1 E dire che i paesaggi li amavo di più Le mostre, insieme a ... - Diras
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Maria Cristina Bandera<br />
<strong>di</strong> scambio e <strong>di</strong> complementarietà tra i suoi <strong>di</strong>pinti e le sue incisioni. Inoltre, al fine <strong>di</strong> rendere<br />
palpabile la ricerca <strong>di</strong> avanguar<strong>di</strong>a <strong>che</strong> in queg<strong>li</strong> anni accomunava le ricer<strong>che</strong> del pittore a quelle <strong>di</strong><br />
Giuseppe Raimon<strong>di</strong>, merita rileggere quanto il letterato ricorda a proposito <strong>di</strong> questa veduta: “La<br />
Villa Comi colla sua torre <strong>di</strong> ferro si scorgeva dalle finestre <strong>di</strong> casa. Con Moran<strong>di</strong> si guardava un<br />
poco della villa <strong>che</strong> emergeva dal folto deg<strong>li</strong> alberi e si parlava della torre Comi alta nel cielo<br />
grigio. Guardando la piccola Tour Eiffel dei bolognesi si finiva a parlare della Parigi <strong>che</strong> noi non<br />
conoscevamo. Venivano la suggestione, il nome <strong>di</strong> Degas, <strong>di</strong> Renoir. E quello <strong>di</strong> Apol<strong>li</strong>naire. Il<br />
nostro tempo in queg<strong>li</strong> anni era involto nei tratti amati della poesia e della pittura. Si viveva coi<br />
pie<strong>di</strong> per terra, ma un poco dentro il sogno, un pensiero <strong>di</strong> quelle cose. Il <strong>paesaggi</strong>o <strong>di</strong> Moran<strong>di</strong> con<br />
la Villa Comi rimane e risuona pacatamente con la memoria <strong>di</strong> quel tempo, g<strong>li</strong> anni della<br />
gioventù” 97 .<br />
Muto e so<strong>li</strong>tario, spog<strong>li</strong>ato da qualsiasi elemento descrittivo, è l’e<strong>di</strong>ficio dalla forma cubica <strong>che</strong>, in<br />
una visione <strong>che</strong> tende a essere frontale an<strong>che</strong> se non centra<strong>li</strong>zzata, si erge tra una sorveg<strong>li</strong>atissima<br />
vegetazione, in<strong>di</strong>cata dapprima da fasce orizzonta<strong>li</strong> <strong>di</strong> un <strong>di</strong>verso tono <strong>di</strong> verde impastato col giallo<br />
e poi da fronde <strong>più</strong> mosse, ma <strong>di</strong> uguale armonia cromatica, e davanti a un cielo ancora solcato da<br />
nuvole, nel Paesaggio del 1925, V. 108, cat. 8. Senza dubbio per la sua modernità ed essenzia<strong>li</strong>tà,<br />
nel 1950, all’epoca in cui si trovava nella collezione Deana <strong>di</strong> Venezia, fu scelto da Giuseppe<br />
Ungaretti per illustrare i Pittori ita<strong>li</strong>ani contemporanei – tra cui, appunto, Moran<strong>di</strong> – selezionati<br />
perchè a suo <strong><strong>di</strong>re</strong> “furono i protagonisti della Rivoluzione del 1910. Furono i miei compagni <strong>di</strong><br />
queg<strong>li</strong> anni, anni <strong>che</strong> an<strong>che</strong> in poesia prepararono un rinnovamento” 98 . Si tratta <strong>di</strong> un’opera <strong>che</strong><br />
prelude al mirabile equi<strong>li</strong>brio <strong>che</strong> caratterizza il gruppo <strong>di</strong> case, tra <strong>di</strong> loro rinserrate e dai muri <strong>li</strong>sci,<br />
del sobborgo <strong>di</strong> Chiesanuova del Paesaggio del 1925, V. 110, cat. 9, il cui primo proprietario fu<br />
Curzio Malaparte. Per la riduzione delle forme ad uno s<strong>che</strong>ma quasi geometrico e per la <strong>di</strong>visione<br />
spaziale <strong>di</strong> superfici regolari, oltre <strong>che</strong> per quei casamenti <strong>di</strong> un morbido color mattone, insomma<br />
per la “qua<strong>li</strong>tà sti<strong>li</strong>stica <strong>di</strong> rinnovata semp<strong>li</strong>cità quattrocentesca, in astrazione <strong>di</strong> contenuti” è stata<br />
letta da Maria Mimita Lamberti come un “sorprendente anticipo pierfrancescano”, in riferimento<br />
alla monografia del pittore toscano <strong>che</strong> sarebbe stata data alle stampe nel 1927 da Roberto Longhi<br />
per le e<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> “Valori Plastici”. Ma è da credere <strong>che</strong> l’evidente rapporto <strong>di</strong> dare e avere sia da<br />
intendersi piuttosto in <strong><strong>di</strong>re</strong>zione inversa dal momento <strong>che</strong> già nel 1914 lo storico dell’arte aveva<br />
scritto quel Piero dei Franceschi e lo sviluppo della pittura veneziana <strong>che</strong> doveva essere già noto a<br />
Moran<strong>di</strong>. A questo saggio, pubb<strong>li</strong>cato in “L’Arte”, il pittore doveva essere risa<strong>li</strong>to quantomeno nel<br />
lug<strong>li</strong>o 1919 quando è documentata – grazie ad una lettera inviata a Raimon<strong>di</strong> 99 – la sua ricerca del<br />
fascicolo della rivista <strong>di</strong> quello stesso 1914 con il testo dello storico dell’arte su Orazio Borgianni<br />
oltre a quello del 1916 su Gentileschi padre e fig<strong>li</strong>a. Non vi è dubbio, inoltre, <strong>che</strong> a un attento<br />
lettore de “La Voce” come Moran<strong>di</strong>, <strong>che</strong> a suo modo aveva già passato una fase futurista, il nome <strong>di</strong><br />
Longhi doveva essere assai noto a partire dal suo fondamentale I pittori futuristi apparso nel 1913<br />
sulla stessa rivista. Va ipotizzato, inoltre, <strong>che</strong> il saggio <strong>di</strong> Longhi su Piero e la pittura veneziana,<br />
grazie non solo alle immagini, ma an<strong>che</strong> alle celebri equivalenze pittori<strong>che</strong> della sua scrittura,<br />
dovette rappresentare per Moran<strong>di</strong> uno spirag<strong>li</strong>o determinante d’interesse per la pittura tonale <strong>di</strong><br />
Giovanni Bel<strong>li</strong>ni, un pittore <strong>che</strong> farà parte della sua famosa <strong>li</strong>sta preferenziale, così com’è ricordata<br />
proprio dallo storico dell’arte: “Giotto, Masaccio, Piero, Bel<strong>li</strong>ni, Tiziano, Char<strong>di</strong>n, Corot, Renoir,<br />
Cézanne” 100 .<br />
Nella numerazione del catalogo generale redatto dal Vita<strong>li</strong> e an<strong>che</strong> nel nostro percorso della mostra<br />
al <strong>paesaggi</strong>o <strong>di</strong> Chiesanuova segue quello del Ponte della Savena, 1925, V. 111, cat. 10. I luoghi<br />
rappresentati in questi ultimi due <strong>di</strong>pinti sono an<strong>che</strong> caratterizzati da una vicinanza geografica. Lo<br />
97 G. Raimon<strong>di</strong>, Anni con Giorgio Moran<strong>di</strong>, Milano 1970, p. 137.<br />
98 G. Ungaretti, Pittori ita<strong>li</strong>ani contemporanei, Bologna 1950, tav. 37.<br />
99 G. Raimon<strong>di</strong>, Anni con Giorgio Moran<strong>di</strong>, cit. 1970, p. 186, riporta la lettera, datata 24 lug<strong>li</strong>o 1919, in cui Moran<strong>di</strong><br />
g<strong>li</strong> scrive: “Oggi sono andato in bib<strong>li</strong>oteca ma non mi è stato possibile vedere quei fascico<strong>li</strong> dell’Arte. Mi hanno detto<br />
<strong>che</strong> sono dal rilegatore. Volevo sapere dove si trovano alcuni quadri <strong>di</strong> Gentileschi e <strong>di</strong> Borgianni”.<br />
100 R. Longhi, Giorgio Moran<strong>di</strong>, [1945], ora in Scritti sull’Otto e Novecento, cit. 1984, p 95.<br />
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