Ricordi Canciani 1950-1978 - associazione pionieri e veterani eni
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1934 Sonda a percussione usata dall’Agip Concessione E1 Tronco di palma fossilizzato<br />
La CORI aveva a Tripoli gli uffici di rappresentanza ed a Bengasi la Base Operativa, che si<br />
trovava alla periferia della città, in una zona chiamata Fojat. Nella Base erano concentrati i<br />
vari servizi, magazzini officina, autorimesse e altro. L’ing. Pepe comandava questo Base<br />
Logistica coadiuvato dall’ing. Aurelio De Martin, dall’ ing. Crico e dal dr.. Crippa<br />
responsabili delle attività di loro competenza.<br />
Purtroppo, qui non c’erano gli alloggi per il personale e neppure una mensa. Il personale in<br />
transito per i cantieri in deserto o che doveva fermarsi in città per brevi periodi, era<br />
costretto a dormire in albergo e per mangiare non c’era scelta, un solo ristorante gestito da<br />
una Italiana di Cremona. La vita era molto cara e non era facile mantenersi entro i margini<br />
della “living allowance”, la diaria che ci v<strong>eni</strong>va corrisposta come rimborso spese. Erano da<br />
considerarsi più fortunati coloro che, avendo la loro sede di lavoro a Bengasi, avevano avuto<br />
la possibilità di farsi raggiungere dalla famiglia.<br />
La città non offriva nulla di particolare, aveva però un lungomare stupendo ma non poteva<br />
certo reggere il paragone con Casablanca, inoltre non era prudente girare da soli la sera. Era<br />
già capitato ad alcuni Italiani di fare incontri poco piacevoli. Prima di raggiungere la mia<br />
destinazione finale in deserto, trascorsi un paio di settimane nella Base CORI a Bengasi per<br />
riordinare tutta l’attrezzatura, imbarcata e trasferita via mare dal Marocco. Qui ritrovai<br />
anche il mio cavallo di battagli in deserto: la cementatrice.<br />
19 - Cantiere E 1<br />
All’ing. Pepe avevo chiesto che alla cementatrice fossero montate delle gomme a bassa<br />
pressione, indispensabili per viaggiare sulla sabbia in deserto, ma mi rispose che non era<br />
necessario perché la cementatrice, una volta giunta a destinazione, non avrebbe dovuto<br />
spostarsi dalla sonda.<br />
Così i primi di gennaio del 1963 partivo da Bengasi, costretto ad affrontare un viaggio con<br />
le gomme originali “artiglio” adatte solo per il terreno duro del primo tratto di strada.<br />
Giunto nella zona più insidiosa del Wuedi Ali, come era prevedibile, sprofondai nella<br />
sabbia più volte; dovetti ricorrere più volte alle “tapparelle” d’acciaio ed all’aiuto del<br />
camion che viaggiava con me, che mi trainò per brevi tratti. La temperatura di giorno si<br />
aggirava sui 25 gradi, con un’escursione termica di oltre 20 gradi; le due notti le passai in<br />
un furgone cabinato che trasportava viveri ed alcune coperte per proteggermi dal freddo<br />
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