Studi di caso IEA-PIRLS 2004 - Iislamezia.it
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La classe quarta<br />
L’aula è ampia ed i banchi sono <strong>di</strong>sposti verticalmente su tre file. Gli arre<strong>di</strong> sono quelli<br />
consueti: cattedra, lavagne e arma<strong>di</strong>etti. In un angolo sono presenti libri che l’insegnante<br />
afferma <strong>di</strong> essere <strong>di</strong> sua proprietà o <strong>di</strong> averli avuti in dotazione dalla scuola.<br />
Alle pareti, oltre ai consueti <strong>di</strong>segni, si nota la presenza, come del resto nelle altre aule, <strong>di</strong><br />
cartelli esplicativi sulle regole <strong>di</strong> comportamento in <strong>caso</strong> <strong>di</strong> eventi sismici, dato che in questa<br />
regione si è verificato recentemente un terremoto.<br />
L’insegnante assume un ruolo <strong>di</strong> me<strong>di</strong>atrice: chiama ella stessa gli alunni a leggere i due<br />
testi proposti, a rispondere alle domande e durante la <strong>di</strong>scussione interviene per richiamare i<br />
bambini a non parlare tutti insieme in modo da consentire uno spazio comunicativo aperto a<br />
tutti. Dopo la lettura del primo brano, chiede agli alunni <strong>di</strong> im<strong>it</strong>are i suoni descr<strong>it</strong>ti ed in<br />
questo senso utilizza la capac<strong>it</strong>à <strong>di</strong> immedesimazione dei bambini, coinvolgendo la classe.<br />
Così anche il ragionamento deduttivo, a cui ella sottopone gli alunni me<strong>di</strong>ante continue<br />
domande, risulta quasi simile ad un gioco a cui partecipare: c’è posto per tutti, non c’è la<br />
paura <strong>di</strong> sbagliare. L’autocorrezione viene effettuata dallo stesso Bambino che,<br />
autoesplorandosi come nel modello <strong>di</strong> stampo rogersiano, non a <strong>caso</strong> espressamente c<strong>it</strong>ato<br />
dall’insegnante, si trova insieme agli altri non in competizione, ma in un ambiente<br />
socializzante. A questo scopo servono e sono mirate le ripetute esortazioni dell’insegnante,<br />
del tipo “Oh come siete bravi!”, che valgono come rinforzo per l’appren<strong>di</strong>mento.<br />
L’aspetto relazionale emotivo viene messo in particolare evidenza durante la lettura del<br />
secondo brano, analizzato quasi esclusivamente in base al contenuto che l’insegnante vuol far<br />
emergere. Le domande della maestra nascono dai “perché” e non sono solo prodotto <strong>di</strong> una<br />
<strong>di</strong>dattica orientata al conseguimento dei risultati secondo schemi e procedure prefissate: ogni<br />
bambino si sente gratificato nel rispondere perché la sua risposta sarà comunque accettata e<br />
non verrà vagliata secondo cr<strong>it</strong>eri estranei al rapporto comunicativo, che cost<strong>it</strong>uisce un<br />
presupposto in<strong>di</strong>spensabile per instaurare risultati produttivi anche sul piano cogn<strong>it</strong>ivo.<br />
La lezione<br />
Durante la lezione vengono esaminati due brani.<br />
Il primo, <strong>di</strong> tipo narrativo, è <strong>di</strong> Dino Buzzati e si int<strong>it</strong>ola I rumori della foresta. La<br />
struttura è caratterizzata dalla presenza <strong>di</strong> un solo personaggio, Sebastiano (il protagonista al<br />
centro dell’azione) e da un’unica un<strong>it</strong>à temporale (la notte); una sola è anche l’un<strong>it</strong>à spaziale:<br />
il bosco, che assume nella narrazione una valenza simbolica tipica dell’immaginario collettivo<br />
dei bambini poiché evoca un senso <strong>di</strong> mistero. La tecnica narrativa fa ricorso al <strong>di</strong>scorso<br />
in<strong>di</strong>retto, con uno stile che pre<strong>di</strong>lige l’uso della costruzione paratattica.<br />
La procedura utilizzata è la lettura ad alta voce da parte degli alunni interrotta dalle<br />
richieste dell’insegnante per verificare la comprensione lessicale. Questa operazione si rende<br />
necessaria perché talvolta le parole usate dall’autore acquistano, in un determinato contesto<br />
del brano, un’accezione <strong>di</strong>versa rispetto al significato comune, ad esempio: “Squ<strong>it</strong>tii<br />
‘misteriosi’, perché ‘misteriosi’?”.<br />
L’“antichissimo bosco” e il senso <strong>di</strong> mistero che emana è la chiave <strong>di</strong> lettura del brano, ma<br />
l’insegnante, attraverso un processo logico, conduce gli alunni a collegare questo senso <strong>di</strong><br />
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