Gnomonica n° 1 - Nicola Severino
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<strong>Gnomonica</strong>, Storia, Arte e Tecniche degli Orologi Solari N° 1 Settembre 1998<br />
Innanzitutto, la posizione della retta equinoziale, molto poco inclinata rispetto alla linea meridiana, fa<br />
pensare ad una declinazione minima del muro su cui è (od era) costruito il quadrante, forse di 2-3 gradi verso Est,<br />
non certo di circa 30 gradi come indicato da Azzarita. Quindi, l’orologio potrebbe essere stato spostato dalla sua<br />
posizione originaria, oppure la declinazione indicata da Azzarita non corrisponde alla realtà.<br />
Poi bisogna premettere che è difficile immaginare se l’orologio sia stato ritoccato nel corso di 4 secoli, ma è<br />
poco probabile. In ogni caso, esso si presenta con un tracciato abbastanza approssimativo molto simile a quelli<br />
ricavati non dal calcolo, ma dall’osservazione del moto dell’ombra dello gnomone in alcuni particolari giorni<br />
dell’anno, nel modo in cui si procedeva nell’antichità, quando non era richiesta una grande precisione. Tali metodi<br />
pratici sono ancora descritti nei trattati di fine ‘800.<br />
Considerazioni<br />
A mio avviso, e per quanto è possibile vedere dalla fotocopia di una foto fornita dallo stesso Azzarita,<br />
l’orologio presenta due stili disposti, sulla stessa linea meridiana verticale, a poca distanza. Quello superiore sembra<br />
essere leggermente inclinato e probabilmente esso era un tempo inclinato come dovrebbe in effetti essere<br />
l’assostilo. Il secondo, più basso, più corto e più somigliante ad un ortostilo.<br />
Per la base, o piede, dell’assostilo, passa una linea vagamente orizzontale che rappresenterebbe la retta<br />
“alba-tramonto” delle linee orarie VI-VI. Il resto delle linee orarie è molto simile al semplice tracciato delle linee orarie<br />
astronomiche, molto fitte verso il mezzogiorno, molto larghe oltre le linee delle ore III.<br />
Il secondo stilo, posizionato più in basso, dovrebbe servire, forse indipendentemente dal tracciato orario e<br />
dal primo stilo, per un calendario zodiacale formato dalle classiche sette linee diurne. Delle due più invernali<br />
(novembre-dicembre) restano solo le tracce più esterne e sono molto ravvicinate tra loro. Prolungando idealmente<br />
(nel disegno si vede) queste due curve, esse passano appena sotto il piede del secondo stilo, come si conviene<br />
nella norma del tracciato relativo alle curve diurne. Prolungando i tratti di curve che si vedono a destra e a sinistra, si<br />
ottiene il calendario zodiacale completo.<br />
Ciò che non si capisce è come mai sia stato scelto di aggiungere uno stilo supplementare indipendente dal<br />
primo per il calendario zodiacale e perché questo non sia stato inserito nel tracciato orario usando il primo stilo.<br />
A ciò si può rispondere che tale operazione è giustificata dal fatto che se si fosse usato il primo stilo, le<br />
curve diurne invernali avrebbero “invaso” lo spazio dedicato alla scritta PAVL III SS PR. Ma questo solo nel caso che<br />
il primo stilo fosse stato un ortostilo.<br />
Infine, non è chiara l’ultima suddivisione oraria tra le linee I e III, e III e V ove i tratti sembrano indicare<br />
suddivisioni di quarti d’ora.<br />
Sembrerebbe quindi un misto, questo orologio, di tradizioni arabe (suddivisioni orarie in 20 minuti), ed<br />
europee (suddivisioni orarie più esterne in quarti d’ora). Questa considerazione è importante qualora si pensi che in<br />
effetti qualcuno, più di recente, avrebbe potuto modificare l’orologio originale, nato sotto influsso arabo con le sole<br />
suddivisioni orarie III-III, con l’aggiunta di un secondo tracciato, di influsso europeo, relativo al calendario zodiacale<br />
ed estendendo il tracciato primario.<br />
In ogni caso è evidente che tutto il tracciato è molto approssimativo (soprattutto lo zodiaco), quasi un<br />
semplice tentativo di fare un vero orologio solare.<br />
☺<br />
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