sciupare la mia prima notte parigina, ma, credetemi, ero <strong>di</strong>strutto. Il giorno dopo avrei avuto il tempo e le energie <strong>di</strong> far tutto.
XXI Quella mattina andai alla finestra e vi<strong>di</strong> che c'era il sole. Infilai calzoncini corti e maglietta e scesi in strada. Era veramente fantastica, come giornata. Mi fermai nel caffè che c'è nella piazzetta in cui sbuca Rue Saint- Andrè-des-Arts, “La Gentilhommière”, lo stesso caffè in cui, come scoprii più tar<strong>di</strong>, era stato Jack Kerouac quando era andato a Parigi in cerca delle proprie origini. Per ventun Franchi feci colazione con caffè e croissant. Una colazione da gran signore. Mi sedetti fuori e annusai il buon aroma del caffè caldo, prima <strong>di</strong> berlo. Poi mi spostai dall'altra parte del fiume, passando per l'Ile de la Citè, e passeggiai sul lungo Senna, con i ven<strong>di</strong>tori <strong>di</strong> libri usati che aprivano e chiudevano i loro scrigni nella luce <strong>di</strong> mezzogiorno. Lì hanno questi grossi bauli assicurati al muretto con barre <strong>di</strong> ferro e chiusi con dei lucchetti, così non devono fare la fatica <strong>di</strong> portarsi <strong>di</strong>etro la merce. Mica stupi<strong>di</strong>, i francesi. Vendevano <strong>di</strong> tutto: stampe, <strong>di</strong>segni e <strong>di</strong>pinti della Parigi dei nostri nonni, locan<strong>di</strong>ne cinematografiche, tra cui quella <strong>di</strong> “Les Temps Modernes” con Charles Chaplin, e altre mille cose. E, dall'altra parte della strada, i caffè <strong>di</strong> oggi con gli ombrelloni rossi della Coca-Cola, affumicati dallo smog delle automobili. E già vedevo l'angolo del Palais du Louvre. Comperai una bottiglia d'acqua minerale al bar <strong>di</strong> fronte e girai tutta mattina per il museo. Guardai un sacco <strong>di</strong> quadri e mi levai lo sfizio <strong>di</strong> vedere “La Gioconda” dal vivo. Di lì me la feci a pie<strong>di</strong> per tutti i Champs-Elysèes fino a quell'affarone <strong>di</strong> arco, e poi tirai giù per una delle gran<strong>di</strong> avenue fin sotto la Torre Eiffel e mi feci un altro bel pezzo <strong>di</strong> strada per tornare al Quartiere Latino e al mio albergo. Insomma, in un solo pomeriggio mi ero visto una bella fetta <strong>di</strong> Parigi. Non sapevo con esattezza quanti chilometri avessi percorso, ma dovevano essere proprio tanti. I pie<strong>di</strong>, praticamente non li sentivo più. L'asiatico alla reception mi guardò gli anfibi bianchi <strong>di</strong> polvere e domandò: - Champs-Elysèes? - Oh, yeah, - risposi. Sorrise e tornò ai suoi affari. Me ne andai in camera. Ero sfatto. Tutto il giorno non avevo fatto altro che camminare. Levarmi gli anfibi fu un sollievo enorme. Non feci in tempo a stendermi sul letto che mi addormentai. Quella sera uscii in moto. Avevo appena finito <strong>di</strong> cenare in una brasserie <strong>di</strong> Montmartre e stavo percorrendo Boulevard des Italiens in cerca <strong>di</strong> un buon locale, o più semplicemente <strong>di</strong> qualcosa da fare, quando u<strong>di</strong>i un gran fragore <strong>di</strong> motori e <strong>di</strong> clacson. Mi voltai e vi<strong>di</strong> un branco motociclisti scalmanati procedere nella mia stessa <strong>di</strong>rezione. Erano proprio tanti. Una sfilata che non finiva più. Mi fermai a lato della strada per lasciarli passare. Incre<strong>di</strong>bile il rumore che facevano: clacson, rombi esagerati, scoppi dagli scarichi... Accesi la moto e mi accodai alla parata. Li seguii lungo Boulevard Montmartre in questo pazzo giro per Parigi, e poi sempre dritto fino a Place de la Republique, senza fare caso al colore dei semafori. Funzionava così: una volta passato il primo, passavano anche tutti gli altri. A un certo punto mi affiancai a uno <strong>di</strong> loro e tirai su la visiera del casco per farmi sentire meglio: - Where are you going? - - Bastiglia!!! - mi urlò nelle orecchie. Da Place de la Republique prendemmo Boulevard du Temple, con la gente sul ciglio della strada che applau<strong>di</strong>va e salutava. Il fragore dei motori era assordante. Vi <strong>di</strong>co solo che, per dare spettacolo, un malato <strong>di</strong> mente fece metà del giro in impennata!
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