Pier Francesco Grasselli Strada libera - Centro di Documentazione ...

I
Me ne stavo tutto solo sul pontile di Forte Dei Marmi, una tiepida serata
di metà luglio. Il cielo era tutt'uno col mare nell'immensa massa scura della
notte, e il riflesso della luna sull'acqua sembrava tracciare una strada al di
sopra dei flutti.
Fumando, arrivai fino in fondo al pontile, là dove tirava un bel venticello
perchè si era meno riparati. Portai la sigaretta alle labbra, ma mi accorsi che
non tirava più. Una folata più forte delle altre aveva staccato la brace e
l'aveva fatta cadere chissà dove nelle scure profondità del mare. Buttai in
terra il resto della sigaretta.
Mi guardai intorno, nel buio della notte e del mare: a destra il faro di
Spezia ammiccava da lontano; a sinistra il faro di Viareggio faceva lo stesso,
apparendo e scomparendo nella notte.
Certi giorni era dura, certi giorni avevo voglia di prendere la mia vita,
appallottolarla come avrei fatto con un pezzo di carta straccia e buttarla nel
cestino.
Il vento mi scompigliava i capelli e me li faceva cadere davanti agli occhi.
Ora che ci penso, dovevo avere l'aria scema di quei cani che hanno il pelo
davanti al muso e sembra non ci vedano un accidente. Tutt'a un tratto mi stancai
di stare lì e mi incamminai lungo il pontile verso la terra ferma.
La motocicletta era parcheggiata sul marciapiede.
Slegai il casco e me lo misi in testa, montai in sella e accesi il motore.
Era un Aprilia Pegaso del '95, ma l'avreste detta nuova di pacca, per via che
non aveva neanche un graffio. Me l'aveva venduta mio cugino, e mi aveva fatto un
buon prezzo.
La prima volta che ero montato su quella motocicletta avevo avuto una fifa
matta: il 650 è un motore potente e io ero abituato al 125, così non ero del
tutto sicuro di saperla portare, ma avevo fatto pratica e ora me la cavavo bene.
Era una buona moto per viaggiare, e io l'avevo attrezzata con due capienti borse
ai lati.
Inserii la prima e mi mossi. Andai a farmi una birra al Bulldog.
Lasciai la moto davanti all'ingresso, ordinai una media chiara e mi sedetti
a uno dei tavoli. Era l'estate del '99. Di lì a pochi giorni, sarei partito.
L'idea era di fare una settimana in Croazia e una settimana a Budapest.
Era il primo vero viaggio che facevo su una motocicletta. Era tutto pronto:
l'Aprilia era stata messa a punto; i soldi bene o male li avevo messi insieme;
Diego, uno degli amici con cui dovevo partire, aveva finito di reimmatricolare
la sua moto, un CB Honda della stessa mia cilindrata; avevamo entrambi i
passaporti validi e Diego si era fatto prestare una tenda da utilizzare in caso
di emergenza. Altri amici ci aspettavano in Croazia.
Avrei passato una notte in città e poi, tempo permettendo, sarei partito.
Non volevo ridurmi a fare le vacanze con i miei genitori. A ventun'anni uno non
può fare le vacanze con i suoi. E poi Forte dei Marmi aveva il gusto insipido
del "già visto". Erano anni che andavo là d'estate e, per quanto potessi essere
affezionato a certi posti, avevo smania di vederne altri.
Tamburellai le dita sul legno del tavolo. Tutt'a un tratto non vedevo l'ora
di togliermi di lì. Non dal Bulldog, dico, ma dal Forte, come lo chiamano i
locali. Non sapevo cosa mi aveva preso, solo non mi andava di stare nei posti
che conoscevo a menadito. Avevo voglia di andare da qualche altra parte, da
qualsiasi altra parte. Pensai al viaggio che mi aspettava. Era lì. Dovevo solo
andargli incontro.