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UDA: Josè Saramago, "Cecità" - Untitled Page

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sentendo il terreno sfuggirgli sotto i piedi, tentò di contenere il dolore che gli<br />

saliva in gola. Agitava le mani davanti alla faccia, nervosamente, come se<br />

nuotasse in quel che aveva definito un mare di latte, e la bocca gli si stava già<br />

aprendo per lanciare un grido di aiuto quando, all'ultimo momento, la mano<br />

dell'altro gli sfiorò leggermente il braccio, Si calmi, la conduco io. Cominciarono a<br />

camminare molto lentamente, per paura di cadere il cieco trascinava i piedi, ma<br />

così inciampava sulle irregolarità del marciapiede, Abbia pazienza, stiamo quasi<br />

per arrivare, mormorava l'altro, e un po' più avanti domandò, C'è qualcuno a casa<br />

che possa prendersi cura di lei, e il cieco rispose, Non so, mia moglie non sarà<br />

ancora tornata dal lavoro, oggi mi è capitato di uscire prima, e guarda cosa mi<br />

succede, Vedrà, non sarà niente, non ho mai sentito di qualcuno che si sia<br />

ritrovato cieco così all'improvviso, E io che mi vantavo addirittura di non usare gli<br />

occhiali, non ne ho mai avuto bisogno, E allora, lo vede. Erano arrivati davanti alla<br />

porta del palazzo, due donne del vicinato guardarono curiose la scena, quel vicino<br />

condotto per il braccio, ma nessuna delle due ebbe idea di domandare, Le è<br />

entrato qualcosa negli occhi, non gli venne in mente, e tantomeno lui avrebbe<br />

potuto rispondere, Sì, mi è entrato un mare di latte. Una volta dentro il palazzo, il<br />

cieco disse, Grazie mille, scusi per il disturbo che le ho causato, adesso me la cavo<br />

da solo. Per carità, salgo con lei, non starei tranquillo se la lasciassi qui. Entrarono<br />

con difficoltà nell'ascensore stretto, A che piano abita, Al terzo, non immagina<br />

quanto le sia grato. Non mi ringrazi, oggi a lei, Sì, ha ragione, domani a lei.<br />

L'ascensore si fermò, uscirono sul pianerottolo, Vuole che l'aiuti ad aprire la<br />

porta, Grazie, questo credo di poterlo fare. Tirò fuori dalla tasca un piccolo mazzo<br />

di chiavi, le tastò, una per una, lungo il dentellato, disse, Dev'essere questa, e,<br />

toccando la serratura con la punta delle dita, tentò di aprire la porta, Non è<br />

questa, Mi faccia vedere, l'aiuto io. La porta si aprì al terzo tentativo. Allora il<br />

cieco domandò, rivolto verso l'interno, Ci sei. Non rispose nessuno, e lui, Lo<br />

dicevo io, non è ancora arrivata. Con le mani alzate davanti a sé, brancolando,<br />

percorse il corridoio, poi si voltò con cautela, orientando la faccia nella direzione<br />

in cui calcolava si trovasse l'altro, Come potrò mai ringraziarla, disse, Non ho fatto<br />

altro che il mio dovere, si giustificò il buon samaritano, non mi ringrazi, e<br />

aggiunse, Vuole che l'aiuti a sistemarsi, che le faccia compagnia finché non arriva<br />

sua moglie. All'improvviso tutto quello zelo insospettì il cieco, ovviamente non<br />

avrebbe fatto entrare in casa uno sconosciuto che, in fin dei conti, poteva star<br />

benissimo escogitando, in quel preciso momento, come sottomettere, legare e<br />

tramortire lo sventurato cieco indifeso, per poi impossessarsi di quanto avesse<br />

trovato di valore. Non è necessario, non si disturbi, disse, sono a posto, e mentre<br />

chiudeva la porta lentamente ripeté, Non è necessario, non è necessario.<br />

Tirò un sospiro di sollievo sentendo il rumore dell'ascensore che scendeva.<br />

Con un gesto meccanico, senza ricordarsi dello stato in cui si trovava, scostò il<br />

coperchietto dello spioncino e sbirciò fuori. Era come se ci fosse un muro bianco<br />

dall'altro lato. Sentiva il contatto della ghiera metallica sull'arcata sopracciliare,<br />

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