Ricordi Canciani 1950-1978 - associazione pionieri e veterani eni
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15 - Sconfinamento in territorio Spagnolo.<br />
Il 10 Gennaio rientravo alla base con il Leoncino da Puerto Cansado, pochi giorni per<br />
riordinare tutta l’attrezzatura e finalmente il 15, con l’aereo Piaggio partivo per Casablanca<br />
per un periodo di riposo che avrebbe dovuto durare come minimo una settimana, ma dopo<br />
tre giorni fui costretto a rientrare con il Cessna alla base e da qui proseguire con la<br />
cementatrice per Puerto Cansado.<br />
Arrivai non molto distante dalla sonda che era già buio, entrato nella zona di dune, dopo<br />
aver girato per alcune ore, ad un certo punto mi resi conto di aver smarrito la strada: mi<br />
fermai, seduto al posto di guida per riposarmi, e proseguire la ricerca il giorno dopo alla<br />
luce del sole.<br />
Continuai a macinare km per tutta la giornata, girovagando senza una meta precisa, nessuna<br />
traccia, sempre lo stesso panorama in un infinito deserto punteggiato di rari cespugli, ed<br />
arrivò di nuovo la sera e, con il buio, si accentuarono la stanchezza e lo sconforto, conscio<br />
di essermi perso. Mi fermai di nuovo sperando che l’indomani avrebbero mandato un aereo<br />
a cercarmi.<br />
Mangiai qualcosa che avevo nella scorta di viveri, e prima di cercare un angolo dove<br />
rannicchiarmi per potere dormire qualche ora pensai di salire sul punto più alto della<br />
cementatrice, per avere una maggiore visuale, e da qui, nel buio della notte, scorsi in<br />
lontananza una luce, che pensai fosse l’illuminazione dell’impianto. Proseguii pertanto il<br />
viaggio in direzione di questo punto di orientamento, ma quando arrivai in prossimità del<br />
bagliore mi accorsi che era un campo di nomadi che avevano acceso un gran fuoco.<br />
Cercai di spiegare la mia situazione ad uno di loro, che mi rispose in Spagnolo: ”Hombre<br />
aqui sta la Spagna !”, avevo sconfinato in Rio de Oro. Il Rio de Oro, oggi Sahara<br />
occidentale, all’epoca era ancora uno dei protettorati spagnoli, con una guarnigione militare<br />
a El Aiun.<br />
Il territorio era controllato da gente locale arruolata nella Legione Straniera, comandata da<br />
ufficiali spagnoli. Se fossi caduto nelle loro mani, nella migliore delle ipotesi mi avrebbero<br />
requisito la cementatrice e portato alle isole Canarie al loro quartiere generale. Era già<br />
successo, tra gli altri, anche al Capo Sonda Orlandi ed ad alcuno dei suoi perforatori.<br />
Seduto accanto al fuoco con questo gruppo di nomadi mentre sorseggiavo il tè che mi era<br />
stato offerto, versandolo nella tazza con il loro particolare rito, riflettevo su come avrei<br />
potuto uscire da questa situazione, non era facile dialogare con loro, uno solo parlava<br />
qualche parola di Spagnolo, ma alla fine riuscii a capire che voleva andare in Marocco e che<br />
se ero disposto a portarlo mi avrebbe fatto da guida. Diffidavo di loro, ma non avevo altra<br />
scelta, per cui accettai l’offerta.<br />
All’alba, ripresi il viaggio con questo nomade seduto a fianco, vestito con un lenzuolo<br />
bianco ed un turbante nero, aveva il corpo cosparso d’olio, che per loro forse era un<br />
profumo, ma emanava un odore nauseabondo. La cosa importante è che quest’uomo, che<br />
non conoscevo e non avrei mai più rivisto, mi ricondusse sulla via da seguire. Erano<br />
trascorsi tre giorni dalla partenza e quando arrivai a Puerto Cansado l’ing. Viti mi disse:<br />
“Cominciavo a preoccuparmi!” , al che gli risposi: “Un po’ tardi, non le sembra?”.<br />
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