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Ricordi Canciani 1950-1978 - associazione pionieri e veterani eni

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Premessa<br />

Questa seconda parte delle mie memorie inizia dalla data della mia riassunzione all’Agip di<br />

Crema, nel Dicembre <strong>1950</strong>.<br />

I dipendenti italiani dell’AIPA, controllata dall’Agip, che operavano nel cantiere di Devoli<br />

in Albania, quando rimpatriarono sprovvisti di mezzi di sostentamento, furono costretti ad<br />

accettare un’indennità d’anzianità irrisoria ed il conseguente licenziamento.<br />

L’azienda non riconosceva alcun diritto oltre l’anno 1944, quando, dopo l’Armistizio, la<br />

gestione del Campo di Devoli era passata ad una Società austriaca, e declinava ogni<br />

responsabilità per quanto accaduto in seguito a causa degli eventi bellici. In pratica tutto il<br />

periodo trascorso in regime di lavoro coatto in Albania fino al giorno del rimpatrio, non<br />

v<strong>eni</strong>va considerato a nessun effetto, con una sola eccezione, i contributi previdenziali furono<br />

pagati per tutto il 1945.<br />

Il comportamento delle autorità militari fu ancora più ottuso. Non vollero riconoscerci lo<br />

status di militarizzati, adducendo il pretesto che l’AIPA, controllata dall’Agip, in Albania<br />

era da considerarsi un’azienda privata, non statale.<br />

Con la prospettiva, secondo la loro interpretazione della legge, che avremmo anche dovuto<br />

completare il servizio di leva, interrotto per le necessità contingenti dell’azienda AIPA.<br />

Tutto questo poteva considerarsi un capitolo chiuso, se le conseguenze negative non<br />

avessero inciso anche sulle assunzioni ex novo. L’esperienza acquisita negli anni, e in<br />

rapporto a questa, i livelli di categoria raggiunti, non v<strong>eni</strong>vano riconosciuti. Gli ex AIPA<br />

assunti dall’Agip iniziavano da zero, con la qualifica di operai comuni, indipendentemente<br />

dal loro livello di professionalità ed esperienza acquisiti con l’AIPA in Albania, mentre Il<br />

personale con un rapporto di lavoro ininterrotto con l’AGIP in patria, v<strong>eni</strong>va inquadrato, in<br />

base all’anzianità ed esperienza, nelle posizioni dovute.<br />

Da un punto di vista psicologico e pratico, queste discriminazioni avevano contribuito a<br />

creare un’atmosfera di sfiducia, da parte degli ex dipendenti AIPA, nei riguardi<br />

dell’azienda e nell’ ambiente di lavoro.<br />

La trafila burocratica che regolava le nuove assunzioni all’Agip passava, quasi sempre, dalle<br />

indagini dei carabinieri alle raccomandazioni dei parroci, vescovi e politici. L’azienda<br />

operava in vari modi per rompere il monopolio della GGIL, unico sindacato esistente, che<br />

seguiva le direttive del partito comunista. Nacque in quel periodo la CISL, sindacato<br />

d’ispirazione democristiana, al quale aderirono la maggioranza delle nuove reclute.<br />

In seguito nacque anche una terza corrente sindacale laica, la UIL, che si collocava in una<br />

posizione intermedia rispetto agli altri due sindacati. Io aderii a questo sindacato, perché ne<br />

condividevo in parte le scelte politiche. A mio giudizio, era il più fedele ai principi di<br />

partecipazione degli iscritti.<br />

La convivenza non era certo delle migliori; i comunisti della CGIL, in maggioranza<br />

Emiliani, esercitavano pesanti condizionamenti nei confronti degli altri, ed in modo<br />

particolare su coloro che non condividevano il loro fanatismo politico. Questo<br />

comportamento era forse accentuato dal timore di perdere le posizioni di privilegio<br />

raggiunte nel periodo della guerra di liberazione.<br />

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