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L’arresto è avvenuto la sera di mercoledì, a Bellinzona, ma ha avuto<br />
un prologo nel pomeriggio, a Locarno. Un bandito armato fa irruzione<br />
nella sede del Credito Commerciale, s’impossessa di 140 mila<br />
franchi e fugge. Scattano le indagini, a sera i gendarmi entrano nel<br />
ristorante della stazione di Bellinzona. Seduto a un tavolo scorgono<br />
un uomo con una borsa di pelle. È italiano, ma non li convince il<br />
passaporto che mostra, intestato ad Artemio Spinelli, milanese. Portato<br />
al comando, si scopre che nella cartella ha una decina di carte<br />
d’identità in bianco. Arresto. Dalla borsa salta fuori anche la foto di<br />
un giovane con dati anagrafici segnati sul retro. L’indomani mattina,<br />
nell’ufficio del capo della polizia cantonale Giorgio Lepri, arriva un<br />
funzionario italiano: una visita per «normali scambi di informazioni».<br />
Lepri avverte il collega dell’arresto compiuto la sera prima.<br />
«Vorrei vederlo» dice il poliziotto. Poi, di fronte all’arrestato, esclama:<br />
«Ma questo è Morlacchi, il capo delle Brigate Rosse del Lorenteggio,<br />
a Milano!».<br />
In realtà, sia la faccenda della tentata evasione dei compagni bolognesi<br />
sia la rapina di Locarno sono due montature orchestrate dai<br />
carabinieri e dal Sid per riuscire a trattenere in galera il “prigioniero”<br />
Pietro Morlacchi ben oltre i quindici giorni comminatigli per<br />
detenzione di documenti falsi e ingresso illegale in Svizzera. Anche<br />
il poliziotto che “casualmente” faceva visita al suo collega svizzero<br />
era in realtà già informato di tutta la vicenda. Lo scopo della montatura<br />
era di consentire alle autorità italiane, anche e soprattutto dopo<br />
l’arresto di mia madre e della compagna Petra Krause, di predisporre<br />
la domanda di estradizione verso il Bel Paese. C’era però un problema:<br />
la legislazione svizzera proibiva l’estradizione di persone accusate<br />
di reati di natura politica. Si trattava, quindi, di trovare una<br />
valida forma giuridica per estradare dei militanti delle Brigate Rosse<br />
facendo finta che si trattasse di delinquenti comuni. Il gioco, ovviamente,<br />
riuscì.<br />
Ma sia mia madre che mio padre cercarono in tutti i modi di non<br />
cadere nelle mani della polizia italiana. Le accuse per le quali venne<br />
richiesta la loro estradizione erano le seguenti: rapina aggravata, violazione<br />
di domicilio, sequestro di persona, lesioni volontarie aggravate,<br />
partecipazione ad associazione sovversiva. Ma con imputazioni<br />
simili il collegamento con la loro militanza politica appariva evidente<br />
e per questo una eventuale estradizione sarebbe risultata illegale. Al<br />
contrario, la causa intentata al Ministero pubblico della Confedera-<br />
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