1 E dire che i paesaggi li amavo di più Le mostre, insieme a ... - Diras
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Maria Cristina Bandera<br />
scrittore come Don DeLillo <strong>che</strong> davanti alle sue nature morte ha scritto: “Erano gruppi <strong>di</strong> bottig<strong>li</strong>e,<br />
broc<strong>che</strong>, scatole <strong>di</strong> metallo per biscotti, nient’altro, ma c’era qualcosa nelle pennellate, o nei bor<strong>di</strong><br />
irregolari <strong>di</strong> vasi e baratto<strong>li</strong>, <strong>che</strong> sembrava contenere un mistero a cui non sapeva dare un nome, una<br />
sorta <strong>di</strong> introspezione, umana e oscura, <strong>di</strong>stante dalla luce stessa e dai colori del <strong>di</strong>pinto” 159 . È la<br />
stessa cifra segreta <strong>che</strong> possiamo captare nei <strong>paesaggi</strong>.<br />
Ci siamo accorti <strong>di</strong> queg<strong>li</strong> esi<strong>li</strong> e tremolanti bor<strong>di</strong> <strong>di</strong> tela bianca <strong>che</strong> costellano il quadro, così da non<br />
bloccare la superficie <strong>di</strong>pinta, ma <strong>che</strong> piuttosto suscitano una sensazione <strong>di</strong> poetica e apparente<br />
precarietà, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> qualsiasi fotografia forzatamente riquadrata? Abbiamo compreso come<br />
Moran<strong>di</strong> sia non l’ultimo rappresentante della pittura figurativa, ma il poeta della sua crisi, capace<br />
<strong>di</strong> viverne e interpretarne il logoramento, ma an<strong>che</strong> <strong>di</strong> trovare soluzioni alternative? E soprattutto,<br />
per intendere questi ‘paesi’, siamo stati capaci <strong>di</strong> avvertire quel fondamentale processo <strong>di</strong><br />
interiorizzazione e <strong>di</strong> scavo, <strong>di</strong> ricerca <strong>di</strong> riduzione della forma e <strong>di</strong> essenzia<strong>li</strong>tà <strong>che</strong> eg<strong>li</strong> seppe<br />
compiere davanti alla realtà visibile, così da fare dei suoi <strong>paesaggi</strong> una pittura forse non già in<br />
sintonia con i propri tempi, ma piuttosto una espressione artistica <strong>che</strong>, per quella sua lacerazione tra<br />
l’essere e l’apparenza, riflette l’inquietu<strong>di</strong>ne moderna? Abbiamo avvertito come questa sua pittura,<br />
enigmatica e talora sfuggente, sia anticipatrice e precorritrice della sensibi<strong>li</strong>tà dei nostri giorni, in<br />
grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogare con l’oggi, così da essere <strong>più</strong> <strong>che</strong> mai attuale e universale? Insomma, ne abbiamo<br />
saputo cog<strong>li</strong>ere l’essenza?<br />
159 Don DeLillo, L’uomo <strong>che</strong> cade [Fal<strong>li</strong>ng Man, 2007], Torino, 2008, p. 14.<br />
Maria Cristina Bandera<br />
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