LION CLUB PA VESPRI giornalino web - Lions Palermo dei Vespri
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Società<br />
A partire da noi stessi<br />
Sul numero del mese di giugno 2011 di <strong>LION</strong>,<br />
Il mensile <strong>dei</strong> <strong>Lions</strong> italiani, è stato pubblicato<br />
l’articolo di Pietro Manzella Perché continuare<br />
ad essere <strong>Lions</strong> oggi? già pubblicato<br />
su <strong>Vespri</strong>no il 29 gennaio<br />
2011e leggibile, oltre che sul bolg,<br />
nel n.14 di <strong>Vespri</strong>no Magazine. In<br />
questi giorni di riposo, che precedono<br />
la ripresa delle attività,<br />
anche di quelle lionistiche, si fanno<br />
programmi e progetti, e ci si interroga<br />
sui propri obiettivi e sugli<br />
scopi della propria attività. Per i<br />
<strong>Lions</strong> naturalmente ci si interroga<br />
e si fa un bilancio dell’essere lions.<br />
Allora mi sembra utile riproporre<br />
ai Lettori la riflessione dell’amico<br />
Pietro che dopo un’attenta disamina<br />
della condizione di lions<br />
di Attilio Carioti<br />
10<br />
oggi, spesso non immune da crisi, invita a trovare<br />
“la scala per la risalita”, che “alberga sempre<br />
dentro ciascuno di noi”, e che consiste nell’<br />
”operare” concretamente con<br />
umiltà ed amicizia nel proprio<br />
club. Un valido strumento ed una<br />
guida al proprio operato si trovano<br />
naturalmente nei Principi<br />
del lionismo, nel Codice dell’etica<br />
lionistica e nella nostra Costituzione,<br />
di questi testi bisogna “riprendere<br />
una rilettura attenta”.<br />
A questo punto sarebbe auspicabile<br />
un confronto d’idee, una discussione<br />
sui problemi ancora non<br />
risolti, su queste pagine di <strong>Vespri</strong>no.<br />
Perciò rivolgo un caloroso<br />
invito ai Soci <strong>Lions</strong> ed agli Amici<br />
Lettori ad inviare le loro opinioni.<br />
Aleksandr Isaevič Solženicyn<br />
Il 3 agosto 2008 Aleksandr Isaevič Solženicyn moriva<br />
nella sua casa di Mosca. Non so quanti oggi in Italia<br />
si ricordano di questo scrittore coraggioso che ha fatto<br />
conoscere al mondo i gulag sovietici, cioè i campi di lavoro<br />
forzato dove venivano deportati i dissidenti e dove<br />
è stato rinchiuso per oltre dieci anni. Il suo primo romanzo<br />
- Una giornata di Ivan Denisovič-, pubblicato<br />
nel 1962 nel periodo di Kruscěv, narra la giornata tipo<br />
del deportato politico Ivan Denisovič, offrendo un’immagine<br />
cruda <strong>dei</strong> campi di lavoro forzato in Siberia. Il<br />
campo è un assurdo meccanismo che scatta per cause<br />
anche di scarsa importanza, come è accaduto allo scrittore<br />
che per un’allusione a Stalin nella lettera ad un<br />
amico fu arrestato e condannato a otto anni di carcere,<br />
prolungati poi di altri tre anni. Il campo sconvolge la<br />
vita dell’uomo ed ha come fine lo sfruttamento implacabile<br />
del lavoro <strong>dei</strong> prigionieri fino al loro sfinimento<br />
fisico e mentale. Unica salvezza è trovare in se stessi la<br />
forza e la risolutezza di fermarsi prima di perdersi nell’abisso<br />
dell’oblio di sé. Uscito dal gulag Solženicyn comincia<br />
a raccontare queste sue esperienze in tutte le<br />
sue opere a cominciare da Una giornata di Ivan Deni-<br />
di Gabriella Maggio<br />
sovič. Dal 1964, fine del governo<br />
di Kruscěv, non riesce a pubblicare<br />
nient’altro in Russia e neppure<br />
gli viene concesso nel 1970<br />
di ritirare il premio Nobel per la<br />
letteratura : "Per la forza etica con<br />
la quale ha seguito le tradizioni<br />
indispensabili della letteratura<br />
russa". Progressivamente si allontana<br />
dal marxismo e si avvicina<br />
alla religione. Nel 1974 viene espulso dall’U.RS.S. e si<br />
trasferisce negli U.S.A. dove diventa un’icona del dissenso,<br />
ma vi si sente un estraneo. Finalmente dopo vent’anni<br />
può ritornare in Russia in seguito al crollo del<br />
regime sovietico. Solženicyn è quello che si può definire<br />
uno scrittore impegnato come si diceva negli anni<br />
cinquanta e sessanta nella denuncia degli abusi, della<br />
mancanza di libertà <strong>dei</strong> governi. Già negli anni settanta<br />
però questo ruolo intellettuale comincia a tramontare<br />
nella cultura italiana ed è forse questo che ha determinato<br />
il limitato successo dello scrittore russo, dopo gli<br />
entusiasmi iniziali.