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to in Italia. Nei pressi di Lubecca ebbe un altro attacco ancora più<br />
forte del primo. Non riusciva più a controllarsi, iniziò a urlare dal<br />
dolore. Il treno venne fermato per prestargli soccorso, ma nessuno<br />
capiva con esattezza quale fosse il suo problema: «Che figura! Tutti<br />
che mi guardavano dal finestrino del treno e io che urlavo come un<br />
matto!». Gianni venne trasferito all’ospedale di Lubecca e operato<br />
d’urgenza. Quando riprese conoscenza, i medici cercarono di spiegargli<br />
che avevano dovuto asportargli varie ulcere e che l’intervento<br />
chirurgico non era stato semplice; non andarono però più in là nella<br />
spiegazione.<br />
A Milano nessuno sapeva che fine avesse fatto Gianni. Della sua<br />
partenza erano stati avvisati da Pierino e aspettavano il suo arrivo,<br />
ma mio zio non era nelle condizioni di avvisarli di ciò che gli era successo.<br />
Sembrava che di lui si fossero perse definitivamente le tracce.<br />
Peraltro, lo stesso Gianni non sembrava prodigarsi oltremodo per<br />
porre fine alla sua degenza ospedaliera: il posto era confortevole e<br />
lui usciva da mesi e mesi di vita mondana.<br />
Un giorno gli capitò però di prendere in mano una di quelle riviste<br />
specializzate pubblicate negli ospedali. Nel mezzo della prima<br />
pagina c’era una foto con un’equipe di medici sorridenti e sotto, nella<br />
didascalia, lesse distintamente il suo nome e cognome: “Giovanni<br />
Morlacchi”. Insospettito, chiese nel suo rudimentale tedesco che cosa<br />
fosse realmente successo durante l’operazione. Gli spiegarono<br />
che era stata l’involontaria cavia di un intervento sperimentale, che<br />
prevedeva l’asportazione di buona parte dello stomaco e la sua sostituzione<br />
con una sorta di sacca plastificata che avrebbe dovuto fungere<br />
da organo sostitutivo. Quasi orgoglioso della notizia ricevuta,<br />
ma a quel punto anche preoccupato, decise di accelerare le procedure<br />
per la sua dimissione e per il suo ritorno in Italia. Non aveva soldi.<br />
Telefonò a casa e, come al solito, il sorteggiato per l’incombenza fu<br />
Adriano, che partì in macchina per andare a riprendersi il fratello a<br />
Lubecca.<br />
Da allora, ogni volta che Gianni è costretto a fare un’ecografia deve<br />
sorbirsi lo sguardo perplesso e incredulo dei medici: «Ma, signor<br />
Morlacchi! Lei non ha lo stomaco?». Evidentemente quella sacca<br />
non viene rilevata dalle attrezzature mediche; la sua pancia appare<br />
come un vuoto contenitore senza alcun collegamento all’intestino.<br />
Qualche mese dopo l’operazione Gianni ricevette l’invito a presentarsi<br />
presso l’ambasciata tedesca. Senza troppe cerimonie, gli<br />
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