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Ricordi Canciani 1950-1978 - associazione pionieri e veterani eni

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1 - Il Settore di Crema<br />

Nei primi mesi del 1951, furono ultimate le baracche dormitorio, con camere da quattro<br />

letti, per gli operai, singole per gli impiegati. La mensa, gestita da personale aziendale, per<br />

gli scapoli o per chi non avesse la possibilità di trascorrere in famiglia il fine settimana,<br />

dava la possibilità di consumare i pasti anche la sera.<br />

Alcuni si erano sistemati con le famiglie in città, tra questi anche Angeli con la moglie<br />

albanese, e Qurzel, con tre figli e la consorte che era di nazionalità greca.<br />

1951 <strong>Canciani</strong> a Crema 1951 Crema Porta Umbriano<br />

L’orario settimanale di lavoro era di 48 ore, un’ora al giorno in più di recupero dal lunedì al<br />

venerdì per avere libero il sabato pomeriggio, che io dedicavo al bucato ed alla pulizia<br />

personale. Inoltre mi consentiva di recuperare in parte le ore di sonno, perse durante la<br />

settimana a causa dei “concerti notturni” di Bernardelli e del fischio di accompagnamento di<br />

Maserati. Tenevo di fianco al letto una lunga asta di legno, con la quale li punzecchiavo per<br />

farli smettere di russare.<br />

Questo piccolo centro logistico aveva il vantaggio d’essere attiguo ai capannoni del<br />

cantiere, ma la vita all’interno non era molto diversa da quella dei militari in caserma.<br />

Questa era l’organizzazione tipica dei vari cantieri dell’Agip, sparsi in tutta Italia: Guardie<br />

giurate, tutte ex-carabinieri, sotto il comando del Generale Palumbo, controllavano i cantieri<br />

In officina le macchine utensili erano poche, il minimo indispensabile: tre torni, una<br />

limatrice, alcuni trapani ed una sega meccanica, ed era divisa in due reparti, aggiustatori,<br />

tornitori, fabbri, saldatori. Una ventina di operai, divisi nei vari mestieri di competenza.<br />

L’esperienza che io avevo fatto in Albania, sulla fresatrice e come aggiustatore da banco,<br />

doveva necessariamente essere ampliata con altre esperienze di carpenteria e saldatura,<br />

richieste dal reparto aggiustaggio dove lavoravo. In pratica, dovevo migliorare le mie<br />

capacità per fare fronte alle nuove esigenze di lavoro. Questo significava ricominciare un<br />

nuovo apprendistato, e ciò non fu sempre facile, considerando poi che i due capi officina,<br />

Piva e Balordi, non avevano scritto nel loro vocabolario la parola “comprensione”. I primi<br />

anni furono molto difficili. Ci vollero cinque anni per avere due passaggi di categoria e<br />

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