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Studi di caso IEA-PIRLS 2004 - Iislamezia.it

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STUDIO DI CASO G<br />

Sapere pratico e sapere teorico: una <strong>di</strong>fficile me<strong>di</strong>azione<br />

Giuliana Agricoli<br />

L’insegnante<br />

La docente insegna da circa 20 anni nella scuola elementare, in particolare le è stato<br />

affidato l’amb<strong>it</strong>o <strong>di</strong>sciplinare relativo alla lingua <strong>it</strong>aliana per due interi cicli e solo nel corrente<br />

anno scolastico è subentrata nell’amb<strong>it</strong>o dell’insegnamento delle scienze sociali.<br />

Si rammarica <strong>di</strong> non aver avuto la possibil<strong>it</strong>à <strong>di</strong> continuare ad insegnare lingua <strong>it</strong>aliana<br />

perché l’esperienza maturata in quegli anni, oltre agli interessi che l’avevano spinta a seguire<br />

corsi <strong>di</strong> aggiornamento specifici e letture personali su questo argomento, le avevano<br />

consent<strong>it</strong>o “<strong>di</strong> imparare cose nuove, rendendosi conto che c’è un modo più giusto <strong>di</strong><br />

insegnare”.<br />

Dichiara, per quanto riguarda le conoscenze teoriche, che le specializzazioni consegu<strong>it</strong>e<br />

(corso <strong>di</strong> sostegno per bambini non vedenti e con defic<strong>it</strong> psicofisico) “mi hanno proposto<br />

modelli come i Comportamentisti e Piaget, che tutto sommato mi hanno in<strong>di</strong>rizzato”, ma “poi<br />

li ho comunque personalizzati poiché” l’esperienza e le conoscenze teoriche “si amalgamano”<br />

creando percorsi <strong>di</strong> insegnamento in<strong>di</strong>vidualizzati che si possono mo<strong>di</strong>ficare in base alle<br />

s<strong>it</strong>uazioni contingenti: “Un po’ le conoscenze, un po’ la pratica <strong>di</strong> tutti i giorni e il percorso<br />

<strong>di</strong>venta <strong>di</strong>verso”.<br />

Con il tempo si è realizzata, quin<strong>di</strong>, una compenetrazione tra sapere teorico e sapere<br />

pratico personale dove il fattore esperienziale ricopre un ruolo fondamentale: la stessa<br />

insegnante riconosce <strong>di</strong> essere cambiata dall’inizio della carriera, “nel senso che sono<br />

maturata dal punto <strong>di</strong> vista professionale”.<br />

Sembra tuttavia emergere una <strong>di</strong>screpanza tra l’importanza che attribuisce all’attiv<strong>it</strong>à <strong>di</strong><br />

animazione, mezzo per favorire la pratica della lettura, come <strong>di</strong>chiarato nell’intervista, e la<br />

pratica <strong>di</strong> approccio per la comprensione dei testi, come si esplica nelle sue lezioni.<br />

In base a quanto <strong>di</strong>chiarato nell’intervista, sembra emergere nella sua metodologia<br />

<strong>di</strong>dattica, come mezzo <strong>di</strong> educazione alla lettura, l’importanza fondamentale che attribuisce<br />

alle attiv<strong>it</strong>à <strong>di</strong> animazione. Dichiara, infatti, in relazione allo spazio autonomo che attribuisce<br />

alla lettura in quarta e quinta classe: “In genere stabilisco un’ora a settimana <strong>di</strong> laboratorio <strong>di</strong><br />

lettura … parte del tempo leggo io e i bambini ascoltano, poi si de<strong>di</strong>cano ad attiv<strong>it</strong>à <strong>di</strong><br />

animazione”. Una delle modal<strong>it</strong>à in cui si esplica tale animazione consiste nelle attiv<strong>it</strong>à gioco<br />

<strong>di</strong> cui fornisce un esempio: “… Leggevo un periodo sbagliando le parole e i bambini me le<br />

<strong>di</strong>cevano corrette,oppure leggevo il periodo saltando un vocabolo e loro lo inserivano ...”.<br />

Vengono in<strong>di</strong>cate come strategie in grado <strong>di</strong> favorire la lettura in classe, oltre alla<br />

rec<strong>it</strong>azione e drammatizzazione, ancora una volta le attiv<strong>it</strong>à gioco che possono essere espresse<br />

con modal<strong>it</strong>à <strong>di</strong>verse: “Partivo sempre con ipotesi sul t<strong>it</strong>olo, oppure sui personaggi;<br />

preparavo quin<strong>di</strong> dei cartellini con il nome dei personaggi che effettivamente erano nel testo<br />

e <strong>di</strong> altri estranei completamente ... I bambini dovevano trovare quelli che, secondo loro, si<br />

trovavano nel testo. Dopo la lettura [erano previste] altre attiv<strong>it</strong>à, per esempio abbinare le<br />

caratteristiche ad un personaggio, oppure ricreare anche graficamente gli ambienti ed i<br />

luoghi dove erano successi i fatti per cui abbiamo fatto <strong>di</strong>segni, e altri giochi”.<br />

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