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Studi di caso IEA-PIRLS 2004 - Iislamezia.it

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mistero ad un vago concetto <strong>di</strong> paura, anche se questa non è chiaramente esplic<strong>it</strong>ata nel brano.<br />

Insegnante: Squ<strong>it</strong>tii misteriosi, cosa vuol <strong>di</strong>re ‘misteriosi’?<br />

Bambini: Che non si capiva da dove venivano.<br />

Insegnante: Se non si capiva da dove venivano, era un mistero, perché? Come facevano<br />

sentire... Sebastiano? Di fronte al mistero, cosa sentiamo noi, certe volte?<br />

Bambini: La paura.<br />

Insegnante: Sebastiano all’inizio è andato tranquillo nel bosco, quando verso sera<br />

cominciò a vedere che <strong>di</strong>ventava buio, cominciò ad avere paura, a sentire e a notare tutti<br />

questi rumori particolari...<br />

Questa modal<strong>it</strong>à <strong>di</strong> approccio deriva, probabilmente, dall’immagine che in genere il<br />

bosco, ormai <strong>di</strong>venuto nelle favole simbolo ricorrente <strong>di</strong> paura, susc<strong>it</strong>a nei bambini e<br />

l’insegnante, forse, introduce questo concetto per avvicinarsi all’immaginario degli alunni.<br />

A questa fase subentra un secondo momento dell’analisi del testo: attraverso la richiesta<br />

rivolta agli alunni <strong>di</strong> riprodurre i suoni provenienti dal bosco, l’insegnante introduce il<br />

concetto <strong>di</strong> suono onomatopeico. Viene esplic<strong>it</strong>ato, quin<strong>di</strong>, anche il concetto <strong>di</strong> sinonimo<br />

partendo dalle tre parole chiave, bosco, selva e foresta, sempre in relazione al contenuto del<br />

brano. Infine, la ricerca delle azioni compiute dal personaggio durante l’un<strong>it</strong>à <strong>di</strong> tempo, la<br />

notte, offre il pretesto per introdurre il verbo come struttura grammaticale.<br />

Il secondo brano preso in esame - La camicia dell’uomo contento <strong>di</strong> Italo Calvino - è <strong>di</strong><br />

tipo narrativo-fantastico.<br />

La struttura narrativa è più complessa rispetto a quella del testo precedente sia per lo<br />

sviluppo narrativo sia per il sistema dei personaggi; infatti, a <strong>di</strong>fferenza del primo brano, la<br />

presentazione dello spazio varia nel corso della narrazione e al posto della sola foresta si<br />

succedono più un<strong>it</strong>à spaziali (la reggia, il regno del re amico, la campagna); contestualmente,<br />

si alternano più personaggi anche se tutti sono presentati in modo schematico e caratterizzati<br />

da pochi tratti ripet<strong>it</strong>ivi.<br />

Per quanto riguarda le tecniche narrative, il <strong>di</strong>scorso in<strong>di</strong>retto si alterna a quello <strong>di</strong>retto<br />

conferendo alla fiaba un tono più vivace, anche perché si privilegiano scelte lessicali orientate<br />

verso espressioni colloquiali: ‘Benedetto giovane’; ‘Buon dì maestà’.<br />

Essendo il brano già stato letto in classe, l’insegnante coinvolge la scolaresca<br />

nell’esposizione del racconto. Dalle prime parole, “C’era un principe sano e scontento”,<br />

l’insegnante coglie lo spunto per in<strong>di</strong>viduare la tipologia della fiaba, caratterizzata dalla<br />

medesima modal<strong>it</strong>à d’inizio (c’era …).<br />

Non si sofferma su elementi <strong>di</strong> analisi lessicale o testuale, ma procede ad enucleare l’idea<br />

portante e inv<strong>it</strong>a all’interpretazione globale del testo. Le spiegazioni che emergono dagli<br />

interventi dei ragazzi, riguardanti il significato del brano, sono talvolta imperfette e<br />

incomplete, come, ad esempio, “Questa storia ci vuole insegnare che chi è povero è felice”.<br />

L’insegnante a sua volta, attraverso re<strong>it</strong>erati interventi che si articolano per lo più in forme <strong>di</strong><br />

domande, sprona gli alunni ad integrare i concetti espressi per raggiungere una formulazione<br />

più esatta: “… secondo te, perché? Infatti uno che è ricco ha tutto quello che vuole e quin<strong>di</strong><br />

dovrebbe essere anche felice no?”.<br />

Me<strong>di</strong>ante questo tipo <strong>di</strong> domande, poste in modo problematico e con r<strong>it</strong>mo incalzante, gli<br />

alunni sono condotti a correggere e ad integrare le loro argomentazioni, ad esempio:<br />

Bambino: I poveri sono più liberi dei ricchi.<br />

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