cementazione<br />

della prima colonna, partii da Tan Tan al mattino molto presto, seguendo nel primo tratto la<br />

pista molto stretta che costeggiava la montagna, tanto che a malapena riuscivo a passare.<br />

Lascio a voi immaginare quello che mi successe quando incrociai un camion che viaggiava<br />

in senso contrario. In uno slargo della strada, mi accostai per lasciarlo passare, ma non potei<br />

evitare lo sfregamento dei due mezzi che causò la rottura di alcuni bulloni alle vasche della<br />

cementatrice. A tarda sera arrivai a Goulimine il paese dei Tuareg, “gli uomini blu”. Passai<br />

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