Pier Francesco Grasselli Strada libera - Centro di Documentazione ...
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III<br />
Quando mi svegliai, in appartamento non c'era acqua e non ci si poteva<br />
lavare. Bruno <strong>di</strong>sse che era un guasto temporaneo e che presto l'acqua sarebbe<br />
tornata. Io e Diego pensammo <strong>di</strong> fare un salto a Lisgnan a cambiare sol<strong>di</strong> in<br />
Kune, la moneta locale, e a comperare dell'acqua per bagnarci la gola.<br />
C'è sempre un certo senso <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio da superare quando sei da poco in un<br />
paese straniero, e questo <strong>di</strong>sagio si fa sentire <strong>di</strong> più se il paese in questione<br />
è più povero <strong>di</strong> quello da cui provieni. A Sisan questo senso è inizialmente<br />
forte: le case sono basse e hanno un'apparenza piuttosto misera, le strade sono<br />
malmesse e <strong>di</strong>sseminate <strong>di</strong> sterco. L'asfalto poi non ne parliamo, liscio e<br />
sciupato com'è. Si sgomma con niente e bisogna andare piano per non cadere.<br />
Visto che l'asfalto era quello che era, io non andavo molto forte, e Diego<br />
mi staccava in continuazione.<br />
- Perchè vai così piano? - domandò quando ci fermammo davanti all'ufficio<br />
<strong>di</strong> cambio.<br />
- Non mi fido <strong>di</strong> questo asfalto... è scivoloso.<br />
Diego alzò gli occhi come a <strong>di</strong>re sei scarso.<br />
Chi non è mai caduto si fida dell'asfalto, qualunque esso sia. Io ero caduto<br />
e avevo imparato a tenere conto delle con<strong>di</strong>zioni della strada.<br />
Entrammo nell'ufficio e cambiammo le Lire in Kune. Andammo in un<br />
supermercato lì vicino e comperammo acqua, succo d'arancia, meren<strong>di</strong>ne, biscotti<br />
e, cosa fondamentale, carta igenica.<br />
- Vai avanti tu, - <strong>di</strong>sse Diego.<br />
- Chè?<br />
- Be', sai com'è, prima mi è venuto il male al collo a furia <strong>di</strong> guardare<br />
nello specchietto.<br />
- Non fare il furbo, - <strong>di</strong>ssi.<br />
In quel periodo Pola era invasa dai motociclisti. Tutti i bikers che incontravamo<br />
ci salutavano e <strong>di</strong> solito lo facevano alzando un <strong>di</strong>to o una mano o<br />
facendo un cenno del capo. Bruno parlò <strong>di</strong> un motoraduno della durata <strong>di</strong> tre<br />
giorni, organizzato a Pola a partire dal trenta <strong>di</strong> Luglio. Diego, Jacopo e Max<br />
volevano andarci a tutti i costi. Io, più che altro, ero curioso. Non ero mai<br />
stato a un motoraduno e Diego ne parlava come <strong>di</strong> un evento eccezionale.<br />
Imparai ben presto che esiste una sorta <strong>di</strong> cavalleria tra motociclisti, una<br />
serie <strong>di</strong> gentilezze che va al <strong>di</strong> là del semplice saluto. Una volta sbagliai<br />
strada, allora accostai per fare inversione. Caso vuole mi trovassi nel bel<br />
mezzo <strong>di</strong> un lungo rettilineo, con un traffico incre<strong>di</strong>bile in entrambi i sensi <strong>di</strong><br />
marcia. In parole povere, fare inversione era un casino. Bene, vedendomi in<br />
<strong>di</strong>fficoltà, un motociclista che passava <strong>di</strong> lì si fermò <strong>di</strong> traverso in mezzo alla<br />
strada, in modo da bloccare il flusso delle macchine, e mi permise <strong>di</strong> passare.<br />
Capite quello che voglio <strong>di</strong>re? I motociclisti si aiutano l'un l'altro per il<br />
semplice fatto che hanno la stessa passione. E questa è una cosa a <strong>di</strong>r poco<br />
nobile.<br />
La settimana passò in fretta. Di giorno si stava al mare o si giocava a beach-volley<br />
nel campo <strong>di</strong>etro l'hotel Belvedere. Di sera si andava al Summer Club.<br />
Facemmo amicizia con un gruppo <strong>di</strong> ragazze croate, una più carina dell'altra, ma<br />
l'unico che combinò qualcosa fu Remo, e fu la roba <strong>di</strong> una sera e via.<br />
Una sera, dopo esser stati in <strong>di</strong>scoteca, io e Diego facemmo il giro della<br />
baia in moto. Era una notte chiarissima e la luna illuminava a giorno il mare e<br />
la campagna. A momenti non c'era neanche bisogno <strong>di</strong> tenere accesi i fari. A<br />
Pomer trovammo un piccolo molo tranquillo, ci sedemmo sul bordo con le gambe<br />
penzoloni e fumammo una sigaretta molto poetica con il rumore delle barche che<br />
dondolavano sull'acqua. Dal punto in cui eravamo si vedevano i due campanili<br />
illuminati della chiesa <strong>di</strong> Medulin, e c'era un'atmosfera da film. Era un posto<br />
molto bello e facemmo la solenne promessa <strong>di</strong> portar lì delle ragazze, prima<br />
della fine della vacanza.<br />
- Non importa se combineremo qualcosa oppure no, basta che le portiamo qui,<br />
- <strong>di</strong>ssi.<br />
- Andata.