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UDA: Josè Saramago, "Cecità" - Untitled Page

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come se ci avessero legato mani e piedi. Dal letto quattordici, lato sinistro, il<br />

malato rispose, A me non mi lega nessuno, dottore.<br />

Passarono le ore, uno dopo l'altro i ciechi si addormentarono. Alcuni si<br />

erano coperti anche la testa, come se desiderassero che l'oscurità, un'oscurità<br />

autentica, una nera oscurità potesse spegnere definitivamente quei soli offuscati<br />

in cui si erano trasformati i loro occhi. Le tre lampadine appese all'alto soffitto,<br />

fuori dalla loro portata, diffondevano sopra le brande una luce sporca, giallastra,<br />

che non riusciva neanche a creare delle ombre. Quaranta persone dormivano o<br />

tentavano disperatamente di addormentarsi, alcune sospiravano e mormoravano<br />

sognando, forse vedevano in sogno ciò che sognavano, forse dicevano, Se questo<br />

è un sogno, non voglio svegliarmi. I loro orologi erano tutti fermi, si erano<br />

dimenticati di caricarli o avevano pensato che non ne valesse la pena, solo quello<br />

della moglie del medico continuava a funzionare. Erano le tre del mattino passate.<br />

Più in là, molto lentamente, appoggiandosi sui gomiti, il ladro della macchina<br />

sollevò il busto. Non sentiva la gamba, c'era solo il dolore, il resto non gli<br />

apparteneva più. L'articolazione del ginocchio si era irrigidita. Rotolò con il corpo<br />

dalla parte della gamba sana, che lasciò pendere fuori dal letto, poi, tenendosi la<br />

coscia con le mani, tentò di spostare la gamba ferita nello stesso senso. Come un<br />

branco di lupi improvvisamente risvegliati, i dolori accorsero da tutte le direzioni<br />

per rientrare subito dopo nel lugubre cratere cui si alimentavano. Appoggiandosi<br />

sulle mani, trascinò a poco a poco il corpo lungo il materasso, verso la corsia.<br />

Quando raggiunse l'alzata ai piedi del letto, dovette riposare. Respirava con<br />

difficoltà, come se soffrisse di asma, il capo gli oscillava sulle spalle, a stento<br />

riusciva a reggerlo. Nel giro di qualche minuto il respiro si fece più regolare, e lui<br />

cominciò ad alzarsi lentamente, appoggiandosi sulla gamba sana. Sapeva che<br />

l'altra non gli sarebbe servita a niente, avrebbe dovuto trascinarsela dietro. Ebbe<br />

un capogiro, un tremore irreprimibile gli squassò il corpo, il freddo e la febbre gli<br />

fecero serrare i denti. Reggendosi alle sbarre dei letti, passando dall'uno all'altro<br />

come attraverso una rete, pian piano avanzò fra i ciechi addormentati. Si tirava<br />

appresso la gamba ferita come un sacco. Nessuno gli badò, nessuno gli domandò,<br />

Dove va a quest'ora, se lo avessero fatto avrebbe saputo cosa rispondere, Vado a<br />

pisciare, avrebbe detto, ma non voleva che fosse la moglie del medico a<br />

interpellarlo, lei non avrebbe potuto ingannarla, non avrebbe potuto mentirle,<br />

avrebbe dovuto dirle che cosa aveva in mente, Non posso continuare a marcire<br />

qui, riconosco che suo marito ha fatto il possibile, ma quando dovevo rubare una<br />

macchina io, mica lo andavo a chiedere a un altro di rubarla per me, ora la<br />

situazione è la stessa, sono io che devo andare, quando mi vedranno in questo<br />

stato si renderanno conto immediatamente che sto male, così mi mettono su<br />

un'ambulanza e via all'ospedale, ci sarà pure qualche ospedale riservato ai ciechi,<br />

uno in più non gli fa differenza, poi mi medicano la gamba, mi curano, ho sentito<br />

dire che si fa anche con i condannati a morte, se hanno un'appendicite li operano,<br />

e poi li ammazzano, perché muoiano in salute, quanto a me, se vogliono, possono<br />

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