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LION CLUB PA VESPRI giornalino web - Lions Palermo dei Vespri

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Società<br />

Giornata internazionale<br />

della commemorazione del commercio degli schiavi e<br />

della sua abolizione<br />

“<br />

A Santo Domingo (oggi Haiti e Repubblica Dominicana),<br />

la notte tra il 22 e il 23 agosto 1791 vide il<br />

sorgere della rivolta che avrebbe giocato un ruolo essenziale<br />

nell’abolizione della tratta transatlantica degli<br />

schiavi”. Queste parole si leggono in un documento<br />

dell’UNESCO che ha proclamato il 23 agosto giornata<br />

della commemorazione. Per quanto ci sembri lontana<br />

la data del 1791, ancora oggi siamo ben lontani<br />

dalla reale abolizione della schiavitù, che purtroppo<br />

continua ad essere una realtà in molti luoghi del pia-<br />

di Giuseppina Cuccio<br />

36<br />

neta. “Nessun Paese può dirsi immune alle nuove<br />

forme di schiavitù”, dice Gulnara Shahinian, studiosa<br />

delle forme contemporanee di schiavitù. L'associazione<br />

Save the Children pubblica nell’occasione un<br />

dossier sulla situazione italiana. Ciò che emerge è allarmante.<br />

Nel nostro Paese si pratica la tratta e lo<br />

sfruttamento <strong>dei</strong> minori a scopo sessuale, ma anche<br />

per l’accattonaggio ed il lavoro o nelle attività illegali.<br />

Quindi è necessario non dimenticare questa ricorrenza.<br />

Il Centocinquantesimo Anniversario dell’unità d’Italia<br />

Dal GATTO<strong>PA</strong>RDO di Giuseppe Tomasi di Lampedusa<br />

Nell’ottobre 1860 a Donnafugata il<br />

sindaco Calogero Sedara annuncia<br />

l’esito del Plebiscito: votanti 512, sì 512.<br />

Qualche pagina più avanti, durante la<br />

battuta di caccia sulla cima del monte<br />

Morco don Ciccio Tumeo argomenta al<br />

principe Fabrizio le ragioni del suo no e la<br />

sua delusione per la mancata considerazione<br />

del suo voto: “ Per una volta che potevo<br />

dire quello che pensavo, quel<br />

succhiasangue di Sedara mi annulla…..” A sua volta il<br />

principe Fabrizio riflette : “….adesso sapeva chi era stato<br />

ucciso a Donnafugata, in cento altri luoghi, nel corso di<br />

quella nottata di vento lercio: una neonata : la buonafede:<br />

proprio quella creatura che più si sarebbe dovuta curare,<br />

il cui irrobustimento avrebbe giustificato altri stupidi vandalismi<br />

compiuti. Il voto negativo di don Ciccio, cinquanta<br />

voti simili a Donnafugata, centomila “no” in tutto il regno,<br />

non avrebbero mutato nulla al risultato, lo avrebbero reso<br />

più significativo; e si sarebbe evitata la storpiatura delle<br />

anime.” Nel romanzo don Fabrizio è favorevole alla costituzione<br />

del regno unitario per ragioni di opportunità e necessità<br />

politica e l’Autore variamente sviluppa il tema nel<br />

corso della narrazione. Nel contesto del romanzo, perciò,<br />

l’episodio di monte Morco mette in evidenza un’importante<br />

osservazione politica, perché con amarezza fa riferimento<br />

al tradimento dell’occasione di cominciare a<br />

formare una coscienza civile schietta e fiduciosa nelle istituzioni,<br />

tale da costruire una nazione più moderna e più<br />

civile. Ancora una volta rileggendo il romanzo di Tomasi<br />

di Lampedusa emergono aspetti interessanti, lasciati in<br />

ombra da letture e giudizi critici che oggi appaiono re-<br />

di Gabriella Maggio<br />

strittivi. Compresa l’affascinante e suggestiva<br />

interpretazione del regista Luchino Visconti.<br />

Ma questa mia considerazione non<br />

vuole riaccendere vecchie polemiche letterarie<br />

né cedere all’esaltazione acritica del<br />

romanzo, secondo un certo stile siciliano.<br />

Vuole soltanto ristabilire un’equilibrata considerazione<br />

<strong>dei</strong> temi che Tomasi affronta e<br />

che trovano relazione col nostro attuale contesto<br />

culturale, in questa dolente e contrastata<br />

rievocazione <strong>dei</strong> centocinquant’anni dell’Unità.<br />

Quando il romanzo fu pubblicato da Feltrinelli nel 1958<br />

l’orizzonte d’attesa era profondamente diverso da quello di<br />

oggi, si cercava sebbene in vari modi un rinnovamento letterario<br />

sia nel linguaggio sia nei temi. Di lì a poco il Menabò<br />

di E. Vittorini ed I. Calvino, mentre già dal’56 si<br />

pubblicava Il Verri di L.Ancechi aperto a nuove esperienze<br />

letterarie, che troveranno espressione nella neoavanguardia<br />

ed in un’ideologia antineocapitalistica. Il<br />

Gattopardo appariva contrastante con quest’orizzonte,<br />

fuori tempo come il suo autore, un gentiluomo d’altri<br />

tempi, di un’eleganza compassata. Quest’atmosfera letteraria<br />

spiega il rifiuto di Vittorini di pubblicare l’opera<br />

presso Einaudi e l’interesse di G. Bassani, che insieme a C.<br />

Cassola allora veniva definito “Liala della letteratura”.<br />

Oggi l’interpretazione è diversa, l’elemento storico acquista<br />

valore in quanto richiama il presente e ne dà una lettura.<br />

Il principe Fabrizio è un acuto osservatore del<br />

mondo che lo circonda così come lo è del mondo siderale.<br />

Ma la differenza è che il mondo delle stelle appare al principe<br />

regolare e preciso, quello degli uomini confuso e<br />

campo di scontro di pulsioni distruttive.

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