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Studi di caso IEA-PIRLS 2004 - Iislamezia.it

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Insegnante: Quin<strong>di</strong>, ‘sacrilegio’ appartiene alla categorie dei nomi, da un punto <strong>di</strong> vista<br />

grammaticale; e ‘sacrilego’, invece?<br />

Bambino: Aggettivo.<br />

od evidenzia l’etimologia delle parole:<br />

– Cerere dà il nome anche ai cereali, la sent<strong>it</strong>e l’origine? Sent<strong>it</strong>e la ra<strong>di</strong>ce comune?<br />

– ‘selvaggia’ […] attenzione, c’è un nome nascosto qui dentro.<br />

In<strong>di</strong>vidua inoltre le simil<strong>it</strong>u<strong>di</strong>ni presenti nel brano, ma è lei ad in<strong>di</strong>carle e non spiega o fa<br />

spiegare che cosa le caratterizza: si lim<strong>it</strong>a a far capire il significato dell’enunciato e a chiedere<br />

ai bambini se sanno che cosa è una simil<strong>it</strong>u<strong>di</strong>ne:<br />

Insegnante: Ecco qui abbiamo una simil<strong>it</strong>u<strong>di</strong>ne, che cosa vuol <strong>di</strong>re questo: ‘e <strong>di</strong> tanto il<br />

resto della selva’, e quin<strong>di</strong> del bosco, ‘era al <strong>di</strong> sotto <strong>di</strong> essa, quanto l’erba era<br />

al <strong>di</strong> sotto <strong>di</strong> sotto <strong>di</strong> ogni pianta’? La quercia, questa quercia, era talmente<br />

grande che sovrastava… che vuol <strong>di</strong>re sovrastare?<br />

Bambina: Che stava sopra.<br />

Insegnante: Stare sopra a tutti gli altri alberi. Gli altri alberi al cospetto <strong>di</strong> questa quercia<br />

erano come le erbe, le erbette, quelle piccole, basse, <strong>di</strong> fronte agli alberi più<br />

alti. C’è una simil<strong>it</strong>u<strong>di</strong>ne. Le avete fatte le simil<strong>it</strong>u<strong>di</strong>ni?<br />

Bambini: Sì.<br />

Raramente fa identificare idee secondarie (“… Uno è il <strong>di</strong>giuno e rappresenta la Fame,<br />

l’altra è la sazietà, l’abbondanza <strong>di</strong> cibo rappresentata da Cerere, quin<strong>di</strong> è come se ci fosse<br />

una lotta tra le due <strong>di</strong>vin<strong>it</strong>à: Cerere e Fame, ma in questa contesa chi deve vincere?”) e solo<br />

in qualche <strong>caso</strong> attiva processi <strong>di</strong> comprensione che vanno oltre le informazioni esplic<strong>it</strong>ate nel<br />

testo per spiegare il rapporto tra personaggi (“Secondo voi, è giusto che Cerere e Fame non<br />

si possano incontrare mai, non si debbano incontrare mai?”), evidenziandone le <strong>di</strong>fferenze<br />

(Bambina: “Perché Cerere è la dea dell’abbondanza invece Fame no”). È sempre<br />

l’insegnante, infine, a identificare il luogo della storia. Infatti, già nella presentazione del<br />

brano, anticipa che si sarebbe parlato <strong>di</strong> “Un principe, <strong>di</strong>ciamo della Grecia antica” e<br />

successivamente, nel corso della lezione, mostra su una cartina geografica le regioni c<strong>it</strong>ate nel<br />

testo (“… abbiamo una cartina, possiamo collocarci anche nello spazio: questa era la Grecia<br />

… ecco la Tessaglia, porta ancora lo stesso nome … era la terra <strong>di</strong> Eris<strong>it</strong>tone, dove egli<br />

viveva e qui era la regione della Scizia, il Cau<strong>caso</strong>, dove viveva Fame …”).<br />

Cerca inoltre <strong>di</strong> susc<strong>it</strong>are nei bambini il desiderio <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re o verificare quanto detto<br />

in classe: durante la lezione, quin<strong>di</strong>, inv<strong>it</strong>a gli alunni a fare “una ricerca <strong>di</strong> vocabolario<br />

perché quello che <strong>di</strong>ce la maestra deve poi anche essere verificato: la maestra potrebbe<br />

anche sbagliare o ricordare male o non essere esaustiva, quin<strong>di</strong> non <strong>di</strong>re tutto”. L’insegnante<br />

infatti ha <strong>di</strong>chiarato nell’intervista che il “Creare sempre qualcosa che promuova il bisogno<br />

<strong>di</strong> andare oltre, <strong>di</strong> sapere, oppure <strong>di</strong> mettere dei punti interrogativi” è un aspetto<br />

fondamentale della sua azione <strong>di</strong>dattica, ma nell’osservazione <strong>di</strong> questa lezione ciò si è<br />

lim<strong>it</strong>ato essenzialmente all’affermazione sopra c<strong>it</strong>ata.<br />

La lezione infine manca <strong>di</strong> una conclusione finale <strong>di</strong> verifica o <strong>di</strong> consolidamento <strong>di</strong><br />

quanto fatto in classe, l’insegnante infatti conclude ringraziando gli alunni per aver<br />

partecipato e “contribu<strong>it</strong>o alla ricerca” ed assegnando i comp<strong>it</strong>i a casa: “Dovreste ricercare<br />

tutti gli aggettivi che ci sono, a chi sono rifer<strong>it</strong>i, e poi illustrare con un <strong>di</strong>segno quello che vi<br />

piace <strong>di</strong> più”.<br />

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