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spetto ai deportati: la sera poteva uscire liberamente dal campo. Era<br />
un semilibero. Non tardò molto a decidere che era il caso di fuggire.<br />
Dopo un lunghissimo e travagliato viaggio riuscì a rientrare a casa,<br />
ma in Italia era ormai ricercato come disertore. Trovò riparo nella<br />
casa di Alberto Messa ma, alla fine, venne catturato dai fascisti a<br />
Lambrate. Con lui quel giorno c’era suo fratello Gianni, che aveva<br />
tredici anni. Il ricordo di Gianni è ancora vivo: «Eravamo all’Ortica,<br />
per andare all’Idroscalo. C’era una breccia nel muro della ferrovia<br />
che era stata bombardata. Noi andavamo lì per rubare il carbone. Ci<br />
fermò la guardia repubblichina e ci chiese i documenti. Carletto aveva<br />
con sé dei documenti falsi. Fecero uscire tutti dalla caserma,<br />
escluso lui. Io iniziai a correre come un matto per raggiungere la caserma<br />
Aldo Resega, sempre all’Ortica, dove c’erano i fascisti “della<br />
mia porta”. Incontrai un tal Villani e gli raccontai l’accaduto: “Stanno<br />
per fucilare il Carletto!” gli dissi. Prendemmo la bicicletta e arrivammo<br />
che mio fratello era già attaccato al muro. Appena in tempo!<br />
Villani urlò a questi fascisti: “Fermi!” e loro: “Questo è un disertore!”.<br />
“Questa zona fa parte della nostra giurisdizione” gridò Villani.<br />
Davanti alle insistenze dei repubblichini, spianò il mitra urlando:<br />
“Ho detto che questo viene via con me, se no siete tutti morti”. Poi<br />
aggiunse: “La prossima volta che passate sotto questo ponte state attenti!”».<br />
Durante il tragitto verso la caserma, Carletto venne fatto<br />
scappare.<br />
La sua condizione era ormai pericolosissima. Messo alle strette,<br />
decise di partire per la Val Sesia dove si aggregò alle Brigate Garibaldi<br />
comandate da Cino Moscatelli. In questo modo rocambolesco ebbe<br />
inizio la vicenda partigiana di mio zio Carletto.<br />
«Alla base di tutto c’è un grosso equivoco. La scelta partigiana di<br />
Dino e Carletto non fu cosciente. Per Dino fu il modo per evitare di<br />
andare in guerra a combattere con i fascisti. Preferì combattere contro<br />
i fascisti. Per Carletto fu meno opportunistica, ma comunque<br />
non immediatamente politica. Voleva aiutare la famiglia, disertando<br />
e andando a lavorare in Germania; poi si è ritrovato in Val Sesia con<br />
Moscatelli», racconta Antonio.<br />
Della loro esperienza partigiana in montagna sia Dino che Carletto<br />
non fecero trapelare che poche notizie e informazioni. Antonio mi<br />
raccontò di essersi deciso a riferire alcuni fatti, narratigli in modo<br />
sofferto da Carletto, solo dopo la morte di questo.<br />
In montagna i caratteri diversi dei due partigiani Morlacchi<br />
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