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Pier Francesco Grasselli Strada libera - Centro di Documentazione ...

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XIV<br />

Lasciammo la città e scendemmo nel Kisalfold, la vasta depressione del nord<br />

ovest del paese. Attraversammo il ponte sul fiume Raba, uno degli affluenti del<br />

Duna, entrammo in Austria e prendemmo la strada per Linz. Corremmo lungo un<br />

tratto <strong>di</strong> autostrada in mezzo ai monti e andammo verso Salisburgo.<br />

Avevamo intenzione <strong>di</strong> coprire la <strong>di</strong>stanza che separava Budapest da Salisburgo<br />

in una sola giornata. Ora, i chilometri fatti <strong>di</strong> mattina quasi non si<br />

sentono e per questo conviene partire presto, ma quelli fatti <strong>di</strong> pomeriggio si<br />

sentono molto e soprattutto si sentono quelli fatti nelle ore più calde della<br />

giornata. Messi in pericolo dai colpi <strong>di</strong> sonno, verso le cinque <strong>di</strong> quel pomeriggio<br />

ci rassegnammo quin<strong>di</strong> a fare una sosta in un area-parcheggio sull'autostrada.<br />

Schiacciammo un pisolino stesi su un fazzoletto d'erba all'ombra<br />

<strong>di</strong> una quercia. Ne avevamo bisogno, fidatevi. Un'ora più tar<strong>di</strong> ripartimmo.<br />

Ci fermammo a fare benzina e l'uomo del <strong>di</strong>stributore <strong>di</strong>sse che a Salisbugo<br />

aveva luogo il Festival <strong>di</strong> Mozart. Non doveva essere semplice trovare una<br />

sistemazione. Così, sette chilometri prima della città, uscimmo dall'autostrada<br />

e prendemmo la strada normale con la speranza <strong>di</strong> trovare una stanza. Il cartello<br />

zimmer era affisso a una casa. Fermammo le motociclette, e io entrai a chiedere<br />

se era <strong>di</strong>sponibile una camera e quanto costava. Era un albergo a gestione familiare<br />

e un uomo <strong>di</strong> mezza età che parlava italiano con accento austriaco mi<br />

mostrò due stanze comunicanti e mi segnò il prezzo in scellini su un foglio <strong>di</strong><br />

carta. Feci due conti. Onesto, pensai. Tornai dagli altri e <strong>di</strong>ssi che era tutto<br />

sistemato.<br />

Staccai le borse dalla motocicletta e le trasportai al piano superiore. Al<br />

termine <strong>di</strong> una giornata <strong>di</strong> viaggio faceva piacere avere una bella stanza in cui<br />

stare e avere la possibilità <strong>di</strong> fare colazione la mattina prima <strong>di</strong> ripartire.<br />

Quel giorno avevamo percorso quasi seicento chilometri e avevamo un gran bisogno<br />

<strong>di</strong> riposare.<br />

Diego si era già buttato a letto. Io prima volevo fare una doccia. Mi levai<br />

il giubbotto da motociclista e lo appesi allo schienale <strong>di</strong> una se<strong>di</strong>a. Sfilai la<br />

maglia umida <strong>di</strong> sudore e la gettai in terra. Entrai in bagno a torso nudo. Sulla<br />

faccia avevo i segni della stanchezza e mi sentivo indolenzito. Mi spogliai e mi<br />

buttai sotto la doccia. Mi asciugai e andai a collaudare il letto. Esultai: <strong>di</strong><br />

sicuro era più confortevole del materasso su cui avevo dormito a Budapest.<br />

Quella sera ci mettemmo in moto con tanto <strong>di</strong> guanti e <strong>di</strong> giubbotti <strong>di</strong><br />

pelle. Faceva fresco e l'aria era fragrante <strong>di</strong> montagna. La strada scendeva<br />

verso la città.<br />

Dopo una curva, ecco apparire le luci <strong>di</strong> Salisburgo. Alle nove camminavamo<br />

lungo la Getreidegaffe in cerca <strong>di</strong> un pub. Salisburgo mi piacque fin da subito.<br />

Pareva un posto più tranquillo <strong>di</strong> Budapest. Le strade ispiravano più fiducia e<br />

la gente era più rassicurante e le ragazze erano ragazze normali e non ruffiane.<br />

Entrammo in un pub. La birra era buona, una chiara corposa e poco gassata<br />

spillata nel modo giusto. Eravamo alla fine del viaggio e io pensai che presto<br />

sarei tornato in città. E cosa mi aspettava là? Un bel niente.<br />

Da un momento all'altro mi sentivo depresso. Non poteva essere tutto lì.<br />

Non poteva ridursi tutto a farsi una birra e una sigaretta in un locale qualsiasi.<br />

Doveva esserci qualcos'altro. Doveva esserci qualcosa <strong>di</strong> più importante.<br />

Doveva esserci qualcosa per cui valesse la pena si alzarsi la mattina. E invece<br />

no. La notte mi stava davanti, vuota e senza senso. E sapevo che dopo quella<br />

birra ci sarebbe stata un'altra birra e dopo quella sigaretta un'altra<br />

sigaretta, fino a quando me ne sarei andato a dormire. E il sonno avrebbe<br />

cancellato tutto fino al giorno successivo.

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