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1 E dire che i paesaggi li amavo di più Le mostre, insieme a ... - Diras

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Maria Cristina Bandera<br />

visti e inquadrati dalla finestra e <strong>che</strong>, in entrambi i casi per sparig<strong>li</strong>are le carte tra le vicinanze e le<br />

lontananze, Moran<strong>di</strong> si serviva <strong>di</strong> un binocolo, così da rendere <strong>più</strong> ambigua la spazia<strong>li</strong>tà della<br />

visione. Ora, lo scambio epistolare <strong>che</strong> riteniamo prenda spunto dal Paesaggio Gnu<strong>di</strong>, apre un<br />

ulteriore spirag<strong>li</strong>o circa le moda<strong>li</strong>tà <strong>di</strong> lavoro dell’artista, pronto a nuove sperimentazioni e <strong>di</strong>sposto<br />

a interrompere momentaneamente lo stu<strong>di</strong>o dal vero. Il 10 ottobre 1941, a estate conclusa,<br />

rivolgendosi a Moran<strong>di</strong> ormai rientrato in via Fondazza e certo conoscendone le consuetu<strong>di</strong>ni <strong>di</strong><br />

prassi pittorica, Soffici g<strong>li</strong> scrive: “Mi è tanto piaciuto il <strong>paesaggi</strong>o <strong>di</strong> cui ti pregai <strong>di</strong> farmi una<br />

rep<strong>li</strong>ca l’anno prossimo, <strong>che</strong> ripensandoci qui mi è venuta un’idea <strong>che</strong> ti sottometto. È un’idea<br />

curiosa <strong>che</strong> può far ridere o esser presa in considerazione, secondo il temperamento. Si tratta <strong>di</strong><br />

questo. Ho pensato <strong>che</strong> forse tu potresti accontentarmi prima, facendomi, non una copia ma una<br />

<strong>li</strong>bera traduzione dello stesso <strong>paesaggi</strong>o. Vog<strong>li</strong>o <strong><strong>di</strong>re</strong> <strong>che</strong> mettendoti il <strong>di</strong>pinto davanti tu potresti<br />

farne un altro come ritraendolo dal vero, e cioè senza bisogno né <strong>di</strong> ripetere l’elaborazione tecnica,<br />

le pennellate ecc[.], né puntualmente le forme. Ho visto per esperienza <strong>che</strong> un tal lavoro è possibile.<br />

Potrebbe an<strong>che</strong> darsi <strong>che</strong> ti riuscisse piacevole e fe<strong>li</strong>ce pel risultato. Ne uscirebbe un’opera nuova<br />

sullo stesso tema o s<strong>che</strong>ma, e per me, mi basterebbe <strong>che</strong> ne restasse an<strong>che</strong> un’ombra. Non ti<br />

costerebbe né sforzi antipatici e te<strong>di</strong>osi né molto tempo. / Pensaci, e perdonami se la mia idea ti<br />

paresse grottesca o insulsa” 122 . Con solo un po’ <strong>di</strong> ritrosia, il 14 ottobre Moran<strong>di</strong> risponde: “Se cre<strong>di</strong><br />

mi <strong>di</strong>spiace infinitamente <strong>di</strong> aver già impegnato quel quadro <strong>che</strong> ti interessa e <strong>che</strong> ti avrei dato tanto<br />

volentieri. Io mi proverò a farne una rep<strong>li</strong>ca come tu mi <strong>di</strong>ci ma temo non verrà fuori nulla <strong>di</strong><br />

buono. Ti scriverò presto in proposito.” Poco <strong>più</strong> <strong>di</strong> quin<strong>di</strong>ci giorni dopo, il 2 novembre, ecco la<br />

conferma della nuova sperimentazione: “Ho già pronto il tuo paese. Non so sarà <strong>di</strong> tua<br />

sod<strong>di</strong>sfazione. / Non mi è possibile mandartelo subito perchè il colore, in questa stagione, stenta<br />

molto ad asciugare. / Se sarà possibile te lo porterò io oppure te lo spe<strong>di</strong>rò”. Dalla lettera del 7<br />

novembre sappiamo <strong>che</strong> sarà consegnato il giorno15: “Io dovrò venire a Firenze sabato 15 corr[.]<br />

[...]. Se il <strong>di</strong>pinto, come spero, sarà asciutto lo porterò. Se non ti fosse possibile trovarti a Firenze<br />

lascerò il quadro al Signor Ammirando<strong>li</strong> in Piazza della Signoria”. Deve trattarsi del Paesaggio,<br />

non a caso catalogato dal Vita<strong>li</strong> con la data 1940-1941, V. 285, ricordato come appartenente a<br />

Soffici e poi, purtroppo, <strong>di</strong> ubicazione ignota. D’altronde come poteva Moran<strong>di</strong> non dare ascolto a<br />

Soffici <strong>che</strong> per primo, già nel 1908, g<strong>li</strong> aveva in<strong>di</strong>cato la via <strong>di</strong> Cézanne quando il “profeta” non era<br />

ancora riconosciuto come tale nemmeno in Francia? A colui <strong>che</strong> con i suoi scritti, pervenuti in<br />

un’Ita<strong>li</strong>a antecedente la sferzata futurista e in una Bologna provinciale, g<strong>li</strong> aveva in<strong>di</strong>cato la via,<br />

così da guardare al francese e, come lui, subor<strong>di</strong>nare, nella resa dei <strong>paesaggi</strong>, “la verità esterna alla<br />

verità della sua visione interiore [...] non preoccupandosi se le proporzioni natura<strong>li</strong> verranno<br />

sforzate per obbe<strong><strong>di</strong>re</strong> al suo spirito, e imprimendo così alla sua opera quell’aspetto <strong>di</strong> vastità reale e<br />

ideale <strong>che</strong> fa assurgere il fatto <strong>più</strong> volgare alla <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> simbolo perpetuo della vita” 123 ?<br />

Diversamente non vi possono essere dubbi sulla ‘presa <strong><strong>di</strong>re</strong>tta’ della tela del 1941, V. 326, cat. 34,<br />

un’opera <strong>che</strong>, per la forte sperimentazione, testimonia la vita<strong>li</strong>tà della stagione paesistica <strong>di</strong><br />

Moran<strong>di</strong> neg<strong>li</strong> anni della guerra. Anzi, la pittura rapida e abbreviata <strong>che</strong> ne caratterizza la superficie<br />

ricoperta <strong>di</strong> colore, ormai quasi <strong>più</strong> senza tema, se quello spicchio <strong>di</strong> cielo non lo qua<strong>li</strong>ficasse, fa<br />

ritenere <strong>che</strong> sia stata <strong>di</strong>pinta <strong>di</strong> getto, sul motivo, quasi certamente in una sola seduta.<br />

Ricompare, ma in forma <strong>di</strong> semp<strong>li</strong>ficazione estrema, la muta struttura geometrica delle case, ridotte<br />

a picco<strong>li</strong> so<strong>li</strong><strong>di</strong>, in altri <strong>paesaggi</strong> <strong>di</strong> questi fervi<strong>di</strong>ssimi anni. Moran<strong>di</strong> attua questa ulteriore ricerca<br />

ricordandosi <strong>di</strong> Corot e della sua organizzazione e “impassibi<strong>li</strong>tà” 124 della visione – come nel caso<br />

del Paesaggio, V. 333, cat. 35 – , ma, da uomo colto, appoggiandosi an<strong>che</strong> al padre della scienza<br />

moderna, con un orientamento tanto <strong>più</strong> consequenziale se si pensa <strong>che</strong> faceva del cannocchiale un<br />

122 La corrispondenza tra Soffici e Moran<strong>di</strong> riguardante questo episo<strong>di</strong>o è riportata in L. Cavallo,“A Prato per vedere i<br />

Corot” cit. 1989, pp. 127-129. Nella chiosa a p. 130 si apprende <strong>che</strong> Mario Ammirando<strong>li</strong>, legato d’amicizia con Soffici,<br />

aveva rilevato la Farmacia Bizzarrini in Piazza della Signoria a Firenze.<br />

123 A. Soffici, Paul Cézanne, in “Vita d’arte”, I, I, p. 328.<br />

124 F.Fergonzi, Giorgio Moran<strong>di</strong> Criticism Cities Sources Series, in Moran<strong>di</strong> Master of Modern Still Life, catalogo della<br />

mostra (Phil<strong>li</strong>p Collection), a cura <strong>di</strong> F. Fergonzi e E. Barisoni, Washington 2009, p. 28.<br />

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