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ciò e sussurrò alle nostre orecchie: «Vedete questi uomini che sono<br />

intorno a noi? Guardateli bene! Odiateli per sempre. Ricordatevi:<br />

odiateli per tutta la vita!». Si voltò e, con un gesto di stizza verso se<br />

stesso, se ne andò verso le celle. Il nodo che mi si formò alla gola non<br />

si sciolse in pianto e mi rimane tuttora.<br />

Anni dopo, alcuni compagni che con lui erano incarcerati a Palmi<br />

mi raccontarono che finito quel colloquio Pierino si chiuse in cella e<br />

non volle vedere nessuno per parecchi giorni.<br />

Ancora una volta<br />

Verso la fine del 1982 mia madre venne nuovamente arrestata. L’avvocato<br />

la avvisò in anticipo: le restava un residuo di pena di circa un<br />

anno. Dopo avere appreso la notizia, Heidi invitò a cena Adriano e<br />

la sua famiglia. Spiegò loro la faccenda con tutta calma. Capii perfettamente<br />

di che cosa stavano parlando e mi resi conto che a breve ci<br />

saremmo nuovamente separati. Mi prese una tristezza profonda e<br />

cercai di trovare la stessa forza che sembrava dimostrare mia madre.<br />

Questa volta Heidi organizzò la sua nuova dipartita nei minimi<br />

dettagli. Convocò i fratelli Morlacchi (che noi bambini chiamavamo<br />

“comitato esecutivo”) e ci fu la riunione che avrebbe dovuto decidere<br />

la sorte mia e di mio fratello: ancora una volta, la famiglia doveva<br />

far fronte alla nuova emergenza e scegliere le case che avrebbero dovuto<br />

ospitarci. Questa volta venimmo coinvolti nella decisione e<br />

ascoltarono anche il nostro parere. Io finii a casa di mio zio Carletto<br />

in compagnia di suo figlio Ivano che, all’epoca, era come se fosse il<br />

mio fratello maggiore. Ernesto tornò ancora una volta da Adriano,<br />

anch’egli in compagnia di suo cugino Emiliano. Tutto venne organizzato<br />

come se si trattasse di pianificare le ferie estive.<br />

Nei mesi che precedettero il suo nuovo arresto, due volte alla settimana<br />

Heidi doveva presentarsi alla questura di Porta Genova per<br />

“firmare”, ovvero per comprovare tramite la propria presenza che<br />

non era fuggita. Sapeva che l’arresto sarebbe scattato in occasione di<br />

una di quelle firme e grazie al suo avvocato riuscì anche a scoprire<br />

quale sarebbe stato il giorno fatidico. La sera prima ci disse che probabilmente<br />

non sarebbe tornata a casa dopo la consueta firma e che<br />

dovevamo solo andare a casa della nonna. Aveva un tono così tranquillo<br />

che quasi non capimmo che cosa ci stesse dicendo. Io avevo<br />

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