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1 E dire che i paesaggi li amavo di più Le mostre, insieme a ... - Diras

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Maria Cristina Bandera<br />

alcuni pezzi” 76 . Ma Moran<strong>di</strong> non si <strong>li</strong>mitò a guardare i “vecchi maestri, <strong>che</strong> costantemente alla<br />

realtà s’ispirarono, <strong>che</strong> appunto da questo risultava quel profondo fascino poetico emanato dalle<br />

loro opere e <strong>che</strong>, dai <strong>più</strong> antichi ai moderni, chi non si era allontanato da questi principi aveva<br />

prodotto opere vive e dense <strong>di</strong> poesia”. Nella stessa autobiografia del 1928, infatti, in un filone <strong>di</strong><br />

continuità, non manca <strong>di</strong> ricordare i “moderni” e, in particolare, “Corot, Courbet, Fattori e<br />

Cézanne” <strong>che</strong> riteneva “g<strong>li</strong> ere<strong>di</strong> <strong>più</strong> legittimi della gloriosa tra<strong>di</strong>zione ita<strong>li</strong>ana” 77 . E, ancora, con la<br />

consapevolezza della serietà e soprattutto dell’autonomia del proprio lavoro, <strong>che</strong> sempre lo<br />

accompagnerà, riba<strong>di</strong>sce come sentì pregnante la necessità <strong>di</strong> abbandonarsi “interamente al proprio<br />

“istinto, fidando nelle” sue “forze e <strong>di</strong>menticando nell’operare ogni concetto artistico preformato”,<br />

<strong>di</strong>cendosi certo <strong>che</strong> la sua persona<strong>li</strong>tà sarebbe “sempre riuscita ad affiorare” 78 .<br />

La mostra prende avvio da un piccolo e commovente <strong>paesaggi</strong>o innevato del 1910, P. 1910/1, cat. 1,<br />

<strong>che</strong> non solo è una delle po<strong>che</strong> opere della fase iniziale <strong>che</strong> Moran<strong>di</strong> non ha <strong>di</strong>strutto, ma <strong>che</strong> anzi<br />

l’artista nel maggio 1946 volle segnalare al suo <strong>più</strong> importante collezionista romano, Pietro Rol<strong>li</strong>no,<br />

desideroso <strong>di</strong> acquistare “vecchi <strong>di</strong>pinti” 79 . È ricco <strong>di</strong> materia e <strong>di</strong> pennellate, <strong>di</strong> un grigio cilestrino<br />

e dalle striature intonate al giallo, ricercato nel bilanciamento a quinte latera<strong>li</strong>, ma sfuggente e quasi<br />

fantasmatico nelle lontananze. Non descrittivo, riflette piuttosto un’inquietu<strong>di</strong>ne moderna, lontano,<br />

ad esempio, dai <strong>paesaggi</strong> alpini con la neve luminosa dei <strong>di</strong>visionisti ita<strong>li</strong>ani. Risale all’inverno del<br />

1910 ed è stato ipotizzato <strong>che</strong> appartenga alla <strong>li</strong>sta misteriosa delle opere con cui Moran<strong>di</strong> si è<br />

presentato alla mostra leggendaria e “futurista” nella notte del marzo 1914 nei sotterranei dell’Hotel<br />

Bag<strong>li</strong>oni 80 .<br />

È il Paesaggio <strong>di</strong>pinto nel giugno 1911, V. 2, cat. 2, quello con cui si è so<strong>li</strong>ti iniziare la rivisitazione<br />

dell’itinerario artistico <strong>di</strong> Moran<strong>di</strong>. Vanta da subito una storia importante: appartenne a quella<br />

po<strong>li</strong>edrica figura <strong>di</strong> pittore, e<strong>di</strong>tore e primo mercante <strong>di</strong> Moran<strong>di</strong> <strong>che</strong> fu Mario Brog<strong>li</strong>o. Pubb<strong>li</strong>cato<br />

nel 1921 su “Valori Plastici” e poi già nella prima monografia curata dal Beccaria nel 1939,<br />

perverrà nella collezione <strong>di</strong> Lamberto Vita<strong>li</strong> <strong>che</strong> lo destina, riconoscendone l’unicità, alla<br />

Pinacoteca <strong>di</strong> Brera. È un <strong>di</strong>pinto senza esitazioni, costruito per masse all’interno <strong>di</strong> una struttura<br />

bilanciata e fortemente <strong>di</strong>agonale, ca<strong>li</strong>bratissimo nel tono cromatico, mirabile per i grigi argentati, i<br />

ver<strong>di</strong> labi<strong>li</strong> e g<strong>li</strong> azzurri cinerini. Secondo una cifra <strong>che</strong> caratterizzerà tutti i <strong>paesaggi</strong> del pittore,<br />

colpisce per totale assenza <strong>di</strong> figure. Attesta “un artista compiuto [...], senza incertezze ed in<br />

possesso <strong>di</strong> un <strong>li</strong>nguaggio destinato ad affinarsi, ma non a mutare i propri termini. 81 ” Di esso, Vita<strong>li</strong>,<br />

<strong>che</strong> lo ebbe a lungo sotto il suo sguardo, ne nota “il dono della trasfigurazione poetica, il procedere<br />

per allusioni <strong>di</strong>screte, il rifiuto del soggetto come ragione d’essere o per lo meno come ragione<br />

principale d’essere del <strong>di</strong>pinto”. L’evidente scansione cézanniana dei piani plastici è stata fatta<br />

risa<strong>li</strong>re da Flavio Fergonzi 82 alla conoscenza da parte del pittore dell’immagine della Tranchée avec<br />

la Montagne Sainte-Victoire, 1870 ca., del maestro <strong>di</strong> Aix, riprodotta in “Die Kunst für Alle”,<br />

rivista assai <strong>di</strong>ffusa an<strong>che</strong> in Ita<strong>li</strong>a, così da potere esserg<strong>li</strong> nota. Ne deriva un imme<strong>di</strong>ato quesito,<br />

utile per intendere an<strong>che</strong> i <strong>paesaggi</strong> a venire, circa la necessità <strong>di</strong> Moran<strong>di</strong> <strong>di</strong> ispirarsi sempre<br />

<strong><strong>di</strong>re</strong>ttamente alla realtà visibile, insomma circa la sua fedeltà alla visione della natura. La <strong>di</strong>fficoltà<br />

interpretativa, infatti, sta tutta qui: nello stabi<strong>li</strong>re quale sia il confine tra il dato naturale ricercato dal<br />

pittore, il ‘motivo’ identificato, la profonda me<strong>di</strong>tazione del soggetto e la memoria pressante<br />

dell’immagine cézanniana, esperita e fatta propria per il tramite dei marcati contrasti <strong>di</strong> una<br />

76 La lettera, datata 14 ottobre 1919, è pubb<strong>li</strong>cata in La pittura metafisica, catalogo della mostra (Venezia, Palazzo<br />

Grassi), a cura <strong>di</strong> G. Briganti e E. Coen, Venezia 1979, p. 153.<br />

77 G. Moran<strong>di</strong> nella propria autobiografia Giorgio Moran<strong>di</strong> in Autobiografie <strong>di</strong> scrittori e <strong>di</strong> artisti [1928], ora in<br />

Giorgio Moran<strong>di</strong> 1890-1964, cit. 2008, p. 346.<br />

78 Ivi.<br />

79 La lettera datata 5 maggio 1946 (Bologna, Archivio Museo Moran<strong>di</strong>) è pubb<strong>li</strong>cata da M. Pasqua<strong>li</strong>, Moran<strong>di</strong>. Opere<br />

catalogate tra il 1985 e il 2000, Bologna 2000, p. 4.<br />

80 5 Febbraio 1909. Bologna Avanguar<strong>di</strong>a Futurista, catalogo della mostra (Bologna, Fondazione Cassa <strong>di</strong> Risparmio<br />

<strong>di</strong> Bologna) a cura <strong>di</strong> B. Buscaro<strong>li</strong>, Bologna 2009, passim e pp. 86-87.<br />

81 L. Vita<strong>li</strong>, Giorgio Moran<strong>di</strong> pittore cit. 1964, p. 8.<br />

82 L. Fergonzi, On Some of Giorgio Moran<strong>di</strong>’s Visual Sorces, in Giorgio Moran<strong>di</strong> 1890-1964, cit. 2008, pp. 51-52.<br />

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