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Ricordi Canciani 1950-1978 - associazione pionieri e veterani eni

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soffriva d’insonnia, ci svegliava spesso di notte verso le due per mangiare un piatto di pasta<br />

all’aglio e olio.<br />

Il DC3 che effettuava il trasporto del personale da Casablanca ai vari campi, aveva, salvo<br />

imprevisti, cadenza settimanale; nel breve tempo di sosta di due o tre ore, dovevamo<br />

rispondere alle lettere dalla famiglia e consegnare la risposta in tempo utile alla partenza<br />

dell’aereo.<br />

Il primo Settembre ricevetti l’ordine di trasferirmi con la cementatrice e tutta l’attrezzatura<br />

alla base logistica di Tan Tan. Chiusa la fiera di Casablanca, l’impianto era stato smontato e<br />

trasportato nella zona dove era stato ubicato il nuovo pozzo da perforare, “Puerto Cansado”.<br />

Rispetto alla Base di Tan Tan i due pozzi si trovavano in direzioni diverse, ma la distanza in<br />

km era quasi uguale; questo mi consentiva, partendo dalla base per eventuali interventi, di<br />

ridurre i tempi di viaggio.<br />

All’interno del campo base recintato, trovavano posto, sulla destra rispetto all’ingresso,<br />

varie costruzioni di legno con gli uffici, cucina, mensa e dormitori; di fronte, divisi da un<br />

grande spazio aperto, alcuni capannoni adibiti a magazzini, officina ecc. Sul retro un grande<br />

hangar dove trovavano riparo i due automezzi che servivano per i miei interventi, la<br />

cementatrice e il “leoncino”, che serviva al trasporto dell’attrezzatura per le prove di strato.<br />

Mi avevano assegnato un autista marocchino che mi faceva da guida quando v<strong>eni</strong>vamo<br />

chiamati ad interv<strong>eni</strong>re con la sola cementatrice, oppure guidava il “leoncino” se era<br />

necessario il trasporto di attrezzatura per altri interventi. Così nacque il centro interventi<br />

Halliburton dell’Agip in Marocco, realizzato, organizzato, e gestito da me. Con le mie<br />

mansioni di responsabile del reparto “Halliburton”, ero autorizzato a firmare buoni di<br />

richiesta per materiali vari, controllare le parti di ricambio in magazzino, richiederne di<br />

nuove direttamente in Italia o negli Stati Uniti.<br />

Questi aspetti amministrativi del mio lavoro erano nuovi per me. Ci volle un po’ di tempo,<br />

ma con la volontà e la costanza che mi hanno sempre caratterizzato, anche se in condizioni<br />

peculiari, sono riuscito ad organizzarmi al meglio.<br />

L’esperienza acquisita in officina mi fu molto utile per costruire alcuni attrezzi<br />

indispensabili allo smontaggio e al riassetto delle varie componenti dell’attrezzatura di<br />

cementazione, apportando anche modifiche al camioncino per il trasporto. In un vano, sul<br />

lato destro in basso della cementatrice, costruii e inserii un armadietto in ferro, che<br />

utilizzavo per avere sempre una scorta di viveri ed acqua, utile nei lunghi viaggi per fare<br />

fronte ad imprevisti. Al centro del cruscotto spiccava scritto a grossi caratteri, in nero sul<br />

rosso colore del camion, il nome di mia figlia “Laura”..<br />

Mi venne concesso un secondo periodo di riposo a metà Settembre; erano giorni considerati<br />

di recupero in loco perché si lavorava anche nei giorni festivi. Colsi l’occasione per fare da<br />

Casablanca una telefonata a Rosetta; anche se con molto ritardo, ricevevo sempre sue<br />

notizie, ma era la prima volta, dopo cinque mesi, che parlavo con lei al telefono. All’epoca<br />

non c’era una linea diretta e per riuscire ad avere la comunicazione bisognava passare<br />

attraverso un ponte radio. Purtroppo i cellulari satellitari non erano ancora stati inventati.<br />

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