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UDA: Josè Saramago, "Cecità" - Untitled Page

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perché la moglie tardasse tanto, la strada era lì accanto, ottanta, cento metri, Se<br />

ritardiamo il medico se ne va via, pensò. Non poté evitare un gesto meccanico,<br />

alzare il polso sinistro e abbassare gli occhi per vedere l'ora. Strinse le labbra<br />

come se fosse stato colpito da un improvviso dolore, e ringraziò la sorte che in<br />

quel momento non fosse spuntato un vicino, perché all'istante, alla prima parola<br />

che gli avessero rivolto, sarebbe scoppiato in lacrime. Una macchina si fermò in<br />

strada, Finalmente, pensò, ma subito dopo fu colpito dal rumore del motore,<br />

Questo è un diesel, è un tassì, disse, e spinse di nuovo l'interruttore della luce.<br />

Stava entrando la moglie, nervosa, frastornata, Il tuo santo protettore, l'anima<br />

buona, ci ha portato via la macchina, Non può essere, non avrai visto bene, Chiaro<br />

che ho visto bene, io ci vedo bene, le ultime parole le uscirono involontariamente,<br />

Mi avevi detto che la macchina era nella strada accanto, si corresse, e non c'è,<br />

oppure l'hanno lasciata in un'altra, No, no, era quella, ne sono certo, E allora è<br />

sparita, In tal caso, le chiavi, Ha approfittato del tuo disorientamento, del<br />

frangente in cui ti trovavi, e ci ha derubati, E io che, per paura, non l'ho neanche<br />

fatto entrare in casa, se fosse rimasto a farmi compagnia fino al tuo arrivo non<br />

avrebbe potuto rubarci la macchina, Andiamo, c'è il tassì che aspetta, ti giuro che<br />

darei persino un anno di vita perché quel furfante diventasse cieco pure lui, Non<br />

parlare così forte, E gli rubassero tutto quanto possiede, Può darsi che si faccia<br />

vedere, Eccome, domani ci bussa alla porta dicendo che è stata una distrazione,<br />

chiedendo scusa, e informandosi se stai un po' meglio.<br />

Rimasero in silenzio fino all'ambulatorio del medico. Lei cercava di scacciare<br />

dal pensiero il furto della macchina, stringeva affettuosamente le mani del<br />

marito, mentre lui, a capo chino perché l'autista non potesse vedergli gli occhi dal<br />

retrovisore, non cessava di domandarsi com'era possibile che una disgrazia così<br />

grande gli stesse capitando, proprio a lui, A me, perché. Gli giungevano alle<br />

orecchie i rumori del traffico, qualche voce più alta quando il tassì si fermava, a<br />

volte succede, stiamo ancora dormendo e i suoni esterni attraversano già il velo<br />

dell'incoscienza in cui siamo ancora avvolti, come in un lenzuolo bianco. Come in<br />

un lenzuolo bianco. Scosse il capo sospirando, la moglie gli sfiorò lievemente il<br />

viso, come a dire Tranquillo, sono qui, e lui abbandonò il capo sulla spalla di lei,<br />

senza badare a cosa avrebbe pensato l'autista, Se fossi tu nelle mie condizioni,<br />

non potresti star lì a guidare, pensò puerilmente, e, senza notare l'assurdità<br />

dell'enunciato, si congratulò per essere stato ancora capace, nella disperazione, di<br />

formulare un ragionamento logico. Scendendo dal tassì, aiutato discretamente<br />

dalla moglie, sembrava calmo, ma, davanti alla porta dell'ambulatorio dove<br />

avrebbe conosciuto la propria sorte, le domandò con un mormorio tremante,<br />

Come starò quando ne uscirò, e scosse il capo come chi non ha più speranza.<br />

La moglie informò la segretaria di essere quella persona che aveva<br />

telefonato mezz'ora prima per il marito, e lei li fece passare in una saletta dove<br />

aspettavano altri malati. C'era un vecchio con una benda nera su un occhio, un<br />

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