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Afasia: come recuperare le parole perdute? L'afasia ... - Città di Torino

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Pet therapy con <strong>le</strong> asinel<strong>le</strong> <strong>di</strong> Genzano<br />

La tenuta dell’Ospeda<strong>le</strong> psichiatrico Fatebenefratelli <strong>di</strong> Genzano, in provincia <strong>di</strong> Roma,<br />

ospita cinque asinel<strong>le</strong>. C’è Stella, la prima a giungere qui nel 2004, ormai anziana e cieca,<br />

ma amatissima da tutti. E poi ci sono Bruschetta e Giu<strong>di</strong>tta, madre - quest’ultima - <strong>di</strong><br />

Mirella, nata nel 2005. Infine c’è Rosita, arrivata nel centro <strong>di</strong> cura dei Castelli romani dopo<br />

una vita <strong>di</strong> maltrattamenti. Intuendo la sua sofferenza, Carlo, un ospite dell’istituto, ha<br />

detto agli altri che «bisognava farsi carico della sua paura», e per molto tempo,<br />

insistentemente, ha cercato <strong>di</strong> avvicinarla.<br />

A gennaio finalmente è riuscito ad accarezzar<strong>le</strong> <strong>le</strong> orecchie. Carlo è un uomo sulla<br />

sessantina, ricoverato qui da circa quattro anni perché a casa sua proprio non può vivere.<br />

Ha la mania compulsiva a raccattare tutto ciò che trova, per strada o nella spazzatura:<br />

dal<strong>le</strong> scarpe vecchie ai cestelli della lavatrice, porta con sé ogni cosa e non butta via mai<br />

nulla.<br />

GLI ANIMALI - Nel<strong>le</strong> sue tasche i me<strong>di</strong>ci dell’ospeda<strong>le</strong> trovano <strong>di</strong> tutto, ma il suo <strong>di</strong>sturbo<br />

cessa quando sta con <strong>le</strong> asinel<strong>le</strong>. Per Carlo toccare <strong>le</strong> orecchie <strong>di</strong> Rosita è stata una<br />

vittoria, e dopo aver raggiunto l’obiettivo ha subito iniziato a spiegare a tutti <strong>come</strong> fare per<br />

avvicinarla. Gli altri pazienti, però, non osano ancora imitarlo, e preferiscono piuttosto<br />

accarezzare e accu<strong>di</strong>re <strong>le</strong> altre somarel<strong>le</strong>, nello spazio riservato al "percorso terapeutico<br />

con gli asini" ricavato fra i pini e gli ulivi del parco della Torretta, <strong>come</strong> i genzanesi ancora<br />

chiamano l’ospeda<strong>le</strong>, che un tempo era un manicomio. Le cinque asinel<strong>le</strong> non sono <strong>le</strong><br />

uniche ospiti non umane del Fatebenefratelli.<br />

C’è anche un pony, e non lontano dal<strong>le</strong> stal<strong>le</strong> c’è un laghetto con papere e conigli, cui i<br />

pazienti danno da mangiare. Su Stella e <strong>le</strong> altre però si concentra il progetto <strong>di</strong> pet therapy<br />

fortemente voluto da Patrizia Reinger Cantiello, che ne è la responsabi<strong>le</strong>. «Avevo seguito<br />

un corso sull’impiego degli asini nella terapia, e quando ho incontrato questi animali ho<br />

subito capito che potevano essere uno strumento prezioso per la mia attività con i pazienti,<br />

e che è centrata sulla relazione e la comunicazione - spiega -. Incontrare l’asino equiva<strong>le</strong> a<br />

confrontarsi con lo sconosciuto, e relazionarsi con lui aiuta a guadagnare fiducia».<br />

BAMBINI E ANZIANI - Naturalmente socievoli, questi animali inducono con la loro stessa<br />

presenza una <strong>di</strong>sponibilità che rende più faci<strong>le</strong> anche l’interazione fra gli operatori e i<br />

malati. «Persone che sembrano incapaci <strong>di</strong> capire ciò che gli si <strong>di</strong>ce <strong>di</strong>mostrano <strong>di</strong> poter<br />

instaurare una relazione costruttiva con noi in presenza <strong>di</strong> questi animali - spiega<br />

Cantiello, che da qualche tempo ha iniziato a usare <strong>le</strong> sue asinel<strong>le</strong> anche con bambini con<br />

deficit cognitivi -.<br />

Stiamo ottenendo buoni risultati e vorremmo ampliare questa attività». «La pet therapy è<br />

particolarmente efficace con i bambini, perché favorisce lo sviluppo della socialità e<br />

dell’emotività - spiega Francesca Cirulli, ricercatrice dell’Istituto superiore <strong>di</strong> sanità -. Ed è<br />

uti<strong>le</strong> anche con gli anziani, per i quali l’incontro con gli animali è l’occasione per uscire da<br />

un isolamento che, se non interrotto, può favorire il declino cognitivo. Su queste categorie<br />

<strong>di</strong> persone stiamo lavorando per stilare del<strong>le</strong> linee guida rivolte agli operatori; in Italia,<br />

infatti, ci sono molte iniziative ma usano meto<strong>di</strong> <strong>di</strong>somogenei». Le linee guida<br />

specificheranno <strong>come</strong> impostare i percorsi terapeutici ma anche quali criteri seguire per<br />

scegliere e addestrare gli animali.

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