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Gnomonica n° 1 - Nicola Severino

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<strong>Gnomonica</strong>, Storia, Arte e Tecniche degli Orologi Solari N° 1 Settembre 1998<br />

Il giorno successivo, 26.05.1845, il vicegonfaloniere Francesco Cordella scrive al Delegato<br />

Apostolico: “Debbo in tale incontro far presenti all’E.V.Ill.ma le istanze che mi sono state avanzate dagli<br />

abitanti della contrada di Campoleggio, dove non ascoltandosi il suono dei pubblici orologi. Si<br />

bramerebbe almeno in parte supplirvi coll’uso di detta meridiana. Trovando per mia parte ragionevole<br />

tale domanda e vista d’altronde la tenuità della spesa in scudi 4.10, bramerei di poterne secondare la<br />

domanda”. La domanda viene immediatamente accolta e il giorno dopo, 27.05.1845, Luigi Pelagallo<br />

ottiene l’autorizzazione a far eseguire questa meridiana a Campoleggio per la quota fissata.<br />

Le meridiane, eseguite con sorprendente sollecitudine, misero ben presto a nudo i difetti della<br />

nuova macchina oraria, per cui il comune corrispose al Venturelli solo 20 dei 30 scudi pattuiti: a tal<br />

proposito c’è un’accorata petizione al gonfaloniere di Fermo da parte della moglie del Venturelli, scritta<br />

su carta intestata del comune di Castel Clementino, di avere almeno 5 scudi per poter sfamare i figlioli.<br />

Il 01.07.1845 fu subito istituita una commissione per fare una perizia sull’orologio meccanico, costituita<br />

da 4 persone: lo stesso Domenico Venturelli, Francesco Alessandro Alessandrini perito per la parte del<br />

comune, Francesco Monadli, moderatore degli orologi comunali, anch’esso perito per la parte del<br />

comune e Agostino Mazzanti, orologiaio di Fermo, perito per la parte del Venturelli. La relazione,<br />

sottoscritta dai quattro, elenca vari difetti tra cui le distanze non uguali tra i denti degli ingranaggi, i perni<br />

non regolari e ruotanti su fori più grandi e soprattutto la insufficiente corsa dei pesi per le 24 ore<br />

nonostante lo sfondamento del pavimento. Il Venturelli fu obbligato a riparare il tutto a sue spese.<br />

Oltre alle meridiane, che ovviamente funzionavano solo nei giorni di Sole, il moderatore aveva<br />

bisogno anche di tavole orarie per il regolamento dell’orologio all’astronomica, ossia tavole che<br />

indicano, per ogni giorno dell’anno, l’ora esatta dell’Ave Maria, ricordando che questa veniva suonata<br />

mezz’ora precisa dopo il tramonto. Il Comune affida l’incarico di calcolare queste tavole a due<br />

professori fermani: uno è il P. Luigi Bigi, già menzionato sopra, e l’altro è il Canonico D. Pasquale<br />

Giacomozzi. Le tavole, compilate dai due separatamente, differiscono in alcuni periodi dell’anno anche<br />

di 5 minuti, perché il primo non aveva tenuto conto della rifrazione della luce che ci fa vedere il Sole<br />

prima che esso arrivi all’orizzonte e il secondo aveva incluso anche la leggerissima differenza dovuta<br />

all’altitudine di Fermo sul livello del mare.<br />

Per dirimere la questione il gonfaloniere Bernetti spedisce le due tavole al Card. Oppizzoni,<br />

Arcicancelliere della Pontificia Università di Bologna, il quale le gira al responsabile della Pontificia<br />

Specola di Bologna, D. Ignazio Calandrelli, professore di ottica e astronomia. Questi risponde il<br />

09.02.1846 dando sostanzialmente ragione al Giacomozzi e fissando i criteri per un calcolo più<br />

rigoroso, secondo gli insegnamenti del grande astronomo gesuita P. Clavio, in questi punti:<br />

• il crepuscolo naturale mattutino e vespertino si calcola quando il centro del Sole è a 18° sotto<br />

l’orizzonte;<br />

• il Sole sorge quando spunta il suo bordo superiore, ossia quando il centro è a 16’ sotto l’orizzonte;<br />

• per effetto della rifrazione il suo bordo spunta quando il centro è a 33’ sotto i 16’ di cui sopra, ossia a<br />

49’ sotto l’orizzonte;<br />

• il crepuscolo civile, ossia l’Ave Maria, è quando il centro del Sole è a 6° sotto l’orizzonte.<br />

Il Bigi, in una lettera del 13.02.1846, mal sopporta la risposta del luminare bolognese, mentre il<br />

Giacomozzi risponde il 15.02.1846 al gonfaloniere ritenendosi molto soddisfatto delle osservazioni e<br />

promette di ricalcolare le tavole secondo i criteri del Calandrelli e di stamparle a proprie spese.<br />

(Tutte queste notizie derivano dalla consultazione, presso l’Archivio di Stato, dell’Esercizio 1845, tit.XI, rub.5 e dell’Esercizio<br />

1846 tit.XI, rub.5 All’interno della torre del duomo, al 2° piano, c’è ancora l’orologio meccanico ma è ridotto in pessimo stato<br />

e completamente bloccato per la ruggine; come anche è ridotta in pessimo stato, con l’intonaco per buona parte staccato, la<br />

meridiana che è sulla fiancata della chiesa).<br />

☺<br />

Pag. 12

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