UDA: Josè Saramago, "Cecità" - Untitled Page
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infettarsi, era un pensiero stupido, non gli venne in mente che se la stava<br />
trascinando così dalla camerata, Beh, non ha importanza, mi medicheranno prima<br />
che s'infetti, pensò poi per tranquillizzarsi, e si mise di lato per raggiungere meglio<br />
la corda. Non la trovò subito. Si era dimenticato che si trovava in posizione<br />
perpendicolare alla corda quando era rotolato giù per la scala, ma l'istinto lo fece<br />
rimanere dov'era. Poi fu il ragionamento che lo guidò a sedersi e a muoversi<br />
lentamente fino a toccare con le reni il primo gradino, e finalmente, provando un<br />
sentimento esultante di vittoria, sentì la rugosità della corda sulla mano alzata.<br />
Probabilmente fu questo stesso sentimento che, subito dopo gli fece scoprire la<br />
maniera di spostarsi senza che la ferita sfiorasse il suolo, mettersi di spalle<br />
rispetto al portone e, usando le braccia a mo' di stampelle, come un tempo<br />
facevano gli storpi, spostare, con piccoli movimenti, il corpo seduto. All'indietro,<br />
sì, perché in questo come in altri casi tirare era ben più facile che spingere. La<br />
gamba, così, non soffriva tanto, e inoltre il dolce pendio del terreno, declinante<br />
verso l'uscita, aiutava. Quanto alla corda, non c'era pericolo di perderla, quasi la<br />
toccava con il capo. Si domandava se gli mancasse ancora molto per arrivare al<br />
portone, non era la stessa cosa muoversi all'impiedi, meglio ancora se con tutti e<br />
due i piedi, e avanzare a ritroso, con spostamenti di mezzo palmo o meno.<br />
Dimenticando per un istante di essere cieco, girò la testa come per accertarsi di<br />
quanto gli mancava ancora e si ritrovò davanti lo stesso biancore senza fondo.<br />
Sarà notte, sarà giorno, si domandò, beh, se fosse giorno mi avrebbero già visto,<br />
inoltre c'è stata solo una colazione, e molte ore fa. Lo sgomentavano lo spirito<br />
logico che stava scoprendo in se stesso, la rapidità e la giustezza dei ragionamenti,<br />
si vedeva diverso, un altro uomo, e se non fosse stato per questa scalogna della<br />
gamba sarebbe stato pronto a giurare di non essersi mai sentito tanto bene in vita<br />
sua. La schiena sbatté contro la parte inferiore, laminata, del portone. Era<br />
arrivato. Lì nella garitta per proteggersi dal freddo, al soldato di sentinella gli era<br />
parso di udire dei lievi rumori che non era riuscito a identificare, in tutti i modi<br />
non pensò che potessero provenire dall'interno, doveva essere stato il rapido<br />
fruscio degli alberi, un ramo che il vento faceva sfiorare leggermente sul cancello.<br />
Un altro rumore gli giunse d'improvviso alle orecchie, ma diverso, una botta, un<br />
colpo più precisamente, non poteva essere dovuto al vento. Nervoso, il soldato<br />
uscì dalla garitta col dito sul grilletto del fucile automatico e guardò in direzione<br />
del portone. Non vide nulla. Il rumore, però, si era ripetuto, più forte, adesso era<br />
simile a quello di unghie che raschiavano su una superficie rugosa. La lastra del<br />
portone, pensò. Fece un passo verso la tenda dove il sergente dormiva, ma lo<br />
trattenne il pensiero che se avesse dato un falso allarme ne avrebbe sentite delle<br />
belle, ai sergenti non piace essere svegliati, anche quando ce ne sia motivo.<br />
Guardò di nuovo verso il portone e aspettò, teso. Molto lentamente, nello spazio<br />
fra due sbarre verticali, come un fantasma, cominciò ad apparire una faccia<br />
bianca. La faccia di un cieco. La paura fece ghiacciare il sangue del soldato, e fu la<br />
paura a fargli puntare l'arma e sparare una raffica a bruciapelo.<br />
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