1 E dire che i paesaggi li amavo di più Le mostre, insieme a ... - Diras

Maria Cristina Bandera
sofferma su quello di Longhi del 1940, V. 277, cat. 29, per “lo scatto improvviso, inquieto e
subitamente immobile entro l’arditissimo ‘taglio’ intellettuale”, su quello di Gnudi del 1940, V.
280, cat. 31, per “il muto squallore nel giorno di cenere” e su quello del 1941, V. 326, cat. 34,
indicato come di Gianni Mattioli, dove la “compattezza metrica dell’insieme” vince “la fatica,
neocezanniana” 60 . Subito dopo segnala quelli del 1943, dipinti all’epoca dell’isolamento di Morandi
a Grizzana, che vede come “immagine di solitudine estrema e mortalmente serena”, in cui le curve
incombenti delle colline gli scatenano un processo immaginativo da ricordargli Leopardi e il suo
“da tanta parte / dell’ultimo orizzonte il guardo esclude” 61 . Una notazione che sarà condivisa da
Paolo Fossati che nel 1990 recensirà la mostra del centenario del pittore con un testo dal titolo
L’istinto leopardiano di Morandi 62 . Né, a questo proposito, si può dimenticare la consuetudine del
pittore di leggere Leopardi le cui prose e le cui poesie rappresentavano i suoi livres de chevet 63 .
Il musicologo Luigi Magnani, la cui figura è tratteggiata in tutte le sue sfaccettature qui in catalogo
da Gian Paolo Minardi, entrò in contatto con Morandi ancora negli anni quaranta grazie a Cesare
Brandi, ma solo a decenni di distanza, dopo avere raccolto un numero consistente e importante di
sue opere, raccontò la lunga amicizia con il pittore in un volume che, già dal titolo, dichiara un
punto di vista personale: Il mio Morandi 64 . Da uomo colto, in riferimento al pittore, cita Pascal,
Goethe e Stendhal e, come già Arcangeli, Leopardi 65 , da musicologo nota come nella sua pittura
“un motivo fondamentale [...] come in una musica, genera variazioni secondo un certo ordine di
successione”, quasi si tratti di “distinte parti o voci di una polifonia” 66 , e, da collezionista, parla del
Paesaggio del 1943, V. 464, cat. 49, di sua proprietà. Il passo relativo al dipinto si rivela utile per
anticipare le modalità di lavoro dell’artista davanti al paesaggio, anche se l’argomento dovrà essere
ripreso: “Quando lo conobbi egli abitava all’ultimo piano di un’antica casa fuori dal paese. Vasti
spazi si offrivano al suo sguardo: colline cosparse di macchie, di radure, di boschi; qualche raro
casolare faceva apparire anche più desolata quella solitudine a Morandi beata. Un giorno
indicandomi da una finestra un punto lontano mi disse: – Lo vede lassù il suo quadro? L’ho dipinto
in questa stanza, – e mi pose il cannocchiale con cui soleva contemplare i paesaggi da lui scelti.
Riconobbi a stento, in quel solitario lembo di terra, il luogo che aveva posato per un suo paesaggio
del ’42 [ma 1943], con una casa bianca, senza finestre, segregata dal mondo, come estranea a ogni
umano consorzio, tra un folto gruppo d’alberi che sembrano proteggerla e custodirla, ultima silente
Tule, sognato rifugio di pace” 67 .
Quanto a Giuliano Briganti e a Roberto Tassi pare quasi che intreccino la loro scrittura raffinata,
tanto offrono una lettura univoca e coinvolgente, entrambi affascinati dai paesi di Morandi. Tanto il
primo, nel 1984, immagina il pittore “fissare a lungo, stringendo gli occhi, nella lontananza, un
particolare paesaggio, ricercandolo nella luce giusta, per poi dilatarlo, semplificarlo, trasfigurarlo
renderlo «quadro», attraverso una pensosa elaborazione, ancor prima nella mente e sulla tela” 68 e il
secondo, nel 1992, in un lungo saggio su Il paesaggio di Morandi per una mostra monografica a
Bruxelles, evidenzia come in lui l’atto di contemplare si prolunghi “per un tempo indeterminato ma
molto protratto, e si ripete, fino a ottenere un assorbimento del paesaggio, della sua verità esteriore,
della sua essenza, della sua struttura formale” 69 . Tassi, in particolare, sottolinea la corrispondenza
tra la sensibilità del pittore e l’Appennino emiliano, dal momento che questo paesaggio unisce “due
60
Ivi, p. 299.
61
Ivi, pp. 302, 303.
62
P. Fossati L’istinto leopardiano di Morandi, in “L’indice dei libri del mese”, 3, 1991, ora in Id., La passione del
critico. Scritti scelti sulle arti e la cultura del Novecento, a cura di G. Contessi e M. Panzeri, Varese 2009, p. 80-83.
63
L. Selleri, La biblioteca di Morandi, in Museo Morandi. Catalogo generale, Cinisello Balsamo (Milano), 2004, pp.
51-52.
64
L. Magnani, Il mio Morandi, Torino 1982.
65
Ivi, p. 16.
66
Ivi, p. 29.
67
Ivi, p. 14
68
G. Briganti, I paesaggi di Morandi cit. 1984, p. 10.
69
R. Tassi, Il paesaggio di Morandi cit. 1992, pp. 208.
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