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Al nostro arrivo, una volta sistematici in uno splendido<br />

(inaspettatamente) lodge, vi era ad attenderci un ranger del<br />

parco, il simpaticissimo Taji, che conosceva perfettamente per<br />

nostra fortuna, la lingua inglese. Il suo commento d’esordio fu<br />

subito lapidario: “Cari amici italiani, temo sarà difficile<br />

riuscire a scovarle, ma farò tutto quanto è possibile per<br />

accontentarvi.” Non era affatto una sorpresa per noi, ne<br />

eravamo pienamente consapevoli, d’altra parte stiamo<br />

parlando della “regina” incontrastata delle foreste tropicali<br />

asiatiche. Confesso che la mia predilezione sarebbe andata alla<br />

specie siberiana (Panthera tigris altaica), la sottospecie più<br />

grande tra tutte le tigri, pensate che un maschio adulto può<br />

arrivare a pesare 360 kg e a misurare fino a 4 metri di<br />

lunghezza ed è diffusa, sebbene a forte rischio d’estinizione<br />

nella zona orientale della Russia, ma proprio in conseguenza<br />

della grande difficoltà di ottenere i permessi per entrare in<br />

quel paese (non dimentichiamoci che stiamo parlando del<br />

1992), la nostra scelta (ed ora ne sono felicissimo) è stata<br />

indirizzata verso la specie principale asiatica: la superba Tigre<br />

del Bengala!<br />

L’euforia dei primi giorni, scemò inesorabilmente, dopo aver<br />

girato a vuoto a bordo della Land Rover guidata da Taji, per<br />

ben 3 giorni all’affannosa e inutile ricerca della specie.

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