Pier Francesco Grasselli Strada libera - Centro di Documentazione ...
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XVI<br />
Non fu un gran viaggio.<br />
In autostrada incontrai numerose colonne e le superai sulla corsia<br />
d'emergenza. L'afa era insopportabile. Mi fermai in autogrill, parcheggiai la<br />
moto all'ombra e comperai una <strong>di</strong> quelle bibite con i sali minerali. Ero <strong>di</strong>sidratato<br />
e mi sembrava <strong>di</strong> svenire. Sedetti all'ombra, scolai la bibita fino all'ultima<br />
goccia, fumai una delle West che avevo comperato in Croazia e andai in<br />
bagno.<br />
Da Mestre in poi la strada fu sgombra ed io tirai la quinta fino a 150<br />
Km/h. Le curve rendevano <strong>di</strong>vertente il percorso. Uscito dall'autostrada, mi<br />
fermai una sola volta a fare benzina a un Self Service della IP. Passai da<br />
Longarone e girai la testa per vedere la <strong>di</strong>ga del Vaiònt, incassata nella<br />
montagna. Notai che quelle nella parte bassa del paese erano tutte costruzioni<br />
recenti.<br />
Entrai nella valle del Cadore e proseguii verso Cortina senza fretta, piegando<br />
in curva e rallegrandomi per il fresco dell'aumento <strong>di</strong> altitu<strong>di</strong>ne. Dopo<br />
tutta quell'afa, quel fresco era un vero toccasana. Mi sentii subito meglio.<br />
L'aria aveva l'odore dei pini e la sentivi nei polmoni. Era come se per la<br />
prima volta stessi respirando veramente. Il paesaggio contribuiva a farmi stare<br />
meglio. Non più oceani <strong>di</strong> macchine e fabbriche, solo boschi e prati<br />
verdeggianti.<br />
Non ci ho mai saputo fare con le descrizioni dei paesaggi. Sba<strong>di</strong>glio sempre<br />
in grande stile quando ne leggo una. Non mi <strong>di</strong>lungherò quin<strong>di</strong> nella descrizione<br />
<strong>di</strong> un paesaggio che il lettore farebbe bene a vedere dal vivo.<br />
Era quasi scuro quando affrontai la salita <strong>di</strong> Chiave e giunsi a casa. I<br />
pini, i fienili <strong>di</strong> legno, le case col tetto spiovente, tutto era come lo ricordavo.<br />
Arrivai al tramonto, quando la luce scende obliqua sulle Dolomiti e le<br />
screzia <strong>di</strong> giallo, e tra la parte in ombra e quella al sole si crea un delizioso<br />
contrasto.<br />
Mio nonno aveva comprato la casa nel dopoguerra e aveva fatto un affare<br />
perchè Cortina era <strong>di</strong>venuta una località sempre più rinomata <strong>di</strong> anno in anno, ed<br />
era ancora rinomata, anche se da tempo aveva cominciato ad accogliere gente<br />
molto ricca e poco educata - quelli che mio nonno chiamava cafoni - e si era<br />
trasformata in una località <strong>di</strong> villeggiatura affollata e costosa.<br />
Smontai e mi guardai intorno. I panconi <strong>di</strong> legno, le fioriere scavate nei<br />
tronchi, il lume sulla porta. Aprii la porta ed entrai. I soprammobili non erano<br />
stati spostati <strong>di</strong> un millimetro. Tutto era lì dov'era sempre stato. La statua <strong>di</strong><br />
gesso <strong>di</strong> Napoleone, i fiori secchi, le stampe, i quadri e le gran<strong>di</strong> candele<br />
rosse. Tutto era in or<strong>di</strong>ne e trasmetteva intimità e protezione.<br />
Sganciai le borse dalla motocicletta e le portai dentro. Sistemai la roba<br />
un po' ovunque. In cucina c'era del caffè ancora sigillato. Aprii la bombola del<br />
gas, preparai la moca e la misi sul fuoco. Niente è meglio <strong>di</strong> un caffè caldo per<br />
metterti a tuo agio e rilassarti dopo un viaggio. Non è che fossi poi tanto<br />
stanco... ma non è obbligatorio essere stanchi morti per potersi rilassare.<br />
Il tempo non prometteva niente <strong>di</strong> buono. Il cielo era nuvoloso e stava<br />
piovigginando. Quella sera scesi in paese e rimbalzai tra il Clipper e il Bar<br />
dello Sport, sotto una pioggia non torrenziale ma costante, in cerca <strong>di</strong> amici.<br />
Johannes avrebbe dovuto essere già lì, <strong>Pier</strong>o non si era fatto sentire e Andrea<br />
non lo sentivo da tre mesi. Passai in tutti i nostri punti <strong>di</strong> ritrovo abituali,<br />
ma non trovai nessuno. Che ne so, forse la pioggia li aveva tenuti in casa.<br />
Pensai <strong>di</strong> fare una telefonata, ma non mi andava <strong>di</strong> cercare una cabina<br />
telefonica, in tasca non avevo sol<strong>di</strong> spicci e tutt'a un tratto m'era venuta su<br />
una tristezza del <strong>di</strong>avolo. Capii subito il perchè. Mi ero messo a pensare ad<br />
Adrienne e a quella sera del giro in moto a Pomer.<br />
Allora entrai da Emma e presi un Pomier, ossia una grappa alla mela verde,<br />
e fui contento <strong>di</strong> scoprire che il sapore non era cambiato. Non servì però a<br />
mandar via la malinconia, e anche dopo che ne ebbi bevuti un paio il ricordo <strong>di</strong><br />
Adrienne era ancora lì a farmi sospirare.<br />
Comperai quattro bottiglie <strong>di</strong> birra al doppio malto. Tornai a casa, mi sedetti<br />
sul <strong>di</strong>vano con i pie<strong>di</strong> sul panchetto e stappai la prima. Mentre bevevo,