Presentazione Quando si parla di FRUTTI DIMENTICATI, l’immaginazione comune evoca un albero, a volte un fiore oppure un frutto che un tempo erano importantissimi sia perché fornivano sostentamento in periodi di carestia alimentare, sia perché venivano utilizzati in medicina per curarsi ed alleviare i malanni. “Tutti gli alberi ed arbusti che i nostri contadini piantavano in prossim<strong>it</strong>à delle case coloniche avevano prima di tutto una funzione pratica: ogni pianta non veniva messa a dimora casualmente, ma per fornire cibo o cure, oppure alimenti e riparo al bestiame, o per m<strong>it</strong>igare gli eccessi del clima. La funzione estetica era solamente un aspetto secondario.” ricorda Luciano Pallotti, sulla rivista “Romagna, ieri, oggi e domani”. “Frutto piccolo, poco commerciabile, deperibile, dal sapore particolare”: questi sono gli aspetti negativi che fanno sì che questi frutti siano rimasti ai margini del mercato, sebbene ricchi di sapore e prodotti da piante robustissime, resistenti alle malattie. Le piante di azzeruolo, cotogno, corniolo, melograno, giuggiolo, pero volpino ecc: nel dopoguerra, data anche l’evoluzione del mercato agricolo, sono state abbandonate ed ora rischiano l’estinzione. Con loro si perderanno migliaia di “fole”(favole), detti, indovinelli o soltanto modi di dire, che i nonni tramandavano ai più piccini, raccontandoli davanti al focolare o durante le veglie nella stalla. Pur non producendo quant<strong>it</strong>à elevate di frutti, queste piante rappresentavano durante tutto l’arco dell’anno una continu<strong>it</strong>à alimentare. Alla fine di maggio maturavano le more di gelso, poi a giugno “fruttaio” si raccoglievano le prime varietà di pere, mele, ciliegie e albicocche; alla fine di agosto arrivavano le corniole e l’autunno portava cotogne, melograne, sorbe e nespole. Una tradizione legata al modo di raccogliere la frutta descrive così la sua r<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à: “L’agricoltore lasciava almeno tre frutti sulla pianta, uno per il sole, uno per la terra e infine uno per la pianta che aveva lavorato duramente e si mer<strong>it</strong>ava un premio”. Nei lunghi inverni del passato, le popolazioni contadine hanno ingannato la fame cibandosi di frutti che venivano essiccati e conservati nel “fruttaio” perché maturassero (è il caso di sorbe e nespole). Quelli che non si prestavano al consumo immediato, per le loro caratteristiche organolettiche, venivano cotti per ottenere ottime marmellate, gelatine e salse, altri quali corbezzoli, prugnoli, sorbe impiegati per la preparazione di bevande leggermente alcoliche. In questo lavoro, grazie alla preziosa collaborazione dei Ristoranti “Fava” di Casola Valsenio (Ra) e “Avion Blu” di Modena, ho trascr<strong>it</strong>to ricette antiche, fornendo nel contempo anche spunti per nuovi e sfiziosi piatti. Facendo inoltre riferimento ad antichi trattati di medicina e di cultura popolare ho cercato di dare più informazioni possibili sull’utilizzo in campo medico e cosmetico. Fortunatamente negli ultimi anni molti Comuni, Associazioni e Enti, con la collaborazione di alcuni agricoltori organizzano iniziative, mostre e sagre paesane che mantengono in v<strong>it</strong>a la coltivazione di questi frutti. nonchè le tradizioni ad essi collegate. Questo libro nasce quindi come risposta alle frequenti domande curios<strong>it</strong>à e consigli che i frequentatori di queste sagre ci hanno posto negli anni. Ciò che distingue questo manuale da tanti altri dedicati al medesimo argomento non è solamente la molteplic<strong>it</strong>à di frutti descr<strong>it</strong>ti, ma la presenza di molteplici informazioni (medico-cosmetiche, modi di dire, tradizioni, indovinelli, approfondimenti) descr<strong>it</strong>te in modo vivace e immediato. Ora tocca al lettore rimboccarsi le maniche, ricordando che “…vi è uno stretto rapporto tra bosco, campo e giardino, in fondo il giardino non è altro che il prolungamento degli altri…”. Katia Agide
Elenco Frutti Dimenticati ♦ Agazzino ♦ Albicocco (Luiset, Paviot, Reale d’Imola, Tondina di Tossignano, Amabile Vecchioni, Ivonne Liverani, Pisana, Bianca, Veecot) ♦ Azzeruolo ♦ Biancospino ♦ Biricoccolo ♦ Castagno ♦ Ciliegio (Selvatico, Pado, Canino, Amarena, Mirabolano, Ciliegio Biggerau Burlat, C.Durone Giallo, C.Durone di Vignola, C.Mora di Vignola, C.Mora di Diolo, C.Fiore di Maggio, C.Progressiflora) ♦ Corbezzolo ♦ Corniolo ♦ Cotogno ♦ Crespino ♦ Fico (Albo, Cuore, Madama, Dottato, Verdino, Brogiotto Nero, Monaco) ♦ Frangola ♦ Gelso ♦ Ginepro ♦ Giuggiolo ♦ Kaki (Mela, Vaniglia, Cioccolatino) ♦ Lampone ♦ Mandorlo ♦ Melograno ♦ Mora di spino ♦ Nespolo ♦ Nocciolo ♦ Noci ♦ Olivello Spinoso-Olivagno ♦ Pesco (Bella di Cesena, Bella di Lugo, Bonfiglioli, Bonvicini, Buco Incavato, Carota, Gialla di Piangipane, Morellona, Piatta a Polpa bianca, Pieri 81, Sant’Anna Calducci, Sanguinea) ♦ Prugnolo ♦ Rosa Canina ♦ Sorbo (Montano, Alpino, Ciavardello, degli Uccellatori, Domestico) ♦ Spino Cervino ♦ Susino (Agostana di Cesena, Di Lentigione, Favor<strong>it</strong>a del Sultano, Favor<strong>it</strong>a Maggiorata, Grossa di Felisio, Occhio di Pernice, Pisera, Regina Claudia d’Althan, Regina Claudia Mostruosa, Regina Claudia Trasparente, Regina Claudia Verde, San Pietro, Spiccalosso, Susino Segondo, Zucchella gruppo) ♦ Uva Spina
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Dalle mandorle amare e dolci si est
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5 dl di succo di melagrane, 500 g d
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300 cl latte fresco, 300 cl di pann
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Sbucciate le nocciole nell’acqua
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“Quând che al nôs la fa è cast
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PRUGNOLO (Prunus spinosa L.) Famigl
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concentrazione dello stesso. Ha un
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Private del gambo le bacche, lavate
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Etimologia:Il nome deriva dal latin
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Hayne) o piccola sfera (Pomifera Ha
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Lavare e asciugare le sorbe, poi me
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gialla, di media consistenza, adere
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BIBLIOGRAFIA - “Le piante medicin