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Pier Francesco Grasselli Strada libera - Centro di Documentazione ...

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Guardai Max. Stava parlando con l'altra ragazza. - Che genere <strong>di</strong> musica ti<br />

piace? - gli aveva chiesto lei usando le stesse parole che Erzsebèt aveva appena<br />

usato con me. Continuai a parlare con la mia ragazza restando in ascolto. Le<br />

conversazioni erano identiche. Le due ragazze seguivano gli stessi schemi. C'era<br />

qualcosa sotto.<br />

Fin dal primo momento avevo avuto il dubbio che fossero puttane e ora ne<br />

ero quasi certo. Il locale in cui ci avevano portati era un locale <strong>di</strong> puttane. E<br />

loro si comportavano come puttane. Non erano lì perchè ci trovavano simpatici.<br />

Aspettavano qualcosa, ma cosa? Forse aspettavano <strong>di</strong> essere portate in albergo.<br />

Forse aspettavano che mettessimo le cose in chiaro. Forse aspettavano il momento<br />

giusto per parlare <strong>di</strong> sol<strong>di</strong>. La rossa era tutta curve e sembrava fatta apposta<br />

per quello.<br />

- An<strong>di</strong>amo? - <strong>di</strong>ssi mezz'ora più tar<strong>di</strong>.<br />

- Sì, - <strong>di</strong>sse Erzsebèt.<br />

Ci alzammo e andammo alla cassa. La cassiera fece il conto e in<strong>di</strong>cò la<br />

cifra sulla ricevuta. Lessi: cinquemilasettecento fiorini.<br />

- Oh, è andata bene, - <strong>di</strong>ssi a Max.<br />

Mettemmo insieme i sol<strong>di</strong> e li allungammo alla cassiera. Quella scosse la<br />

testa e in<strong>di</strong>cò <strong>di</strong> nuovo la cifra. Capii.<br />

- Sono cinquantasettemila fiorini, ragazzi.<br />

- Non voltarti, - <strong>di</strong>sse Jacopo. Due gorilla si erano avvicinati e stavano<br />

in pie<strong>di</strong> <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> noi.<br />

- Stanno a vedere che non facciamo i furbi, vero? - <strong>di</strong>ssi.<br />

- Temo <strong>di</strong> sì, - <strong>di</strong>sse Jacopo.<br />

Onestamente non pensavo che avessimo con noi tutti quei sol<strong>di</strong>. Tirammo<br />

fuori tutti i fiorni che avevamo in tasca. Non bastavano. Io mi ero portato<br />

<strong>di</strong>etro anche un biglietto da centomila Lire. Imprecai e misi sul piatto anche<br />

quello. Ora sì.<br />

Uscimmo. Le due ragazze aspettavano a braccia conserte. Quando videro che<br />

avevamo pagato cominciarono a camminare <strong>di</strong> passo svelto.<br />

- Ehì, Erzsebèt...<br />

La rossa si voltò e <strong>di</strong>sse: - Dobbiamo andare adesso.<br />

Ero senza parole: ci avevano fatto spendere un capitale e ora se la svignavano.<br />

Ero arrabbiato e volevo <strong>di</strong>re qualcosa <strong>di</strong> crudele, così le seguii e<br />

presi Erzsebèt per un braccio.<br />

- Va bene, - <strong>di</strong>ssi in inglese - ma sappi che una puttana è molto meglio <strong>di</strong><br />

te.<br />

- Okay, bye bye, - <strong>di</strong>sse lei con noncuranza. E se ne andarono.<br />

- Ci hanno preso per i fondelli, - <strong>di</strong>sse Max.<br />

- Già.<br />

- Si vede che prendono la percentuale sulle consumazioni.<br />

- Si vede <strong>di</strong> sì.<br />

- Cosa le hai detto?<br />

- Le ho detto che una puttana è molto meglio <strong>di</strong> lei.<br />

- Ci è rimasta male, almeno?<br />

- Ci puoi giurare, - mentii.<br />

- Siamo stati degli stupi<strong>di</strong>.<br />

- Non lo potevamo immaginare.<br />

- Sì, invece.<br />

- Quelle sono molto peggio delle puttane, quelle sono ruffiane...<br />

- Hai ragione. Cosa facciamo adesso?<br />

- A me è passata la voglia <strong>di</strong> <strong>di</strong>vertirmi.<br />

- An<strong>di</strong>amo in albergo.<br />

- Va bene.<br />

- Bel modo <strong>di</strong> cominciare il soggiorno.<br />

- Non pensiamoci più.<br />

- Sarà meglio.<br />

Passammo <strong>di</strong> nuovo per Vàci utca. Le ruffiane erano ancora lì, in attesa <strong>di</strong><br />

altri polli da spennare. E non erano le sole. Tutta la via ne era piena. Solo<br />

ora ce ne rendevamo conto.<br />

Non ci erano rimasti più nemmeno i sol<strong>di</strong> per il taxi e dovemmo tornare in<br />

albergo a pie<strong>di</strong>. Attraversammo Ponte Elisabetta nella quiete della notte. Il

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