Pier Francesco Grasselli Strada libera - Centro di Documentazione ...
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In Place de la Bastille, vi<strong>di</strong> che tutti si fermavano intorno alla colonna e<br />
spengnevano i motori. Mi fermai anch'io. Levai il casco e tirai fuori le paglie<br />
dalla tasca del giubbotto. Erano quasi tutte targhe francesi, ma c'era anche<br />
qualche altro outsider, oltre a me. E comunque non è gente che si fa dei<br />
problemi, come ho già detto. Basta che hai una moto, e sei dei loro.<br />
Mi venne incontro il motociclista a cui avevo parlato poco prima. Avrà<br />
avuto trentacinque quarant'anni. Mi rivolse la parola in inglese.<br />
- Ho visto la targa... Non sei Francese.<br />
- Sono italiano.<br />
Gli offrii una sigaretta. La prese e se la fece accendere.<br />
- Sei venuto in moto dall'Italia?<br />
- Sì.<br />
- Io sono stato a Roma, due anni fa'. E' una città molto bella. Per certi<br />
versi somiglia a Parigi.<br />
- Lo credo, - <strong>di</strong>ssi - le ha fondate lo stesso popolo.<br />
- Un grande popolo. Tu abiti vicino a Roma?<br />
- No, io sto nel nord dell'Italia.<br />
- Com'è che sei solo stasera?<br />
- Io viaggio da solo.<br />
- Ne hai <strong>di</strong> coraggio.<br />
Disse che era <strong>di</strong> Reims, e che si fermava a Parigi un paio <strong>di</strong> giorni a casa<br />
<strong>di</strong> sua moglie. Mi pare <strong>di</strong> aver capito che fossero <strong>di</strong>vorziati. Disse anche che<br />
facevo bene a viaggiare e che la mia era l'età ideale per farlo.<br />
Intanto il grosso dei motociclisti stava sfollando. Il raduno era finito.<br />
La gente si <strong>di</strong>sperdeva. Salutai il motociclista e levai le tende.<br />
Continuai il tour da solo.<br />
Infilai Rue de St-Antoine, che presto <strong>di</strong>ventò Rue de Rivolì, e la percorsi<br />
fino in fondo. Proseguii lungo l'Avenue-des-Champs-Elysèes, girai intorno all'<br />
Arco <strong>di</strong> Trionfo e presi l'Avenue d'Iena, attraversai il ponte e arrivai con la<br />
moto fin sotto la Torre Eiffel.<br />
Mi sedetti su una delle panchine e accesi una sigaretta. Restai lì a fumare,<br />
alzando lo sguardo all'imponenza della torre. Era uno spettacolo, tutta<br />
illuminata. Circa alla metà della sua altezza c'era un pannello elettronico con<br />
su i giorni che mancavano al duemila. Non ricordo quanti fossero e non mi va <strong>di</strong><br />
fare i calcoli. Ma speravo che quella data portasse fortuna anche a me. Dio, se<br />
lo speravo. Il mio primo romanzo era già stato spe<strong>di</strong>to all'e<strong>di</strong>tore <strong>di</strong> turno.<br />
Fosse stata la volta buona.<br />
Mi tornarono in mente le parole del motociclista. - Ne hai <strong>di</strong> coraggio, -<br />
aveva detto. E <strong>di</strong> colpo mi resi conto <strong>di</strong> averlo avuto davvero, del coraggio.<br />
Insomma, ero lì, no? La solitu<strong>di</strong>ne non mi aveva fermato. Un anno prima non avrei<br />
neanche preso in considerazione l'idea <strong>di</strong> un viaggio in moto da solo. Ma, nel<br />
giro <strong>di</strong> un anno, uno fa in tempo a cambiare. E c'è chi cambia da così a così.<br />
Ed ecco un momento che avevo sempre solo sognato. Io, la mia moto, la Torre<br />
Eiffel e la magia della notte parigina. Non mi sembrava vero. E in quel momento,<br />
signori miei, mi sentii davvero felice. E non solo felice. Anche in gamba, se<br />
permettete.<br />
Tornai in albergo e fumai l'ultima paglia della giornata, seduto sul davanzale.<br />
Da basso, in Rue Saint-Andrè-es-Arts, si abbassavano le serrande, e<br />
voci sconosciute si davano la buonanotte.