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UDA: Josè Saramago, "Cecità" - Untitled Page

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sulla logica, tutti i suoi nervi dovrebbero esser desti e tesi, avvertì una sorta di<br />

spossatezza, una sonnolenza più che un vero e proprio sonno, ma altrettanto<br />

pesante. Immediatamente sognò di giocare al gioco del E se fossi cieco, sognava<br />

di chiudere e aprire gli occhi diverse volte, e ogni volta, come di ritorno da un<br />

viaggio, di ritrovare ad attenderlo, salde e inalterate, tutte le forme e i colori, il<br />

mondo a lui noto. Al di sotto di questa certezza tranquillizzante avvertiva,<br />

tuttavia, il rodere sordo di un dubbio, forse si trattava di un sogno ingannevole,<br />

un sogno da cui prima o poi si sarebbe dovuto svegliare, ma senza poi sapere<br />

quale realtà ci sarebbe stata ad attenderlo. In seguito, ammesso che l'espressione<br />

abbia un significato applicata a quel senso di spossamento che non durò più di<br />

alcuni istanti, e già in quello stato di semiveglia che prelude al risveglio, considerò<br />

seriamente che non era bene mantenersi in una tale indecisione, mi sveglio, non<br />

mi sveglio, mi sveglio, non mi sveglio, arriva sempre un momento in cui non c'è<br />

altro da fare che rischiare, Cosa ci faccio qui, con questi fiori sulle ginocchia e gli<br />

occhi chiusi, quasi avessi paura di aprirli, Cosa ci fai lì a dormire, con quei fiori<br />

sulle ginocchia, gli stava domandando la moglie.<br />

Non aveva atteso la risposta. Ostentatamente si era messa a raccogliere i<br />

cocci del vaso e ad asciugare il pavimento, mentre brontolava, con una irritazione<br />

che non cercava di dissimulare, Avresti potuto farlo tu, invece di sdraiarti lì a<br />

dormire, come se non c'entrassi per niente. Lui non parlò, si proteggeva gli occhi<br />

stringendo le palpebre, improvvisamente agitato da un pensiero, E se aprissi gli<br />

occhi e la vedessi, si domandava, in preda a un'ansiosa speranza. La moglie si<br />

avvicinò, notò il fazzoletto macchiato di sangue, la sua irritazione si spense in un<br />

istante, Poverino, com'è che ti è successo, domandava compassionevole, mentre<br />

svolgeva l'improvvisata fasciatura. Allora lui, con tutte le sue forze, desiderò di<br />

vedere la moglie inginocchiata ai suoi piedi, lì, dove sapeva che era, e poi, con la<br />

certezza di non vederla, aprì gli occhi, Finalmente ti sei svegliato, dormiglione,<br />

disse lei sorridendo. Si fece silenzio, e lui disse, Sono cieco, non ti vedo. La moglie<br />

lo rimproverò, Piantala con gli scherzi stupidi, su certe cose non ci si scherza,<br />

Magari fosse uno scherzo, la verità è che sono cieco sul serio, non vedo niente,<br />

Per favore, non mi spaventare, guardami, qui, sono qui, la luce è accesa, Lo so che<br />

ci sei, ti sento, ti tocco, immagino che tu abbia acceso la luce, ma io sono cieco.<br />

Lei cominciò a piangere, gli si aggrappò, Non è vero, dimmi che non è vero. I fiori<br />

erano scivolati per terra, sul fazzoletto macchiato, il sangue aveva ripreso a<br />

gocciolare dal dito ferito, e lui, come se in altre parole volesse dire Tra due mali il<br />

minore, mormorò, Vedo tutto bianco, e si lasciò andare a un triste sorriso. La<br />

moglie gli si sedette accanto, lo abbracciò forte, lo baciò sulla fronte, sulle guance,<br />

dolcemente sugli occhi, Vedrai che passerà, non eri mica malato, nessuno si<br />

ritrova cieco così, da un momento all'altro, Forse, Raccontami com'è andata, cosa<br />

hai sentito, quando, dove, no, non ancora, aspetta, la prima cosa da fare è parlare<br />

con uno specialista, ne conosci qualcuno, No, né tu né io usiamo gli occhiali, E se<br />

ti portassi all'ospedale, Per occhi che non vedono non devono esserci servizi di<br />

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