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1 E dire che i paesaggi li amavo di più Le mostre, insieme a ... - Diras

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Maria Cristina Bandera<br />

la primavera e l’estate”, scrive il 26 marzo del 1944” –, soprattutto nel momento in cui “il<br />

<strong>paesaggi</strong>o sta <strong>di</strong>ventando molto bello”, come si ricava nella lettera inviata al giovane storico<br />

dell’arte il 4 aprile 139 . A permesso ottenuto, dovette, tuttavia, essere troppo pericoloso uscire con il<br />

proprio cavalletto. Lo si apprende dalla lettera, datata 13 giugno, in cui Moran<strong>di</strong> se ne rammarica<br />

con Raimon<strong>di</strong>: “[....] Io non posso <strong>di</strong>pingere all’aperto perchè ogni giorno e <strong>più</strong> volte al giorno<br />

spara la contraerea e piovono s<strong>che</strong>gge da ogni parte. È un vero para<strong>di</strong>so” 140 . Ciò trova conferma nel<br />

catalogo generale dei <strong>di</strong>pinti, redatto da Lamberto Vita<strong>li</strong>, in cui sono presenti solo tre <strong>paesaggi</strong> con<br />

la data 1944, due dei qua<strong>li</strong> sono ora presenti nella rassegna. Il primo, V. 481, cat. 51, è davvero uno<br />

dei vertici della sua pittura. Rappresenta un episo<strong>di</strong>o meteorologico realmente accaduto, la nevicata<br />

caduta sui pen<strong>di</strong>i dell’Appennino bolognese nel marzo 1944 ed è costruito con lo stesso tag<strong>li</strong>o in<br />

<strong>di</strong>agonale, sebbene speculare, del Paesaggio del 1911, V. 2, cat. 2, ma, ormai privo <strong>di</strong> luce, a noi<br />

sembra piuttosto uno s<strong>che</strong>letro <strong>di</strong> terra umida e cupa ricoperto da <strong>li</strong>vide striature ob<strong>li</strong>que, immerso<br />

in un’atmosfera plumbea. Un’opera <strong>che</strong> risulta piuttosto essere il riflesso dell’animo angosciato del<br />

pittore <strong>che</strong>, già nell’ottobre precedente, aveva scritto a Longhi: “Speriamo <strong>che</strong> a questi giorni bui ne<br />

seguano altri mig<strong>li</strong>ori. Io lavoro, ma creda, con queste angustie continue mi costa molta fatica.<br />

Desidero rivederLa [...] 141 .<br />

Infine, ricompaiono i toni cal<strong>di</strong>, la luce, i campi gial<strong>li</strong> <strong>di</strong> grano e g<strong>li</strong> alberi frondosi, ma resi con una<br />

pittura compen<strong>di</strong>aria, nel Paesaggio, V. 483, cat. 52, risalente all’estate del 1944. In esso, in una<br />

composizione bilanciatissima, all’interno <strong>di</strong> un telaio pressoché quadrato, Moran<strong>di</strong> inquadra una<br />

casa con un leggero sottinsù e con una visione ravvicinata, aumentandone così la visione<br />

architettonica, con moda<strong>li</strong>tà pariteti<strong>che</strong> a quelle <strong>di</strong> cui si serviva quando scrutava da vicino g<strong>li</strong><br />

oggetti delle sue nature morte, dopo averne me<strong>di</strong>tato a lungo i rapporti <strong>di</strong> spazi e interspazi. Inoltre,<br />

non è certo un caso <strong>che</strong>, nel rispetto dell’equi<strong>li</strong>brio compositivo e cromatico, il pittore abbia apposto<br />

la propria firma in basso al centro, sull’asse visivo della casa, con un colore chiaro. Il quadro vanta<br />

una storia importante. Fu, infatti, donato dall’artista alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna <strong>di</strong><br />

Roma nel 1946, dopo le pressanti richieste <strong>di</strong> Palma Bucarel<strong>li</strong>. Subito dopo la mostra curata da<br />

Longhi al Fiore <strong>di</strong> Firenze, apertasi nell’aprile 1945, la <strong><strong>di</strong>re</strong>ttrice del museo, anch’essa concorde<br />

circa la grandezza del pittore e desiderosa <strong>di</strong> ottenerne un quadro, spinta dalle ristrettezze<br />

economi<strong>che</strong> in cui versava il museo, si rivolge al pittore con una lettera assai <strong>di</strong>plomatica. Questa<br />

merita <strong>di</strong> essere riletta an<strong>che</strong> per intendere come la fama <strong>di</strong> Moran<strong>di</strong> si fosse contemporaneamente<br />

estesa an<strong>che</strong> a Roma: “C’è stata in questi giorni [aprile-maggio 1945] allo ‘Stu<strong>di</strong>o Palma’, <strong>di</strong> Bar<strong>di</strong>,<br />

una splen<strong>di</strong>da mostra <strong>di</strong> Sue opere, ma nessuno dei collezionisti espositori è <strong>di</strong>sposto a vendere<br />

nulla, e poi per la esigua borsa della Galleria sono prezzi troppo alti. Essendo perciò impossibile<br />

averle in altro modo, mi rivolgo a <strong>Le</strong>i perchè vog<strong>li</strong>a assicurare qual<strong>che</strong> Sua opera importante alla<br />

Galleria considerato il posto <strong>di</strong> prim’or<strong>di</strong>ne ch’Ella occupa nell’arte nostrana”. Moran<strong>di</strong><br />

acconsentirà inviando due opere: una Natura morta (1946, V. 537) e, significativamente, an<strong>che</strong><br />

questo Paesaggio, imponendo una clausola <strong>che</strong> ne rispecchia la consueta ritrosia: “Desidero<br />

vivamente non venga reso noto <strong>che</strong> offro i <strong>di</strong>pinti alla Galleria” 142 .<br />

Dopo il rientro a Bologna all’inizio <strong>di</strong> settembre del 1944 il pittore non farà <strong>più</strong> ritorno a Grizzana<br />

fino all’estate del 1959, dopo avervi fatto costruire una propria casa. Limiterà le sue vacanze estive<br />

a brevi soggiorni a Merano e a <strong>Le</strong>vico e si <strong>di</strong>raderanno, d’ora in poi, i <strong>di</strong>pinti <strong>di</strong> <strong>paesaggi</strong>. Per un<br />

139<br />

Arcange<strong>li</strong> a Moran<strong>di</strong> nella lettera datata 4 aprile 1944, in Giorgio Moran<strong>di</strong>. L’immagine dell’assenza, cit. 1994, p.<br />

49.<br />

140<br />

Raimon<strong>di</strong> a Moran<strong>di</strong> nella lettera datata 13 giugno 1944, in Giorgio Moran<strong>di</strong>. L’immagine dell’assenza, cit. 1994,<br />

pp. 54-55 Moran<strong>di</strong>.<br />

141<br />

Moran<strong>di</strong> a Longhi nella lettera datata 2 ottobre 1943 in M.C. Bandera, in Moran<strong>di</strong> e Firenze, cit. 2005, p. 21. Nel<br />

saggio in cui si fa luce sul rapporto <strong>di</strong> Moran<strong>di</strong> e Longhi vengono pubb<strong>li</strong>cate altre lettere della loro corrispondenza.<br />

142<br />

La corrisponenza tra Palma Bucarel<strong>li</strong> e Moran<strong>di</strong> viene riportata da M. Margozzi, Doni e depositi. La po<strong>li</strong>tica <strong>di</strong><br />

Palma Bucarel<strong>li</strong> per accrescere le collezioni della Galleria Nazionale d’arte moderna, in Palma Bucarel<strong>li</strong>. Il Museo<br />

come Avanguar<strong>di</strong>a, catalogo della mostra (Roma, Galleria nazionale d’arte moderna) a cura <strong>di</strong> M. Margozzi, Milano<br />

2009, pp. 29-30.<br />

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