Studi di caso IEA-PIRLS 2004 - Iislamezia.it
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5 a fase: – La maestra conclude la lezione giu<strong>di</strong>cando il brano “Un pochino poco<br />
scientifico, un pochino lacunoso”. Probabilmente ella è indotta a questa affermazione dalle<br />
argomentazioni espresse nella prima fase. Tenta <strong>di</strong> coinvolgere in questa cr<strong>it</strong>ica al testo gli<br />
alunni, chiedendo se sia cap<strong>it</strong>ato loro altre volte <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare un testo poco scientifico. Gli<br />
alunni non danno peso e rispondono solamente con la parola da lei stessa usata: “ci è<br />
cap<strong>it</strong>ato”.<br />
La me<strong>di</strong>azione<br />
La docente considera prior<strong>it</strong>aria la sollec<strong>it</strong>azione alla curios<strong>it</strong>à, volta non solo a<br />
promuovere un’ulteriore ricerca ma anche ad in<strong>di</strong>viduare eventuali messaggi implic<strong>it</strong>i nel<br />
brano: “... il bambino percepisce il testo non come una cosa amorfa che sta lì, ma percepisce<br />
che il testo nasconde delle cose ... che sta a me andarle a tirare fuori, quin<strong>di</strong> mi devo attivare<br />
per capire quali cose quel testo può offrire, può dare, può nascondere”.<br />
Risulta importante adeguare la programmazione alle esigenze del gruppo classe e questa<br />
può essere suscettibile <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>fiche perché “l’insegnante, <strong>di</strong> sol<strong>it</strong>o, approf<strong>it</strong>ta <strong>di</strong> quello che il<br />
gruppo in quel momento chiede oppure offre”. Dalle sue parole risulta, quin<strong>di</strong>, che “la<br />
programmazione è un’in<strong>di</strong>cazione utile, un riferimento per l’insegnante…” r<strong>it</strong>iene, però, “che<br />
sia anche elastica, suscettibile <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>fiche nel corso dell’anno”. Il punto <strong>di</strong> riferimento è<br />
quin<strong>di</strong> rappresentato dal gruppo che, essendo formato da elementi umani con caratteristiche<br />
<strong>di</strong>verse, non può cost<strong>it</strong>uire un modello unico per tutte le classi: “... Il gruppo è un elemento<br />
talmente mobile: sono persone, ci sono tantissime cose che possono far sl<strong>it</strong>tare anche nei<br />
tempi la programmazione”.<br />
In questo tipo <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione si riscontra quella necess<strong>it</strong>à manifestata più volte <strong>di</strong> voler<br />
superare l’immobil<strong>it</strong>à della teoria a favore <strong>di</strong> una <strong>di</strong>dattica flessibile adattandola a s<strong>it</strong>uazioni<br />
contingenti che <strong>di</strong> volta in volta si presentano: “... Quando mi muovo in classe non mi<br />
strutturo, non mi adeguo ad un modello ... nel momento in cui lavoro ho davanti il gruppo ...<br />
ho davanti quel bambino in quel momento in quel contesto”.<br />
Nel campo della me<strong>di</strong>azione considera i moderni mezzi <strong>di</strong> comunicazione, come la<br />
televisione, che trasmettono una comunicazione più imme<strong>di</strong>ata, meno funzionali<br />
all’appren<strong>di</strong>mento rispetto al testo scr<strong>it</strong>to. A questo argomento de<strong>di</strong>ca uno spazio <strong>di</strong><br />
riflessione: “... Abbiamo fatto un parallelo tra la televisione ed il libro scr<strong>it</strong>to: che cosa si<br />
poteva ottenere con la televisione, che cosa invece si poteva ottenere con il libro ... [gli<br />
alunni] hanno detto che ‘il libro si può portare sempre con sé, si può riprendere, si può<br />
tornare in<strong>di</strong>etro, si può ricominciare’ ... il libro si sceglie, invece con la televisione devo<br />
prendere quello che mi dà, non posso chiedere, quin<strong>di</strong> avevamo fatto emergere <strong>di</strong>verse<br />
valenze pos<strong>it</strong>ive riguardo al libro [piuttosto] che alla televisione, anche se la televisione è più<br />
accattivante perché ha questa immagine imme<strong>di</strong>ata”.<br />
Nonostante tale presa <strong>di</strong> posizione, <strong>di</strong>chiara <strong>di</strong> non de<strong>di</strong>care nella IV e V classe uno spazio<br />
autonomo alla lettura poiché questa “è un mezzo per accedere ad altro”, intendendo con altro<br />
gli argomenti <strong>di</strong> tutte le <strong>di</strong>scipline (storia, scienze, geografia), mentre r<strong>it</strong>iene che “... fino alla<br />
classe III la lettura è finalizzata a se stessa ...”.<br />
Nella sua <strong>di</strong>dattica quoti<strong>di</strong>ana, inoltre, assume soprattutto importanza la ricerca del<br />
significato lessicale delle parole che l’insegnante ricava dal testo letto poiché l’origine<br />
semantica dei termini cost<strong>it</strong>uisce una scoperta per il bambino: “[gli obiettivi] dalla classe<br />
prima alla quinta [consistono] in una ricerca lessicale, ... andare a vedere l’origine delle<br />
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