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Ricordi Canciani 1950-1978 - associazione pionieri e veterani eni

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la zona circostante alla ricerca di un percorso alternativo provvisorio: i turni di lavoro del<br />

personale al pozzo non si potevano sospendere.<br />

Questo era uno dei tanti imprevisti che contribuivano a fare apprezzare e rendere più<br />

gradevoli i rari e brevi spazi e momenti distensivi che ci erano concessi. Ricordo i<br />

pomeriggi trascorsi a pescare sulla vicina scogliera. Avevamo costruito una zattera con<br />

quattro fusti legati ad alcune tavole, gli amici dei gruppi sismici ci avevano procurato delle<br />

cartucce di dinamite da cento a duecento grammi, che avevano in dotazione per il loro<br />

lavoro. Preparato il detonatore con l’innesco, le lanciavamo in mare e le facevamo scoppiare<br />

collegandole ad una batteria. Dopo l’esplosione sull’acqua galleggiavano innumerevoli i<br />

pesci, non so quantificare il numero, ma noi riuscivamo a recuperarne solo una minima<br />

parte, al resto pensavano le centinaia di f<strong>eni</strong>cotteri rosa che oscuravano il cielo ed anche i<br />

pescecani ne approfittavano. Una scena indimenticabile che non mi fu possibile fotografare<br />

e che avrei desiderato tanto poter riprendere con una cinepresa.<br />

L’impianto che aveva perforato il pozzo di Puerto Cansado venne trasferito a El Amra,<br />

finalmente finiva l’incubo di quel pericoloso dirupo, con l’ulteriore vantaggio che la<br />

distanza dalla base al nuovo cantiere si era ridotta di circa la metà, un centinaio di km.<br />

Diverse le operazioni eseguite anche in questo pozzo, i frequenti viaggi erano meno<br />

stressanti, la pista, più agevole, seguiva per un tratto la scogliera alta decine di metri a picco<br />

sul mare, un panorama stupendo che è difficile dimenticare. Purtroppo anche il quarto pozzo<br />

perforato dall’Agip in Marocco si concluse a fine ottobre del 1961, senza avere trovato<br />

alcuna traccia d’idrocarburi.<br />

Anni di lavoro e di sacrifici, miliardi spesi inutilmente, molte le speranze deluse. Il petrolio<br />

sarebbe stata una risorsa che, avrebbe certamente contribuito ad incrementare lo sviluppo di<br />

questo paese.<br />

Nuove prospettive si aprivano in altri paesi. Stavano per concludersi i due anni d’avventura<br />

in Marocco.<br />

Verso la fine d’ottobre partivo con tutta l’attrezzatura e la cementatrice da Tan Tan, per<br />

l’ultimo viaggio di 1.000 km passando da Agadir, Mogador ed altri paesi della costa<br />

atlantica fino a Casablanca, dove tutta l’attrezzatura doveva essere imbarcata per proseguire<br />

il viaggio, via mare, verso la Libia.<br />

Si erano rese necessarie alcune riparazioni alla cementatrice, una sabbiatura e verniciatura<br />

delle vasche che fu eseguita in un’officina specializzata, proprietà di un Italiano. Per una<br />

settimana, seguii personalmente i lavori fino alla conclusione, dopo finalmente di nuovo in<br />

Italia.<br />

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