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farmi fregare da un’omologazione che i finti rivoluzionari con<br />
cui studio, per primi, dovrebbero rifiutare. Invece la eleggono<br />
a barriera trasgressiva, quando è solo una scusa per darsi un tono<br />
e per somigliare di più ai loro nemici, gli adulti.<br />
Mio padre fuma come una ciminiera, una sigaretta dietro<br />
l’altra. Non ho mai avuto grande stima di lui, né lui di me. Un<br />
cancro ai polmoni si è intromesso, è in cura da anni e sa che<br />
prima o poi pagherà il prezzo delle sue scelte. Ho giurato a me<br />
stesso che almeno in questo sarò migliore di lui.<br />
Preferisco pensare alle proteste animaliste, alle rivoluzioni<br />
interiori.<br />
Agli altri interessano le apparenze. Il lunedì sera al Leoncavallo,<br />
il week-end sullo yacht di famiglia a Portofino. Proprio<br />
come avrebbero cantato gli Afterhours.<br />
Sui giovani d’oggi ci scatarro su.<br />
Tempo perso cercare di spiegare. Sei un diverso, punto e<br />
basta.<br />
Ma quando sono a un concerto e sto pogando oppure sento<br />
una mano che mi offre il trampolino per un tuffo dal palco, capisco<br />
di far parte di qualcosa di più grande. Ha un senso.<br />
Non penso che Lupo mi ruberà il disco dei Token Entry.<br />
Potrei, per assurdo, abbandonarlo da qualche parte e sono sicuro<br />
che lo proteggerebbe per me. Non siamo tutti buoni, ma<br />
siamo uniti e arrabbiati.<br />
E questo fa la differenza.<br />
Tra spintoni e bancarelle, muovendoci nella folla del sabato<br />
mattina della fiera, una selva di curiosi in cerca di tutto e di<br />
niente, arriviamo alla strozzatura iniziale, dove il locale Fronte<br />
del Porto domina l’intera piazza. Ci fanno cabaret, costa un<br />
occhio della testa entrarci. Sarà sostituito da una pizzeria<br />
trendy, costerà un occhio della testa mangiarci.<br />
La fiera di Senigallia è un’istituzione milanese. Un mercatino<br />
clandestino nato in via Calatafimi, una traversa sconosciuta<br />
ai più, e poi spostatosi di qualche centinaio di metri, fino a oc-<br />
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